Benvenuti nel P e r o B l o g , il Blog di CARLO PERONI "PEROGATT" - diventiamo amici? :)
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il tutto raccontato con inediti aneddoti su questo
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Oggi, anche grazie a internet, un giovane fumettista in cerca di
modelli a cui ispirarsi non ha che l’imbarazzo della scelta. Quando tu
eri ragazzo quali erano le tue fonti di ispirazione? C’è qualche autore
in particolare sul quale ti sei formato?
- Pur avendo iniziato con l’Arte con la “A” maiuscola (con una particolare predilezione per Caravaggio), i miei punti di riferimento erano, inizialmente, i disegnatori del "Corriere dei Piccoli", per la maggior parte autori statunitensi i cui lavori venivano adattati per l’Italia.
Una tavola di Lino Landolfi, uno dei punti di riferimento del giovane Perogatt.
Subito dopo scoprii "Il Vittorioso", con le belle tavole disegnate da Sebastiano Craveri, di cui mi innamorai immediatamente. Qui scoprii anche Jacovitti,
che era un po’ più vicino al mio modo di concepire i fumetti.
Inizialmente mi ispiravo un po’ all’uno ed un po’ all’altro. In seguito
ebbi la fortuna di andare ad abitare a Roma
proprio di fronte alla casa del grande Jac, con cui feci subito
amicizia. Frequentavo assiduamente il suo studio (ero uno dei pochi
“privilegiati” dato che Jacovitti non amava disegnare in presenza di
altre persone) e da lui imparai moltissimo. Ne fui molto influenzato.
In quel periodo conobbi un altro grandissimo disegnatore de "Il Vittorioso", Lino Landolfi, con cui ebbi una stretta collaborazione aiutandolo a realizzare molte tavole.
I miei punti di riferimento erano quindi diversi: Craveri mi insegnò la poesia, Jacovitti la follia, Landolfi
l’anatomia e la cura nel disegno. Alla fine riuscii a creare un mio
stile che è un po’ un cocktail di tutti questi grandi autori.
Gervasio, uno dei personaggi prediletti dal Maestro.
- Quanti personaggi hai creato? E fra tutti, ce n’è uno a cui sei particolarmente legato?
-
Ahi ahi… domanda difficile, nel senso che ho creato una marea di
personaggi! Sarebbe un po’ come chiedere a un padre quale figlio
preferisce. Dovendo proprio scegliere, i personaggi ai quali sono più
legato sono soprattutto due: Gervasio e Slurp. Gervasio fu ideato per il settimanale “Capitan Walter”. Con questo personaggio realizzai centinaia di storie, che furono pubblicate anche sulle riviste “Jolly”, “Cucciolo” e “Più”. Gervasio era una specie di “vendetta” personale nei confronti dell’amatissimo Paperon De’ Paperoni. Con Gervasio volli creare l’anti-Paperone,
cioè un personaggio che non amava accumulare denaro, ma che anzi
cercava sempre di disfarsene poiché gli procurava una terribile
allergia. Tutte le storie infatti terminavano con un tremendo starnuto.
Slurp, il lato folle del Maestro Peroni.
Slurp
è il mio personaggio più folle. Completamente verde, con un’anatomia
tutta sua e una lunghissima lingua, Slurp è stato una specie di
liberazione: con lui ho potuto finalmente dare sfogo alla mia
“demenzialità”. Con questo personaggio ho realizzato una rivista
interamente sua, e una trasmissione televisiva quotidiana chiamata “Slurpiamo” con tre presentatori: Federica Fontana
(allora al debutto di una fortunata carriera televisiva) e due giovani
entrambi di nome Alex (che poi si decise di ribattezzare Alex e Alem). La trasmissione era curata da mia figlia Luisa,
produttrice, mentre il regista era suo cognato. Io stesso intervenivo
spesso durante il programma disegnando Slurp. Una volta realizzai
addirittura un disegno animato in diretta... protagonista ovviamente il
linguacciuto verde!
