Benvenuti nel P e r o B l o g , il Blog di CARLO PERONI "PEROGATT" - diventiamo amici? :)
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il tutto raccontato con inediti aneddoti su questo
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Nome: Perogatt
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Ah, se hai un attimo di tempo, ti consiglio di andare a visitare anche il Perogatt-PeroBlog su BlogSspot:
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dove potrai trovare anche altri aneddoti, ma... con qualche differenza come ad esempio, prossimamente ci troverai anche le prime puntate del PeroBlog!
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ehm... un po' meno...
ma i visitatori sono moltissimi e spero che aumentino sempre piu'!
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Pubblicità "antica"...
In
questo periodo va in onda su quasi tutti i canali una pubblcità che
penso dovrebbero aver visto un po' tutti: si tratta della pubblictà del "Riso Gallo".
Cosa
c'è di strano? Come mai oggi Perogatt parla di questo?! Beh, il motivo è
abbastanza semplice: la prima pubblicità di quel riso, con il
personaggio "Chicchiricchi" l'avevo fatta io. Allora era per "Carosello"
ed a quei tempi la Tv era ancora in bianco-nero, quindi anche quei
Caroselli erano fatti con varie tonalità di grigio. Ma avevo realizzato
anche una versione a colori per i cinema.
Nella versione a colori quel gallo aveva la cresta ed i bargigli in una maniera particolare: era a "pallini rossi"!
Ora lo hanno realizzato in verde e rosso, ma allora io dovevo faticare e
non poco per poter animare tutti quei pallini colorati...
Beh,
nella pubblicità di oggi, realizzata in animazioni a 3D, ogni tanto
trasmettono uno spot dove parlano dei 150 di vita della loro azienda e,
per impressionare maggiormente gli spettatori... si vede dietro un campo
di coltivatori di riso con davanti il gallo (Chicchiricchi)
che parla mentre cammina e muove le mani (ali...) indicando se stesso.
Poi, in primo piano, il gallo verde a 3D ripete lo stesso gesto che
faceva quel gallo in bianco-nero. Allora: hanno usato la mia animazione,
ma... per far credere (direi "stupidamente") che quel "vecchio" cartone animato fosse stato eseguito ben 150 anni fa! Hanno cercato di rendere un po' difettosa
la pellicola di quel cartone che si vede dietro e, come se il resto non
bastasse, hanno aumentato l'effetto modificando ogni tanto qualche
fotogramma in modo da far credere che si trattasse di un vecchissimo
cartone animato che ogni tanto fa dei piccolissimi "salti di pellicola",
quando gli animatori... non sapevano ancora disegnare...
Ebbene, dico la verità, ogni volta che mi capita di vedere quello spot, mi verrebbe voglia di spegnere la TV!
Ma
è possibile che giudichino i telespettatori così deficienti e non
sappiano che 150 anni fa era impossibile che ci fossero i disegni
animati? Oppure far credere che io avevo realizzato quei disegni animati
150 anni fa? ;) Insomma, indubbiamente l'effetto di "vecchio" c'è, solo che hanno esagerato...
Purtroppo
non ho i disegni originali del tempo: ho rintracciato solo un paio di
disegni in bianco-nero e, qui sotto, si può confrontare con il nuovo
personaggio. Senz'altro più colorato, ma... a me sembra proprio un "gallo di plastica"... Che sia una cosa voluta? Che intendano che quel tipo di riso sa di... "plastica"? Non lo credo proprio, ma intanto chi ci fa una brutta figura sono io con quel "brutto" cartone animato...
Pazienza.
Ultimo
minuto: l'amico Contix e' riuscito a rintracciare l'indirizzo dove si
possono andare a vedere quegli spot. La qualita' lascia un po' a
desiderare, ma occorre accontentarsi, no?... Basta accendere il proprio
impianto auto, cliccare sulle varie immagini ed ecco gli spot
animati! (anche quello dei 150 anni del quale parlavo qui
sopra...)
Allora, basta cliccare qua!
Chicchiricchi - Riso Gallo anni '60
Chicchiricchi - Riso Gallo 2006
Ma
non è finita qui: prossimamente parlerò anche di altre pubblicità più o
meno... antiche. Quindi l'appuntamento è qui fra qualche giorno...
Perogatt
(77 Segue)
Qualche anno fa, nel 1996, allegato ad un numero del Giornalino c'era un inserto: "Come nasce un fumetto".
