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I grandi Umoristi
Era il 1970 e la rivista "Horror" faceva furore, PierCarpi, uno dei due direttori (assieme ad Alfredo Castelli)
si dava da fare preparando anche (per Gino Sansoni, lo stesso Editore
di Horror) dei libri e fra questi c'era anche "i grandi Umoristi". Io
ne ero stato coinvolto perché PierCarpi mi aveva commissionato i "risguardi",
cioè le pagine iniziali e finali del libro. Qui avevo cercato di
preparare un disegno utilizzando anche gli stili dei vari umoristi
italiani e stranieri. La copertina - preparata da Roberto Molino
- conteneva anche, in primo piano, una donnina nuda che in quegli anni
era famosissima perché era l'interprete principale di un fumetto a
colori che si trovava nelle ultime pagine della rivista Playboy; era un fumetto realizzato da vari disegnatori (alcune storie erano state realizzate dal grande Jack Davis che imperversava sulla rivista umoristica "Mad").
Una noterella a questo proposito: qualcuno mi aveva regalato la
raccolta dei numeri di Playboy dove c'erano quei fumetti a colori,
realizzati molto bene. Castelli lo scoprì e mi propose di fare uno
scambio: quella raccolta di Playboy in cambio della raccolta completa
delle storie di Paperino di Barks (in inglese) secondo
me il migliore di tutti i tempi. Io accettai e sono tutt'oggi convinto
di aver fatto un affare. Il libro "I grandi Umoristi"
era una antologia di vignette di vari disegnatori che andavano di moda a
quei tempi. Qui metto alcune vignette scelte a caso e poi la copertina
ed i risguardi che avevo realizzato io. PierCarpi era un
bravo umorista, bravo come scrittore e direttore di giornali, ma,
secondo me, un po' scarso come disegnatore, ma lui non lo sapeva... e
dentro quella antologia aveva messo anche qualche sua vignetta. Nella
raccolta però non aveva messo nessuna vignetta mia. Io ci ero rimasto un
po' male, ma lui mi diceva che mi aveva dato un posto di maggiore
importanza facendomi realizzare i risguardi. Mah, forse aveva ragione
lui.
Perogatt
(101 Segue)
Uno strano disegnatore: Edo
Quando
abitavo a Milano, intorno alla fine degli anni '60 per un certo
periodo avevo uno studio con alcuni aiutanti (in via Medeghino, angolo
Piazza Abbiategrasso), e fra questi c'era anche un certo Edo
(da Edoardo), un giovane molto timido che teneva sempre la testa
abbassata e si vergognava molto quando gli si chiedeva qualcosa, faceva
fatica ad esprimersi. Però Edo aveva molta voglia di imparare e ce la
metteva proprio tutta quando gli affidavo degli incarichi particolari,
come ad esempio cercare delle documentazioni su ambienti particolari,
oppure su divise o costumi dei tempi passati; insomma, si impegnava in
una maniera enorme e ci si buttava a capofitto. Un giorno si è
presentato in studio con due mezze maniche da aggiungere sulle braccia:
avevano due elastici, uno dalla parte del polso ed un altro dalla
parte del gomito. Queste mezze maniche erano di una stoffa blu ed Edo
aveva detto che gliele aveva preparate sua madre perchè in quel modo non
sciupava le maniche delle camicie. Quando le vidi per la prima volta
con quelle mezze maniche io ci rimasi male: mi dava l'idea di un
impiegato in un ufficio governativo, uno che aveva a che fare con le
scartoffie. Lui si infilava le mezze maniche quando arrivava a se le
toglieva quando usciva, lasciandole sulla sua sedia. Quando il lavoro
che gli avevo affidato terminò e gli dissi che purtroppo non avevo più
bisogno di lui, se ne andò mogio mogio lasciando lì le sue mezze
maniche. Giorni fa le ho ritrovate: le conservo ancora e mi viene
spesso da pensare a lui: Edo era speciale. Quando rispondeva a qualche
domanda faceva fatica a parlare e dondolava la testa - che teneva
sempre bassa - ed alla fine rispondeva con pochissime parole. Si
esprimeva con dei monosillabi. Dico la verità, nonostante alcuni altri
che facevano parte dello studio ci ridessero sul suo comportamento, a
me invece faceva una enorme tenerezza. Non riuscii mai a fargli fare un
discorso intero. Eppure, man mano che passava il tempo, migliorava
sempre più e quello che faceva era sempre molto curato e molto preciso.