Via San Calimero, Milano.
- Hai qualcosa a che fare con un certo pulcino nero?
-
Lasciami pensare un po’… Ricordo che anni fa ero solito andare in
campagna a osservare degli animali e una volta rimasi colpito da un pulcino che aveva ancora in testa un pezzetto di guscio.
La contadina mi spiegò che era una cosa piuttosto comune, ma a me
rimase comunque molto impressa. Qualche tempo dopo, nel 1963, quando
iniziai a lavorare come capo animatore per la Pagot Film a Milano, uno dei miei primi incarichi fu quello di “tappare un buco”, cioè realizzare un Carosello a mio piacimento, in attesa che la Mira Lanza ne approvasse una nuova serie, dato che quelli prodotti fin a quel momento non erano piaciuti. Mi ispirai ai caroselli che erano stati realizzati prima del mio arrivo, ambientati in una fattoria di campagna con i vari animali.
La basilica di San Calimero a Milano (V secolo).
Mi
venne in mente di metterci un pulcino che, ancora uovo, con le sole
zampette fuori, era uscito dal nido in cerca della mamma finendo per
cadere dentro una pozzanghera, dalla quale usciva tutto nero e con una
parte di guscio ancora in testa, quasi come il pulcino che avevo visto
anni prima in campagna. Seguitando ad andare in giro in cerca della
mamma, finiva per imbattersi in una gallina con un seguito di pulcini,
la quale gli spiegava che lei non poteva essere la sua mamma dato che
lui era nero mentre i suoi piccoli erano completamente bianchi.
Avvilito, il pulcino nero arrivava nei pressi di un mastello dove la
famosa Olandesina
lo prendeva e lo immergeva delicatamente nell’acqua dicendogli che lui
non era nero, ma solo sporco. Da qui seguiva la parte pubblicitaria vera
e propria. Qualche tempo dopo, quelli della MiraLanza vollero che
Calimero venisse immerso in una lavatrice - dato che stavano
pubblicizzando un detersico per lavatrici - ma io cercai di rifiutarmi:
in quel modo un pulcino, anche se si trattava di un disegno animato,
sarebbe sicuramente morto! Ma la mia protesta non venne ascoltata.
Allora... mi vendicai con una satira che pubblicai sulla rivista "TILT"
(disegnata interamente da me e testi di Castelli, Gomboli e Baratelli,
oltre moltissimi testi miei); su una tavola disegnai l'olandesina che,
vedendo come al solito Calimero tutto nero, lo prendeva e lo infilava in
una lavatrice, poi lo tirava su dicendo: "tu, Calimero, non sei nero
sei solo... morto": infatti lo feci morto stecchito. Ma quelli della
MiraLanza non cedettero e fui costretto a realizzarlo in quel modo
assurdo!
Nel realizzare quel personaggio, avevo bisogno di un nome che facesse rima con “nero” (per cui la famosa frase "Calimero il pulcino nero") e mi venne in mente Calimero perché tutti i giorni, per arrivare presso gli studi della Pagot Film a Milano, passavo in una viuzza chiamata via San Calimero.
Quando vennero i responsabili della MiraLanza, i fratelli Pagot erano
pronti a presentare loro un nuovo progetto, ma non appena videro il
filmato che avevo realizzato, decisero che sarebbe stato quello il loro
nuovo Carosello! Il resto e' storia; peccato che i fratelli Pagot non mi
riconobbero mai la paternita' di questo personaggio... Solo qualche
anno fa, in una mostra presso Cartoomics a Milano, dove venivano esposti
i disegni originali, il figlio di uno dei due fratelli scrisse il mio
nome sotto i "miei" disegni, ma si limito' a questo: mai nessun
riconoscimento e... niente guadagni! Anche oggi, nelle serie animate
(realizzate per la maggior parte in Corea per motivi economici), vengono
riusati in continuazione i miei disegni, senza alcun compenso!
San Calimero e... il suo omonimo.