Io avevo preso molto parte a quell'inserto sia come testi e sia come
disegni (dentro ovviamente c'erano - a titolo di spiegazioni - anche dei
disegni di altri disegnatori). Qui si era tentato, di spiegare ai
lettori, in maniera abbastanza semplice, come si svolge il lavoro per
realizzare un fumetto. Detto così sembrerebbe una cosa abbastanza
semplice, ma... non era facile spiegare ai ragazzi una procedura simile
in poche pagine... Ad ogni modo so che quell'inserto era molto ben
riuscito ed i lettori lo avevano molto apprezzato: molti avevano scritto
congratulandosi, altri lo avevano adottato come "libro di testo" per
imparare a fare i fumetti... In seguito, poi, alcuni di questi si
presentarono proprio al Giornalino con delle sceneggiature e delle
tavole di fumetti che avevano realizzato seguendo proprio quelle
istruzioni. Così... mi sono ritrovato, qualche anno dopo, ad avere
dei... concorrenti ;) Ma la cosa mi fece piacere perchè voleva dire che
tutto quel lavoro era servito a qualcosa. Qualche anno dopo è stato
realizzato, sempre dal giornalino, un altro inserto con più o meno lo
stesso contenuto, ma... senza interpellarmi e senza ovviamente usare i
miei disegni ed i miei testi. Il risultato? forse quell'inserto era un
po' più completo dell'altro anche perchè nel frattempo era subentrato il
computer e di conseguenza alcune proceudre nel frattempo erano cambiate
un pochino, ma il risultato grafico, cioè il primo impatto era una cosa
piuttosto "fredda". Io sono per le cose "calde" e di
conseguenza non mi era piaciuto molto quell'inserto, ma - come
immaginavo - non fui nemmeno ascoltato... Beh, si sa, quello che dicono i
"vecchi" è tutta roba da "buttare via"... quindi a
cosa servivano i miei disegni e i miei suggerimenti? Ma il risultato è
che con quell'inserto non mi risulta che ne siano saltati fuori dei
bravi disegnatori, al contrario. "Ognuno raccoglie quello che semina",
si diceva un tempo, ma questo proverbio vale ancora: se si insegna bene,
poi chi impara realizza delle buone cose. No?
Ma lasciamo stare queste "inutili" osservazioni e vediamo un po' meglio, da vicino, che cosa c'era in quell'inserto.
Beh, la copertina (si può vedere qui)
l'avevo realizzata io imitando i vari principali personaggi dei fumetti
(da notare che NON avevo messo nessun mio personaggio... per evitare
che si pensasse che lo avevo fatto per una mia pubblicità personale...)
All'interno: innanzitutto una piccola storia del fumetto: da Yellow Kid
(nella copertina, il personaggio con un camicione, a sinistra), il
primo personaggio dei fumetti (del 1896) ai personaggi del momento,
compresi Topolino, Paperino, Asterix, l'Uomo Ragno, Tintin, Tarzan, Tex Willer, ed altri, fino ad arrivare ai "Manga".
Inoltre c'era un esempio di sceneggiatura (per poter leggere meglio questa tavola conviene visualizzarla in formato PDF: cliccare qui)
con - nella pagina accanto - una tavola disegnata in base a quella
sceneggiatura. La sceneggiatura e la tavola le avevo fatte io,
utilizzando il mio personaggio "Ispettore Perogatt" (che si può vedere qui, in questa puntata), quindi c'era un elenco di "rumori" che solitamente si usano nei fumetti. Quindi degli studi di personaggi: dallo schizzo al disegno completo (con disegni di M. Dotti).. Poi una sequenza di disegni: "dalla matita al colore" con una tavola di Pallino (il personaggio di Roberto Rinaldi - notissimo disegnatore anche della Bonelli) nelle varie fasi di lavorazione.
Nelle pagine seguenti: una tavola a fumetti del personaggio "Yella Kid" (prima e unica tavola di questo mio personaggio che si ispira, in maniera umoristica a Yellow Kid). Questo personaggio era servito per indicare poi, di lato le varie descrizioni delle vignette, come ad esempio: TESTATA, DIDASCALIA, CAMPO LUNGO, PRIMO PIANO, ecc. (vedi disegni). (per poter leggere meglio questa tavola conviene visualizzarla in formato PDF - cliccare qui)
Al
centro dell'inserto c'era una ipotetica stanza di un disegnatore di
fumetti: avevo fatto la mia autocaricatura con dentro uno studio (non il
mio vero, ma uno inventato che desse l'idea di quanto possa esserci in
uno studio ideale di un disegnatore di fumetti (vedi disegno). Ma... le cose non stanno sempre così: ad esempio Jacovitti
non aveva uno studio, lui usava un piccolissimo tavolo situato al
centro della stanza, proprio davanti alla finestra; sul tavolo c'erano
solo: la tavola che stava disegnando, l'inchiostro di china, il pennino,
una gomma (quasi mai usata) ed una matita (che usava pochissimo).