In studio in quel periodo c'era anche Luigino (del quale ho parlato già in altre puntate): un "tuttofarista"
che si arrangiava a disegnare un po' di tutto, ma lo scopo principale
per cui lo tenevo volentieri in studio era quello che Luigino riusciva a
tenere sempre molta allegria. Nel mio studio si è sempre ascoltata la
radio, ed anche oggi appena entro in studio la mattina, la prima cosa
che faccio è quella di accendere la radio (per lo più ascoltiamo Radio
Deejay, oppure Radio Capital o Radio Montecarlo) ed anche a quell'epoca
ovviamente accendevo la radio, ma allora non c'erano tutte le radio
che ci sono oggi, c'era solo la Rai... quindi ascoltavamo sempre la
rai, al massimo cambiavamo canale dalla Radio 1, a volte passavamo alla
Radio 2. Alla mattina c'era una trasmissione, su Radio 1, seguitissima
e si chiamava "Chiamate Roma 3131",
una trasmissione dove la gente telefonava ed il conduttore (mi sembra
si chiasse Cavallina) rispondeva agli ascoltatori. A volte c'erano dei
personaggi un po' strani che facevano telefonate un po' strampalate che
riuscivano a far diventare la trasmissione un po' divertente, ma la
maggior parte dei casi si trattava di argomenti seri e le risposte
ovviemente erano altrettanto serie. Insomma, sull'onda di quella
trasmissione, io e Luigino pensammo di fare uno scherzo ad un
disegnatore nostro amico (con il quale abbiamo collaborato perchè
faceva spesso anche degli spettacoli e partecipava a trasmissioni TV
della Rai con caricature e noi due gli davamo una mano "dietro le
quinte"...), si trattava di Bruno Prosdocimi (vedere una sua biografia su www.lfb.it/fff/umor/aut/p/prosdocimi_bruno.htm). Prosdocimi
era (ed è) un bravissimo e veloce caricaturista e veniva abbastanza
spesso a trovarci in studio (con la sua classica borsa nera dove
spiccava la sua particolare firma divisa in tre parti, una sull'altra: PRO - SDO - CIMI)
ed allora, come dicevo, iniziammo a prepapare lo scherzo per lui: una
finta trasmissione che registrammo su nastro, imitando la trasmissione "Chiamate Roma 3131" e noi la chiamammo "Chiamate Bruno 3131".
Ci impiegammo un po' di tempo per fare in modo che quanto registravamo
somigliasse molto alla trasmissione della Rai. In prativa avevamo
preparato una finta trasmissione dove si parlava solo di Bruno
Prosdocimi. Una volta terminato il nastro aspettammo che Prosdocimi
venisse in studio per fargli sentire, come se si trattasse della radio
vera, la nostra cassetta con la finta trasmissione. Prosdocimi
all'inizio era convinto che si trattasse della vera trasmissione ma poi
si accorse che si parlava di lui e solo dopo un po' di tempo capì che
si trattava di uno scherzo che ascoltò con molto interesse e molto
divertimento.Spesse volte registravamo delle canzoni ed una volta
avevano annunciato che, dopo un po' di tempo avrebbero trasmesso una
canzone che a noi interessava, ma avevamo l'abitudine di scendere in
strada dove, a pochi metri di distanza c'era un bar per prenderci un
caffè. Dato che Edo non beveva caffè, rimaneva sempre in studio mentre
noi scendevamo e quella volta incaricammo Edo di registrarci la canzone
che attendevamo quando l'avrebbero trasmessa. Non aveva mai provato a
registrare e gli spiegammo bene come doveva fare ed alla fine ci disse,
con un filo di voce, che aveva capito. Noi scendemmo per andare a bere
il caffè e dopo un po' ritornammo in studio chiedendo ad Edo se avevano
trasmesso la canzone da noi attesa e lui rispose di sì; gli chiedemmo
se l'aveva registrata, e con la testa bassa rispose di sì. Allora
ritornammo indietro con il nastro per ascoltarla e sentimmo un annuncio
da speaker che diceva più o meno "Ed ora, signore e signori, vi presentiamo la canzone
(qui il titolo, che non ricordo)..." e subito dopo iniziava la musica
della canzone da noi attesa. Noi rimanemmo sbalorditi per la
presentazione: alla Rai non facevano mai un tipo di presentazione di
quel tipo e risentendola capimmo che si trattava proprio della voce di
Edo! Sbalorditi, gli chiedemmo se era stato lui a fare quella
presentazione ed Edo rispose, a testa bassa e con un filo di voce, "Sì...".
Noi rimanemmo sbalorditi: non sembrava l'Edo che conoscevamo, era
spigliatissimo e con una voce sicura. Ci sembrava impossibile, ma Edo
ci assicurò che era stato lui e ci chiese scusa per averlo fatto. Noi
invece eravamo felicissimi: allora Edo parlava e parlava spigliato!
Evidentemente al sua timidezza gli impediva di parlare con noi. Qualche
anno dopo, sempre a Milano, ci fu un incontro di tutti gli animatori di
disegni animati milanesi e ci ritrovammo nel retrobottega di un grosso
bar. Qui le luci erano piuttosto basse e si faceva un po' fatica
riconoscere le facce dei presenti. Ad un certo punto vidi uno che aveva
un aspetto familiare e mi sentii dire "Buona sera, signor Peroni. Si ricorda di me? Sono Edo...".