Fu
un successo immediato, clamoroso. Un giorno, recandomi al bar che si
trovava nei pressi della Pagot Film per bere un caffè, lessi in un
giornale una notizia incredibile: per il festival della pubblicità di
quell’anno avevano vinto tre caroselli, tutti progettati interamente da
me: Calimero, Gatto Silvestro (realizzato su licenza americana) e Cocco Bill. Quest’ultimo fu realizzato su concessione di Jacovitti, il quale aveva accettato che il suo personaggio fosse utilizzato per Carosello
a patto che fossi stato io a realizzarlo, dato che sarebbe riuscito
come se lo avesse disegnato lui stesso. Mi inviò solo tre o quattro
bozzetti e su questa base realizzai tutta la serie per la pubblicità del
gelato Eldorado.
Qualche
tempo dopo, per incomprensioni con i due fratelli Pagot, decisi di
lasciare lo studio Pagot per mettermi in proprio. Seguitai a realizzare
le sceneggiature e le animazioni di Calimero, ma nel frattempo si era
sparsa la voce che non lavoravo più alla Pagot Film e avevo creato una
mia casa di produzione. La maggior parte dei clienti della Pagot decise
allora di rivolgersi direttamente al mio studio e io continuai così a
realizzare moltissimi Caroselli (con molti bravissimi aiutanti). La
Pagot Film poco dopo chiuse i battenti...
Nel frattempo avevo anche ripreso a fare fumetti, prima per il “Giornalino” e successivamente per il “Corriere dei Piccoli”.
Nerofumo,
uno dei personaggi del Maestro Peroni più noti soprattutto
all'estero (specialmente in Messico nel periodico chiamato
"AGUILOCHOS"). In Italia ritornera' dal primo gennaio 2010 (in
grande formato e tutto a colori) sul mensile "PM".
- In quanti paesi sei stato pubblicato? Hai creato qualche personaggio appositamente per il mercato internazionale?
-
Caro Piero, tu vuoi proprio costringermi a scrivere un libro, eh? Va
bene, cercherò di essere breve, nei limiti del possibile. Molti miei
personaggi sono conosciuti in quasi tutto il mondo, escludendo la Cina e
pochi altri paesi. Ho realizzato fumetti che sono stati tradotti in
quasi tutte le lingue, compresi alcuni idiomi africani. Alcuni
personaggi sono conosciuti solo all’estero, come ad esempio un certo Dull che è molto popolare in Giappone, o Nerofumo,
che è stato pubblicato in quasi tutta l’America latina e, per un certo
periodo, anche negli Stati Uniti. E’ anche molto apprezzato dai lettori
africani. Nerofumo è il personaggio più stilizzato che abbia mai creato e
credo che il suo successo sia dovuto al fatto che riesce far ridere
facendo anche “pensare”.
Poi c’è Gianconiglio, che è stato pubblicato, oltre che in Italia sul “Corriere dei Piccoli”, anche in Germania, Grecia e Giappone.
Ho
anche realizzato una versione di Gianconiglio per un pubblico un po’
più adulto principalmente per il mercato tedesco, dove è stato
ribattezzato Sonny. Gianconiglio è stato tradotto anche in fiammingo per il Belgio e la Danimarca.
Sonny, la versione tedesca rivista e corretta, per dei lettori piu'
adulti, di Gianconiglio, con un mensile chiamato appunto "SONNY" ed un
trimestrale in formato tascabile chiamato "SONNY PARADE".
- Pensi che il tuo lavoro sia stato maggiormente riconosciuto in Italia o all’estero?
-
Senz’altro all’estero. Purtroppo in Italia il fumetto è ancora ritenuto
un prodotto di seconda categoria, per bambini, mentre in molti Paesi
gode della giusta considerazione e i lettori hanno una età media
maggiore rispetto all’Italia. Da noi, se un fumetto è destinato ai
ragazzi, gli adulti si vergognano di acquistarlo, mentre all’estero è
letto da grandi e piccoli. Io credo fermamente che un fumetto ben
realizzato sia adatto a qualsiasi età. Continuo a sperare che questo
accada presto anche in Italia e sto pensando seriamente a una rivista
destinata a un pubblico trasversale.