Nient'altro! Ma Jacovitti era un disegnatore anomalo:
non faceva quello che fanno solitamente i disegnatori di fumetti in
quesi tutto il mondo, cioè attorniarsi di molte cose che "potrebbero"
essere utili (ed a volte lo sono). In questo disegno avevo curato molto
i particolari perchè volevo che chi osservava cercasse le varie cose e
capisse che, per disegnare dei fumetti, spesso occorrono molte cose,
come ad esempio delle buone documentazioni. Quindi, in questo inserto,
per renderlo meno... noioso, c'era anche un piccolo quiz dove occorreva
indovinare le risposte a domande riguardanti il mondo dei fumetti. Nel
retrocopertina c'era una tavola di Pinky: so di farmi
molti nemici... ma a me personalmente quel personaggio non è mai
piaciuto tanto, ma so che ai lettori piace, quindi non ho nulla in
contrario che ci sia stato. Ah, spero proprio che l'amico Massimo Mattioli
(che comunque stimo moltissimo) non veda questa puntata, altrimenti me
la farà pagare cara, magari vendicandosi con una puntata di Pinky contro Perogatt... ;)
Bene, ora concludiamo. Qualcuno magari si chiederà: come mai Perogatt
ha parlato di questo inserto in questa puntata? I motivi sono
diversi: uno perchè mi era capitato sottomano... e volevo
condividerlo con gli amici, poi perchè così facendo magari i giovani
disegnatori (vedi ad esempio l'amico Remo...)
potrebbero trarre una spinta per avere un entusiasmo ancora maggiore per
fare i fumetti e poi anche perchè ritengo che comunque c'è sempre da
imparare: se si osservano bene alcune cose, come ad esempio lo schema
della sceneggiatura e le indicazioni per le varie descrizioni di una
tavola di fumetti, ci si può accorgere che magari si può imparare
qualcosina, no? Ma non basta: qualcuno ricorda il "concorso" del quale aveva parlato l'amico Luca in una scorsa puntata? Ebbene, se si va a visitare il sito dell'Ispettore Perogatt, si scopre che c'è effettivamente un piccolo/grande concorso: c'è l'invito a realizzare una sceneggiatura di una tavola dell'Ispettore Perogatt. Chi invia la migliore verrà premiato
con un disegno originale mio (autografato e consegnato a mano in
occasione di una prossima manifestazione dei Fumetti, possiblimente
"Cartoomics") ed inoltre potrà avere l'onore di vedere poi la tavola
disegnata con la sua sceneggiatura e con scritto: "Testo di ............ , disegni di Perogatt". Cosa che non capita tutti i giorni!
Allora, cosa aspettate futuri sceneggiatori? Recatevi subito nel sito dell'Ispettore Perogatt (www.ispettore-perogatt.suinternet.it), leggete le istruzioni, scrivete una bella sceneggiatura e... in bocca al PeroLupo!
Ah,
prima di chiudere, vorrei dire che questa puntata e' dedicata a
tutti, anche a chi non vuol scrivere sceneggiature e non sa disegnare:
e' dedicata a tutti quelli che amano i fumetti!
Perogatt
Gli "Amici del Vittorioso"
Diversi anni fa - non ricordo l'anno, ma comunque molti anni dopo la chiusura del settimanale il Vittorioso (ed anche di quell'obbrobrio che avevano chiamato "Vitt"...) era nata l'Associazione Nazionale Amici Vittorioso.
Un gruppo di amici che ricordavano con piacere (ed anche un po' di
nostalgia...) il settimanale che da giovani leggevano ed al quale erano
molto affezionati, si sono incontrati per raggrupparsi intorno ad una
Associazione di ex lettori.
All'inizio erano molto pochi, ma poi
si è sparsa sempre più la voce e sono aumentati moltissimo un po' da
tutte le parti d'Italia; in seguito si sono iscritti a questa
Associazione anche molti appassionati di fumetti che, pur non avendo
letto il Vittorioso da giovani, lo hanno conosciuto in seguito grazie
alle ristampe ed alle raccolte che sono riusciti a rintracciare nelle
numerose fiere-mercato dell'antiquariato di fumetti che si svolgono un
po' dovunque. Avevano preparato una costituzione dell'Associazione ed
inviavano anche agli associati un "Notiziario" chiamato "NostalVitt" (ed agli inizi era fotocopiato, poi in seguito stampato), poi ha cambiato nome in "Informa Vitt" ed il Bollettino era diventato una vera e propria rivista molto ben fatta - la grafica era curata dal disegnatore Renato Vermi
- ma il tutto era diventato un po' troppo costoso..., quindi
ultimamente si è formato un nuovo consiglio di direzione e la Rivista ha
cambiato nome in "Vitt & Dintorni". Sono cambiati
il direttore ed i consiglieri ed è cambiato anche il tipo di stampa ed
impaginazione: un po' più sobria ed un pochino più economica: i costi di
gestione di questa Associazione erano diventati notevoli.... Però devo
dire che, man mano che si va avanti, anche questa nuova rivista sta
prendendo forma e migliora molto di numero in numero.