Rimasi sbalordito: era proprio Edo - che non rivedevo da anni - ed era
sempre timido come quando frequentava il mio studio. Mi disse che
stava lavorando per Bozzetto come animatore. Io ne fui felice e mi
congratulai con lui, ma Edo abbassò la testa: era imbarazzatissimo.
Inutile, nonostante gli anni Edo non era cambiato per niente!
Nota.
In questa puntata non ci sono immagini di Edo per vari motivi: per
rispetto della privacy e per la mancanza di foto adeguate. Chi legge
provi ad immaginare questo Edo, molto probabilmente è proprio come lo si
immagina...
Perogatt
(100 Segue)
Ugo
Verso
la fine degli anni '40 mi trovavo a Milano e per un certo periodo
disegnavo in uno studio di disegnatori di fumetti. Qui mi facevano
disegnare degli sfondi, a volte anche dei personaggi oppure colorare
delle tavole, insomma, facevo il "ragazzo di bottega" e mi accontentavo di fare un po' di tutto poiché intanto imparavo molti "segreti"
del mestiere. In quello studio ho conosciuto diversi disegnatori di
fumetti che a volte venivano per trovare i proprietari dello studio, ma
mi ricordo in particolare di uno che aveva una faccia un po'
particolare tanto che mi venne subito voglia di fargli una caricatura
che poi riuscii a stilizzare in maniera tale che chiunque la vedeva
riconosceva subito che si trattava di lui. Poi a volte lo misi anche in
qualche fumetto, specialmente su un personaggio mio che allora facevo
per il settimanale "Capitan Walter", un periodico del "Vittorioso"
di Roma. Ebbene, ogni volta che veniva questo individuo mi chiedevano
di fare la sua caricatura. Ah, mi ero dimenticato che quando lo vidi
per la prima volta lui mi disse il suo nome (ora non lo ricordo
proprio) ed io gli feci subito notare che il suo nome non si addiceva
alla sua faccia: lui aveva la faccia da Ugo! Gli altri mi diedero ragione e da quel giorno tutti lo chiamammo Ugo e lui dovette accettare il fatto fino al punto che lui stesso a volte si firmava "Ugo"... Molti anni dopo, quando facevo il mensile "Slurp!",
venne fuori l'idea di inserirci come riempitivo ogni tanto una specie
di personaggino, preticamente un personaggino tutto denti che si
affacciava al bordo di qualche vignetta ed io pensai subito di chiamarlo
Ugo in ricordo di quell'Ugo
che avevo creato in qualche modo molti anni prima; gli creai anche una
sua maniera di parlare con delle parole che si adattavano ad essere
modificate, ad esempio: "pastasciutta" diventava "pastasciUGA"
e così via fino a fare dei lunghi discorsi, tutti impostati su questo
giochetto di parole. Un personaggino strambo che continuai sul Giornalino una volta terminate le pubblicazioni di "Slurp" e lo misi su molti personaggi come nei fumetti dell'Ispettore Perogatt.Una
volta era anche diventato l'interprete principale di un calendario che
a quell'epoca realizzavo ogni anno come inserto del Giornalino. I
lettori lo amavano e scrivevano spesso delle lettere
perchè volevano ancora che disegnassi Ugo e si erano abituati a
scrivere alla stessa maniera che usavo per i fumettini di Ugo! Peccato
che, togliendomi l'Ispettore Perogatt, non ho avuto quasi più modo di
inserirci Ugo (sito: www.perogatt.com/ugo); l'ultima volta lo avevo messo in qualche storia del mio personaggio "Tippy",
sempre sul Giornalino, personaggio che poi fu abolito per poter dare
spazio alle nuove arrivate, le W... (non scrivo il nome perchè mi è
stato... ehm... proibito, ma tanto penso che la maggior parte di chi
legge qui riesce ugualmente a capire di chi parlo...). Comunque, anche
ora, appena mi capita l'occasione, ritiro fuori Ugo per infilarlo su
alcuni altri fumetti, il più delle volte lo metto anche in compagnia di
Slurp. A proposito, vorrei avvertire che il "mio" Slurp non ha nulla a che fare con il titolo della nuova trasmissione di Ricci su Canale 5 "Cultura Moderna - SLURP".
D'accordo, slurp è una parola che si usa ma ho fatto caso che in
quella trasmissione il conduttore ha un angolo che ha chiamato "la Slurperia". Gli ex lettori di Slurp per caso hanno mai fatto caso che a suo tempo avevo fatto proprio la Slurperia? Inoltre, nella trasmissione quotidiana TV "Slurpiamo" c'era anche una specie di negozio chiamato appunto Slurperia... Sarà un caso? Mah...
Perogatt
(99 Segue)
Un caro saluto a tutti dal vostro amico
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