Jacovitti, maestro, amico, vicino di casa di Perogatt.
-
Nel corso della tua lunghissima carriera hai avuto a che fare con
numerose personalità del mondo del fumetto e non solo. Puoi indicarcene
qualcuna che ti ha colpito particolarmente?
- Alcuni li ho già nominati prima, come Jacovitti e Landolfi, ma ce ne sono moltissimi altri con i quali ho avuto una stretta collaborazione, come ad esempio Sergio Toppi.
Per
un lungo periodo abbiamo lavorato assieme per la casa di produzione di
disegni animati che ho già nominato. Toppi preparava dei bellissimi
disegni e io, spesso, partendo da uno solo di questi, sono riuscito a
realizzare molte pubblicità animate di altissima qualità.
Ma
la lista dei personaggi illustri con cui ho collaborato sarebbe
lunghissima. Avendo frequentato per anni la redazione del vecchio “Vittorioso” e del “Corriere dei Piccoli”, ho conosciuto da vicino tutti i grandi nomi del fumetto italiano. Potrei citare Caesar, un maestro nel settore della tecnica e della fantascienza, l’inimitabile Walter Molino, il "disegnatore dei puntini" Franco Caprioli, il "perfezionista" e innovatore nel modo di raccontare a fumetti Gianni De Luca, il mitico Jacovitti, il bravissimo disegnatore/narratore Lino Landolfi. e moltissimi altri, ma... la lista sarebbe lunghissima.
- Come animatore, hai partecipato alla realizzazione di numerosi “caroselli”. Puoi parlarci un po’ di questa tua esperienza?
- Carosello
non fu la mia prima esperienza come capo animatore. Anni prima, a Roma,
avevo realizzato molte animazioni commissionate da una TV statunitense,
per uno show con il direttore d’orchestra Xavier Cugat e la bellissima Abbe Lane, una coppia all’epoca molto popolare anche in Italia grazie a una fortunata serie di trasmissioni per la RAI. Nello stesso periodo realizzai anche molta pubblicità, sempre per gli Stati Uniti.
Per Carosello, a parte Calimero di cui ho già parlato, ricordo con particolare piacere tutta la serie di animazioni che ho realizzato per la Gamma Film, con i personaggi creati dal grande Gino Gavioli. Gavioli, che era un semplice dipendente della ditta guidata dal fratello Roberto, si limitava a disegnare i tratti principali dei personaggi, senza studiarli “a tre dimensioni”.
Preparava
un solo disegno, stava poi all’animatore immaginare come fosse il
personaggio visto da tutti i lati. Spesso ero io stesso a chiedere a
Gino un personaggio. Glielo descrivevo a grandi linee e lui me lo
schizzava molto velocemente. Io avevo poi il compito di rifinirlo e
animarlo. Con Gavioli ho creato moltissimi personaggi di successo, fra
cui Cimabue, Sorbolik, Capitan Trinchetto. Poi ce ne sono alcuni creati interamente da me, come ad esempio la mascotte dell’acqua minerale Ferrarelle, Silvanella (successivamente ribattezzata Ferrarella), una centaurina che volava suonando il flauto e lasciando dietro di sé delle bollicine “magiche”.
Diversi anni dopo, finito - purtroppo - Carosello, ho creato i Paciocchi - per la linea Mister Day della Parmalat.
Dai Paciocchi fu ricavato molto merchandising, fra cui figurine e
pupazzi che venivano messi nelle confezioni delle merendine. Sempre con i
Paciocchi realizzai una serie a disegni animati grande qualità, con una
tecnica che mischiava il “dal vero” ai disegni.
Un fotogramma del lungometraggio "Putiferio va alla guerra" (1968).
- Hai lavorato a qualche lungometraggio animato?