Agli inizi, il Notiziario "NostalVitt"
era fotocopiato ed i primi numeri li avevo impaginati io per cercare di
riuscira ad ottenere almeno qualche piccolo effetto grafico un po'
gradevole (successivamente, anche se con notevoli sforzi economici,
veniva stampato). Inoltre - verso la fine del 1990 - avevo proposto di
realizzare un apposito "Calendarietto Vitt" (per il 1991) con lo stile di quelli che preparava ogni anno il Vittorioso
ai tempi d'oro. La proposta è stata accettata e l'impaginazione di
questo calendarietto è stata completamente mia. Lo avevo impostato alla
stessa maniera dei Calendarietti Vitt autentici (molto
diffusi e ricercati a quei tempi), cioè si piegava su se stesso per
quattro volte, fino a diventare un piccolo calendarietto tascabile.
Per le illustrazioni avevo ricevuto da Jacovitti le immagini e l'autorizzazione a pubblicarle su questo Calendarietto Vitt. Appena pronto, gli sono state subito inviate alcune copie del Calendarietto Vitt 1991
e lui mi aveva telefonato dicendomi che, quando lo ha visto, gli era
sembrato di avere fatto un balzo indietro di diversi anni perchè gli era
sembrato che fosse proprio la continuazione di quelli degli anni d'oro
del Vittorioso! Lui, il mitico Jac, lo
aveva apprezzato con molto piacere ed io ne ero rimasto soddisfatto: in
fondo lo avevo fatto per gli amici iscritti a questa Associazione e poi
un po' anche per me....
Calendarietto Vitt 1991 - lato esterno
Calendarietto Vitt 1991 - lato interno
Qui sopra ci sono: una copertina del Notiziario "NostalVitt" (maggio 1989), una copertina della rivista "Informa Vitt" (giugno 2003), la copertina di "C'era una volta il Vittorioso... e Informa Vitt" (uno strano titolo... in attesa di trovare quello nuovo - febbraio 2005) ed una di "Vitt & Dintorni" (giugno 2006).
Per quanto riguarda la copertina di "Vitt & Dintorni"
che ho messo qui si può leggere nel rettangolo giallo in basso l'elenco
di alcuni articoli che ci sono all'interno di quel numero e si legge
tra gli altri anche "PEROGATT": sono stati riportati i testi di alcune puntate del mio PeroBlog
(con la mia autorizzazione all'amico Stefano Gorla - che è attualmente
il direttore) dove si parla proprio di aneddori riguardanti il Vittorioso ed i collaboratori principali, come ad esempio Jacovitti, Landolfi, Giovannini, Zeccara, De Luca... (queste puntate si possono trovare facilmente nell'"Archivio", cercando soprattutto fra le prime di questa "Aneddoteria Perofumettosa").
La sede di questa Associazione all'inizio era situata presso l'abitazione del presidente dell'Associazione, Ernesto Porta di Lesmo (Milano), ma dopo diversi anni ha dato le dimissioni ed il nuovo direttore è diventato Stefano Gorla (gostefan@tin.it) e la redazione è formata da: Piergiorgio Gallinoni (gallinoni@libero.it), Pietro Pazzi (pietro.pazzi@poste.it) e Loris Cantarelli (cantarelli@tiscalinet.it).
La rivista è inviata ai soci dell'Associazione Amici de "il Vittorioso". La quota associativa annua è di Euro 40,00. - Conto Corrente Postale: n. 58349192 intestato a Piergiorgio Gallinoni - Via Palermo, 1 - 20121 Milano -
Per
chi fosse interessato ad iscriversi a questa Associazione si può
tranquillamente scrivere per chiedere informazioni ad uno degli
indirizzi qui sopra indicati.
Chiedo
scusa in anticipo per eventuali errori circa i dati qui sopra elencati,
ma ho copiato il tutto da un numero di questa rivista e... non so altro
di preciso. Se qualcuno degli "addetti ai lavori" riscontrasse delle
inesattezze, è pregato di avvertirmi e al più presto possibile cerchero'
di correggere ove fosse necessario. Grazie.