- Nel 1968 ho partecipato alla realizzazione di un lungometraggio prodotto dalla Gamma Film, “Putiferio va alla guerra”
per il quale ho animato moltissime sequenze. Ma già molti anni prima,
quando abitavo a Roma, avevo lavorato a un film animato per una piccola
casa si produzione. Stavano realizzando un lungometraggio con un titolo
abbastanza simile a Putiferio, che adesso purtroppo non ricordo. Quello
che invece ricordo molto bene è che improvvisamente lo studio chiuse i
battenti per mancanza di fondi, e io fui uno dei pochi fortunati a
essere pagato!
Un bozzetto del Maestro per il mediometraggio "Arrivano i Putipoti" (1967).
- E’ vero che un tuo mediometraggio ha vinto un importante festival della fantascienza?
-
Sì, ma purtroppo non ne possiedo nemmeno una copia perché la ditta che
realizzava lo sviluppo e la stampa dei film saltuariamente si liberava
del materiale prodotto per ragioni di spazio. Fra questo materiale c’era
purtroppo anche il mio mediometraggio. Non so se qualcuno ne possieda
una copia. Si intitolava “Arrivano i Putipoti”; era un “film pilota”, commissionato dalla RAI che pensava di farne una serie. Fu prodotto dalla RAI-Slogan Film con una tecnica mista: “dal vero”, pupazzi e disegni animati. Dato che era di genere fantascientifico, il produttore ne spedì una copia al Festival della fantascienza di Trieste
dove vinse un premio speciale. Purtroppo però il film non piacque alla
RAI a causa del montaggio dal ritmo molto incalzante, assai diverso da
quelli che erano in voga all’epoca (si parla degli anni ’60). Oggi è un
genere di montaggio piuttosto comune, ma evidentemente la RAI di allora
non era ancora pronta per quel tipo di “linguaggio”.
Una tavola di Gianconiglio da un Corriere dei Piccoli degli anni '70.
- Quali sono le più importanti testate, italiane e internazionali, con cui hai collaborato?
-
Anche qui l’elenco sarebbe piuttosto lungo, dato che ho collaborato con
praticamente quasi tutte le testate italiane. Dalle più note e
importanti, come “Il Vittorioso”, “il Giornalino”, il “Corriere dei Piccoli", alle minori, ma comunque molto popolari all’epoca, come “Cucciolo” e “Tiramolla”.
Per l’estero ho collaborato con diversi periodici inglesi e francesi, ma soprattutto per la Germania, prima per il periodico “Fixi und Foxi”
(di Kawka – o Kauka? Non ricordo bene, ma era molto conosciuto da
quelle parti), poi per il più importante quotidiano d’Europa: “Bild”, oltre 5 milioni di copie al giorno! Qui iniziai con Gianconiglio, che come ho già detto in Germania venne ribattezzato Sonny.
Qualche
tempo dopo Sonny ebbe una rivista tutta sua, con storie che lo vedevano
protagonista, realizzate da me e da un nutrito gruppo di collaboratori.
Il personaggio fu modificato parecchio, soprattutto dal punto di vista
psicologico, perchè era diretto a un pubblico di adolescenti e giovani
adulti più che ai bambini. Aggiunsi inoltre molti altri personaggi di
contorno creati appositamente per i lettori tedeschi e studiai
un’ambientazione diversa, ricreando il tipico paesino germanico (che
chiamai “Hasenruh”, ovvero “il paese dei conigli”).
Ripresi
molte abitudini tipiche del posto, come ad esempio la vendita di
würstel per strada dentro contenitori in metallo colmi d’acqua calda,
cosa che avevo visto fare durante uno dei miei numerosi viaggi in
Germania.
Il
fatto che avessi studiato, oltre all’inglese e al francese, anche il
tedesco, si rivelò molto utile per questo lavoro: ad esempio aggiunsi
molti suoni onomatopeici in tedesco, in modo che i lettori potessero
comprenderli meglio. Sonny è stato pubblicato anche in fiammingo, in questo caso però non ho mai capito una sola parola!