Perogatt
Si parla ancora di ZioBoris
Qualche puntata fa di questo PeroBlog avevo parlato di Zio Boris e dei suoi autori (Castelli e Peroni) e poi avevo anche rintracciato una tavola a colori, sempre di questo personaggio, ma... l'IDC (Ispettore della Liguria - Luca) ha indagato, ha cercato ed ha trovato... Sì, ha trovato una seconda tavola a colori di Zio Boris!
La precedente (uscita su Horror N. 15, in occasione del numero di
Pasqua) l'avevo già messa in un'altra puntata, ma... per gli eventuali
distratti, ho pensato di rimetterla anche qui; questa invece era stata
pubblicata sul N. 13 e ha come argomento l'amore. Ovviamente,
trattandosi di Zio Boris, queste tavole non poteva essere "dolciastre" come di solito si usa, no?...
Si possono vedere qui sotto (cliccando per vedere le immagini ingrandite).
Ma non basta, eseguendo i miei soliti... scavi archeologici, mi è saltata fuori per caso anche una storia di Zio Boris che, con Castelli, avevamo preparato per "Cucciolo"
(ottobre 1972). Si trattava ovviamente di una versione un po' diversa
di Zio Boris, per ragazzi: uno Zio Boris un pochino meno... cattivo, ma
era pur sempre Zio Boris, no? ;) Anche il tipo di disegno lo avevo adattato un pochino per poterlo rendere un pochino più "gradevole" ai lettori di Cucciolo, ma l'atmosfera generale era comunque la stessa della serie pubblicata su Horror.
Ecco qui la storia intera di "Zio Boris e i Mostri" - 8 tavole. Come al solito, basta cliccare sulle immagini per visualizzarle ingrandite. | |
Occorre precisare che, a quei tempi, su Cucciolo (ed anche su Tiramolla
e su molti altri giornali) era d'uso la stampa a colori "alternati",
cioè: due pagine a colori e due in nero, e così via. Il tutto per
risparmiare un po' per la stampa... Ma i lettori ormai ci erano abituati
e non si lamentavano. Se succedesse oggi... non so in quanti comprerebbero un giornale che usasse quel sistema... |
Vacanze in montagna (con il cane...)
Diversi anni fa andavamo tutti gli anni in vacanza "doppia":
un po' di tempo al mare e poi in montagna. Quello per me era il sistema
migliore per rilassarsi completamente. Il mare è bello, soprattutto per
i bambini: quando avevamo i bambini piccoli ovviamente per loro la vera
vacanza era quella trascorsa al mare. Andavamo tutti gli anni a Pietra Ligure,
in Liguria, provincia di Savona (vedi puntata 74), ma la montagna a me e
mia moglie piaceva molto di più ed inoltre il nostro medico ci aveva
detto che quell'aria ci avrebbe fatto meglio.
Così, quando i figli erano diventati un po' più grandi, ci recavamo nel trentino, in Val di Sole.
Agli inizi andavamo a Madonna di Campiglio:
un posto molto bello e molto attrezzato, ma poi mi era aumentata un po'
troppo la pressione sanguigna ed il medico del posto mi aveva
consigliato di cercare il modo di scendere un po' più in basso.
Ne
parlai con il proprietario dell'albergo e quello ci disse che non c'era
problema: avremmo potuto recarci presso un altro suo albergo che si
trovava a 900 metri di altezza (che per me andava molto meglio), a Marilleva 900.
Infatti, lì io mi sentivo molto meglio ed anche mia moglie ne risentì
in meglio; ci siamo andati per diversi anni di seguito: il posto era
bello, l'albergo gradevole e la cucina era fenomenale: il cuoco era
romagnolo...
Diventammo anche amici del proprietario (che era socio del proprietario dell'altro albergo di Madonna di Campiglio).
Noi a quell'epoca avevamo il cane, Dago
(vedi una puntata precedente dove parlo di gatti e cani...) e quelli
dell'albergo ce lo avevano fatto portare perchè avevano visto che, pur
essendo un pastore tedesco di taglia grande, era molto buono e non
abbaiava mai.
Portavamo spesso a passeggio con noi il cane e lui
si divertiva molto, anche se noi eravamo abituati a fare molti
chilometri di percorso (attraverso
sentieri e sentierini); a volte Dago era stanco e si sdraiava su un
prato: in quei casi non c'era possibilità di convincerlo a proseguire,
fino a quando non si era riposato non si muoveva.
E non era possibile prenderlo in braccio: era pesantissimo...
Ormai
tutti i clienti dall'albergo lo conoscevano e lo coccolavano, ma piano
piano lo conoscevano anche le persone del vicino paese (chiamato Mezzana)
che, quando eravamo a passeggio, lo chiamavano e lo accarezzavano.