Il
Maestro Peroni e gli altri grandi disegnatori de "Il Vittorioso"
(D'Antonio, Zeccara, Polese, Landolfi, Buffolente, De Luca, Jacovitti,
Giovannini, Craveri, Caesar, Caprioli) in una grande llustrazione di
Giuseppe Festino.
- Hai un aneddoto particolarmente curioso legato alla tua carriera che vorresti condividere con noi?
- Anche qui mi metti un po’ in difficoltà! Ne avrei moltissimi da raccontare. Molti di questi si possono trovare sui miei Blog (anzi PeroBlog!) come ad esempio su www.peroblog.splinder.com.
Ma
ce n’è uno che non ho ancora raccontato e lo lascio proprio per te,
carissimo Piero, perchè ti riguarda direttamente. Tempo fa, alla fine
degli anni ’90, ricevetti un’e-mail da un certo... Piero Tonin che mi scriveva da Washington, negli Stati Uniti, dicendomi di conoscere molto bene la mia produzione, soprattutto Gianconiglio.
Fino
ad allora non avevo mai sentito parlare di questo signor Tonin e mi
meravigliai molto della sua email proveniente da un posto così lontano.
Gli
risposi calorosamente, ma, confesso, con un po’ di dubbio, perchè negli
anni mi è capitato più volte di subire scherzi via e-mail da parte di
amici, talvolta cascandoci in pieno! Temevo quindi che anche questa
volta si trattasse di uno scherzo… Ma poi ricevetti la risposta di Piero
in cui mi parlava dell’amico (mai dimenticato!) Osvaldo Cavandoli
raccontando alcuni particolari che solo chi aveva veramente conosciuto
il grande Cava poteva conoscere. Rassicurato sul fatto che non si
trattava di uno scherzo facemmo subito amicizia, per il momento in
maniera “virtuale”, anche grazie a programmi di chat via internet.
Osvaldo Cavandoli in arte Cava, geniale amico di Carlo Peroni in arte Perogatt.
Un
bel giorno Piero mi comunicò che avrebbe trascorso qualche giorno in
Italia. Fu così che, l’amico “virtuale” venne finalmente a trovarmi nel
mio studio. Per me fu un bellissimo giorno perché scoprii che Piero era
anche molto più di quello che immaginavo: una persona veramente
splendida! Andammo immediatamente d’accordo su tutto e da allora, anche
se purtroppo non ci incontriamo molto spesso causa la distanza, ci
sentiamo frequentemente per telefono e per e-mail. Insomma, questa per
me è stata una delle migliori scoperte: un grande amico e, come dice il
proverbio “chi trova un amico trova un tesoro”. E io ho trovato veramente un “tesoro” che non ha prezzo!
Il primo computer del Maestro Peroni.
-
Ah..! Ebbene sì, maledetto Perogatt, me l’hai fatta anche stavolta! Sei
riuscito a farmi arrossire come un peperone. Adesso però proseguiamo
con l’intervista… Qual è il tuo rapporto con le nuove tecnologie,
computer, internet etc? Ti trovi a tuo agio oppure sono qualcosa di cui
faresti volentieri a meno?
- Sono un vero e proprio “computer-dipendente”! Li uso da sempre, pensa che il mio primo PC aveva ben 20k di memoria! Era il leggendario Commodore Vic20, un computer pensato soprattutto per i ragazzi che avevo regalato a mio figlio Paolo,
il quale però non se interessò più di tanto. Io lo adoperai per
realizzare alcuni giochi, con i quali poi giocava proprio mio figlio.
Quindi passai al Commodore 64 (che aveva ben 64K di memoria!), poi un Olivetti M24 con dei floppy grandissimi, infine a computer più o meno come quelli attuali: Windows 95. La memoria allora era scarsissima, ma a me sembrava enorme.
Penso
di essere stato uno dei primi disegnatori di fumetti in Italia ad usare
regolarmente il computer. Ora ne ho diversi, di varia qualità e
potenza. Ho insegnato anche a mio figlio Paolo a usare il pc e ora
realizziamo insieme i fumetti quasi completamente in digitale, dalla
colorazione al lettering. Ciò mi permette di consegnare i disegni già
pronti per la stampa, impaginazione compresa.
Nel frattempo mi è venuta anche la mania di internet
e mi sono subito messo a studiare come realizzare un sito web. Anche in
questo caso credo di essere stato uno dei primissimi disegnatori di
fumetti ad avere un sito personale e soprattutto realizzato interamente
da me! Mi è costato innumerevoli notti di lavoro, ma poi ci ho preso
gusto e ne ho realizzato molti altri, oltre una ventina, usando anche
dei “linguaggi” internet più sofisticati, sempre imparando tutto da solo.
Nel 2004 ho persino vinto il premio per il miglior sito italiano! Insomma, sono sempre al computer, sia per lavoro che per divertimento: ormai non posso più farne a meno.
Vedo
che ancor oggi alcuni miei colleghi si ostinano a ignorare il computer e
mi spiace per loro: bisogna sempre stare al passo con i tempi.
A questo proposito voglio raccontarti un aneddoto: avevo uno zio che faceva il vetturino, una specie di tassista ante litteram
con carrozza e cavallo al posto dell’automobile. Quando cominciarono ad
arrivare i primi tassisti muniti di auto, lui disse che quella era una
moda che sarebbe passata presto. Noi gli dicevamo che avrebbe dovuto
anche lui vendere il cavallo e prendersi un’automobile, ma lui,
testardo, non cambiò idea. Purtroppo morì qualche anno dopo in povertà…
il Maestro in compagnia di alcuni dei suoi più noti personaggi.
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Nel corso della tua lunghissima e instancabile attività hai fatto
veramente di tutto. C’è ancora qualche sogno che per qualche motivo è
rimasto nel proverbiale cassetto e che speri di realizzare in futuro?
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Spesso mi chiedono quali lavori ho fatto e io immancabilmente rispondo
che sarebbe forse meglio chiedermi quali sono quelli che non ho
fatto. Infatti nella mia lunga carriera ho fatto veramente di tutto,
forse troppo. Invidio un po’ chi, come ad esempio il grande Charles Schulz, l’autore dei Peanuts,
per tutta la carriera ha realizzato quasi esclusivamente gli stessi
personaggi. Io invece ne ho creato una miriade e solo ora penso che
forse avrei fatto meglio ad insistere su un solo personaggio, ma è
inutile, sono fatto così. Mentre realizzo un personaggio me ne viene in
mente un altro e poi un altro ancora, e così mi ritrovo ad averne creato
a centinaia. Alcuni sono più conosciuti, altri meno, ma è un po’ come
se avessi avuto moltissimi figli: chi ha un solo figlio gli dedica tutto
il suo amore, mentre chi ne ha tanti deve per forza dividerlo anche con
tutti gli altri. Ecco, ogni volta che creo un personaggio nuovo, mi ci
affeziono subito e spesso dimentico un po’ quelli creati
precedentemente. Sì, c’è poco da fare, sono fatto così.
Ma
la tua domanda si riferiva ai classici sogni nel cassetto. Beh, potrà
sembrare strano, ma non ho sogni nel cassetto. Piuttosto mi piacerebbe
molto poter realizzare, almeno per una volta, un progetto senza che mi
mettano troppa fretta: sono sempre stato vittima dei tempi stretti e
molto raramente ho potuto fare quello che avevo in mente con la dovuta
calma. Ecco, questo è il mio vero sogno nel cassetto: fare almeno una
sola cosa, ma curata bene.
So bene che si tratta solo di
un'utopia: nella realtà quotidiana si è sempre sempre alle prese con il
calendario e con l’orologio…
Beh, vorra dire che seguiterò a sognare!
Buon compleanno, Perogatt!