Ovviamente lui era felicissimo di questo: si sentiva un po' un... divo
;)
Un giorno però avevamo deciso di recarci presso la valle accanto alla nostra, la Val di Rabbi,
e qui vedemmo che la gente ci guardava con sospetto. Dato che il cane
aveva sete, ci recammo in un bar per chiedere se potevano darci un po'
di acqua per il cane, ma ci cacciarono via in malo modo, così pure in
una osteria poco lontano. Insomma, non riuscivamo a capire perchè tutti
si comportassero in quel modo, fino a quando una persona ci disse che in
quella valle avevano paura dei cani, ma non paura perchè temessero i
cani, ma perchè si era sparsa la voce (completamente infondata) che i
cani trasmettessero le malattie! Così dovemmo fare marcia indietro e
ritornare al paese dove ci trovavamo, anzi, visto che il cane aveva
molta sete, decidemmo di approfittare per andare a visitare un vicino
laghetto, il "Lago dei caprioli".
Un piccolo lago caratteristico per la limpidezza della sua acqua e per
trovarsi in mezzo ad una conca, con una specie di baita all'inizio dove
potemmo finalmente trovare un po' d'acqua da dare da bere al cane e poi
si potevano far fare dei magnifici panini e dovemmo farcene preparare
anche alcuni per il cane (ma non con la carne di maiale che avrebbe
fatto male) che divorò golosamente.
Intanto lo avevamo lasciato
libero dal guinzaglio e poco dopo lui ne approfittò per avvicinarsi al
laghetto e... tuffarcisi dentro.
Io accorsi chiamandolo, ma non
mi ascoltava: era troppo felice di nuotare in quell'acqua fresca!
Però... più che fresca, quell'acqua era proprio gelida!... Io volevo
andare a prenderlo, ma i proprietari della baita me lo sconsigliarono:
lì l'acqua era troppo gelata e poi quel gahetto ingannava perchè
sembrava un po' piccolo, ma l'acqua era piuttosto profonda. Così i
proprietari della baita mi diedero una mano per riuscire a prendere il
cane, per poi portarlo dentro la baita e ci diedero delle vecchie
coperte per asciugarlo: anche se era estate, quell'acqua era troppo
gelida ed era prudente asciugarlo presto.
Ma il giorno dopo Dago cominciò a starnutrire: con quel bagno si era preso un grosso raffreddore!
Ci
recammo in farmacia e ci diedero un medicinale apposito per cani, una
specie di aspirina, ma il farmacista ci disse che quel raffreddore gli
sarebbe passato non prima di una settimana. Infatti, per diversi giorni
noi eravamo costretti ad andare in giro con molti fazzoletti di carta:
dovevamo soffiargli il naso molto spesso. La gente che ci vedeva rideva:
non avevano mai visto asciugare il naso ad un cane, ad un pastore
tedesco così grosso, poi... era una scena unica!
A me, poi, era anche tornato in mente il mio personaggio "Gervasio" (pubblicato su Capitan Walter, Jolly, Uomo Mascherato, Urka, Cucciolo, Più) che, con la sua "allergia al denaro" starnutiva sempre in maniera clamorosa...
Passato
finalmente il raffreddore, riprendemmo a fare le nostre passeggiate per
i sentieri. In montagna i sentieri solitamente sono segnati con un
colore sistemato con una specie di piccola macchia,
su una roccia o su un albero, in quel modo non ci si poteva perdere. Ma
una volta io e mia moglie decidemmo di inoltrarci in un altro sentiero
che non avevamo mai percorso. Di conseguenza lì non
trovammo nessun segnale colorato e, dopo molta strada, non sapevamo più
da quale parte andare e decidemmo di ritornare indietro. Ma... il guaio
di quei sentieri in mezzo ai boschi è che sono quasi tutti uguali... ed è
abbastanza facile perdersi. Ma ad un certo punto vedemmo che Dago
annusava moltissimo in giro e noi decidemmo di seguirlo: dopo diverso
tempo ci ritrovammo esattamente al punto di partenza! Eh, sì, il fiuto
dei cani è molto migliore del nostro...
In quel periodo nostro
figlio, quello più piccolo, lo mandavamo in vacanza-studio in
Inghilterra, così poteva anche imparare meglio la lingua inglese.
Infatti, dopo qualche tempo era diventato bravissimo in inglese ed anche
oggi riesce a parlare molto bene l'inglese, anche se... con gli
americani fa un pochino più fatica: loro parlano un inglese molto
diverso... Ed io, da giovane, mi ero esercitato proprio con i soldati
americani, quindi mio figlio mi critica spesso per la mia pronuncia
completamente "sbagliata": dice che quello non è vero inglese.
Ma... non accetta il fatto che ormai (purtroppo), in quasi tutto il
mondo, l'inglese usato è diventato quello degli americani più che quello
degli inglesi. (Diventato un po' più grande. poi, quelli di quella
organizzazione internazionale, gli chiesero se se la sentiva di andare
in Inghilterra per una stagione come "leader", cioè avere cura dei ragazzi in vacanza. Vista
anche la cifra che lo avrebbero pagato, lui accettò con entusismo. Ma
quell'entusiasmo svanì proprio il primo giorno che arrivarono in
Inghilterra e l'organizzazione aveva previsto che nostro figlio doveva
far visitare Londra
ai ragazzi, prima di portarli presso il paese di destinazione
(solitamente una città in riva al mare). Ma, dopo un po' che giravano
per Londra e nostro figlio spiegava ai ragazzi i vari luoghi famosi ed
approfittava anche per cominciare ad insegnare loro un po' di inglese,
ad un tratto si accorse che mancava un ragazzo del gruppo!
Era disperato. Lui
ed i ragazzi si misero a chiamarlo, ma inutilmente, ripercorsero
all'inverso la strada percorsa, ma senza risultato. Dopo ore di inutili
ricerche, nostro figlio si decise di recarsi presso un ufficio di
Polizia dove raccontò l'accaduto, ma qui lo tranquillizzarono: quel
ragazzo che si era perso aveva chiesto siuto ad un poliziotto che lo
aveva portato subito in ufficio in attesa che qualcuno lo cercasse.
Infatti, poco dopo finalmente potè riaverlo. Ma nostro figlio era felice
ed arrabbiato nello stesso tempo: approfittò per fare una grossa
ramazina ai ragazzi che non si dovevano assolutamente allontanare da
lui! Insomma, quell'anno trascorse delle vacanze molto "nere": era diventato una specie di "guardiano",
sempre preoccupato che i ragazzi non si perdessero e quando, dopo
diverso tempo la vacanza terminò, lui diede un sospiro di sollievo e
decise che da quel momento non ne avrebbe più voluto sapere di andare a
fare il "leader"!)
A volte nostro figlio ci raggiungeva in
montagna una volta tornato in Italia dall'Inghiletrra, così lui si
faceva una doppia vacanza...
Ci trovavamo sempre nello stesso albergo ("Marilleva 900")
ed un pomeriggio io e mio figlio ci accorgemmo che avevamo un po' fame e
pensammo di recarci presso il bar dell'albergo per vedere se per caso
avremmo trovato qualcosa di buono da mangiare. Mentre la cameriera stava
sistemando alcune cose sul bancone, noi vedemmo che al di là del
bancone, sotto un vetro, c'era un bellissimo dolce: lo "strudel"
(una specialità del posto, importata dal Tirolo, a base di frutta,
specialmente mele), così chiedemmo alla cameriera di darci due porzioni
di quello strudel. Lo assaggiammo e rimanemmo tutti e due sbalorditi:
era proprio fenomenale! Così, terminate le due porzioni, chiedemmo alla
cameriera altre due prozioni, sempre di quello strudel.
Era una
vera delizia e lo dicemmo anche alla cameriera che ci guardava
soddisfatta. Alla fine, io misi mano al portafogli e chiesi quanto
dovevo pagare e la cameriera ci disse: "Niente, perchè quello strudel
era di mia nonna che mi aveva regalato...". Io e mio figlio diventammo
rossi dalla vergogna e le chiedemmo scusa: avevamo creduto che si
trattasse di un dolce dell'albergo, ma lei ci tranquillizzò: tanto la
nonna gliene avrebbe preparato di certo un altro. E comunque era felice
che ci fosse piaciuto così tanto. Ci disse che lo avrebbe riferito a sua
nonna che di certo ne sarebbe rimasta felice. Ma noi ce ne stavamo
uscendo con la coda fra le gambe, molto di più del nostro cane quando lo
sgridavamo per quando ne aveva combinata qualcuna... Ma il giorno della
partenza decidemmo di portare una bella mancia a quella cameriera che
nonaveva osato fermarci quando le avevamo divorato tutto il suo strudel.
Ma ci dissero che se ne era andata perchè il suo turno era terminato.
Inoltre le ragazze che si trovavano lì non sapevano nemmeno come
rintracciarla. Così ripartimmo con molta delusione, ma nello stesso
tempo con un bel ricordo: quello dello strudel più buono che avessimo
mai mangiato! E anche oggi, ogni tanto quando si parla di strudel, ci
ricordiamo quella scena che abbiamo fatto quella volta con quella
cameriera, ma nello stesso tempo ci torna alla mente il sapore delizioso
che aveva quel dolce!...
Ma
ritorniamo un momento al nostro cane Dago. Lo avevamo abituato a fare
con noi una passeggiata tutte le sere: il più delle volte io lo lasciavo
libero dal guinzaglio, tanto non si allontanava mai. Ma una sera,
mentre eravamo in un prato poco lontano dall'albergo, mi ero distratto
un attimo e ad un tratto lo vidi correre verso la strada. Gli intimai
subito di fermarsi perchè di lì spesso passavano delle auto e non volevo
che potesse causare guai, ma "lui" non si fermava. Allora cominciai ad
inseguirlo chiamandolo: "Dago! Dago, fermati! Dago, vieni subito qui!".
Ma niente da fare: correva sempre più veloce. La strada per fortuna era
in discesa ed io riuscivo a correre abbastanza veloce, ma "lui" correva
molto più velocemente. Per fortuna in quel momento non passavano
macchine ed io seguitavo a correre ed a chiamarlo. Non riuscivo proprio a
capire che cosa gli fosse successo: non si era mai comportato in quel
modo... Ad un certo punto vidi (con la fioca luce della luna: quella
strada non era illuminata) che si dirigeva verso un ponte (avevo già
corso per qualche chilometro), cercai di correre ancora più veloce, ma
ad un tratto mi sembrò che il cane si dirigesse verso una piccola
discesa che portava al fiume, che poi non era un fiume ma un torrente:
il torrente Noce
(famoso perchè lì spesso ci fanno dei campionati mondiali di canoa e
rafting). Ero proprio sconvolto e, quando arrivai lì, non vidi più
il "mio" cane!
Lo cercai, seguitai a chiamarlo, ma tutto era
inutile. Non sapevo più che cosa fare: era annegato nel torrente? In
quel punto la corrente era molto veloce ed era pericolosissimo
avvicinarsi. Mi misi a piangere disperato: ormai il mio cane era perso,
definitivamente perso! Ma... ad un tratto vidi mia moglie che stava
arrivanto tutta tranquilla. Non riuscivo a capire: il nostro cane se ne
era andato e lei se ne stava tranquilla? Ma subito dopo vidi che mia
moglie aveva al guinzaglio Dago! Non credevo ai miei occhi. Mia moglie
mi spiegò che, quando mi sono messo a correre dietro a quel cane
sconosciuto, non capiva che cosa stavo facendo e poi, perchè lo chiamavo
"Dago" se il nostro Dago era lì,
accanto a lei?... Insomma, avevo rincorso un cane che non era il nostro e
dopo capii perchè correva così tanto: evidentemente qual cane aveva
avuto paura di me che lo rincorrevo così velocemente!...
Così
abbracciai il nostro Dago e mi misi a piangere di gioia. Subito dopo
però ero preoccupato per "quell'altro" cane: dove era finito?! Ma lo
vidi in lontananza: aveva attraversato il ponte ed ora se ne stava
andando sempre più lontano: non voleva correre il rischio... che io lo
prendessi...
Beh, l'errore era stato causato un po' dalla scarsa luce e poi quel cane era molto simile al nostro, quindi...
Ma subito dopo abbracciai Dago che mi ricambiò con una grossa leccata! Non capiva il perchè, ma era felice...
Perogatt
(74 Segue)
Buon Ferragosto con... sorprese :)
Oggi - dicono - dovrebbe essere FERRAGOSTO. Ho guardato attentamente diversi calendari e nel giorno 15 Agosto non ho trovato la parola FERRAGOSTO. Si saranno sbagliati i calendari? Non credo, penso piuttosto che si tratti di altro: il calendario in effetti dice "Assunzione Maria Vergine", di conseguenza dovrebbe essere la festa dell'Assunta. Ma in giro ormai si usa di più dire che è FERRAGOSTO e ci si augura tutti "Buon Ferragosto", nessuno dice "Buona Assunzione" anche perchè... in pochi capirebbero di cosa si tratta.
Sono andato a leggere sul dizionario e su "Ferragosto" dice: "Festività
che ricorre in agosto, in origine il primo del mese, quindi il
quindicesimo, festa cristiana dell'Assunta; estens., breve periodo di
vacanza alla metà di agosto. [Lat. feriae Augusti]".
Non si può proprio dire che il dizionario parli molto chiaro... Eppure si tratta di un dizionario fra i migliori, il famoso "Devoto - Oli".
Comunque resta il fatto che anticamente era una festa pagana (dal latino significa più o meno, se non sbaglio "Ferie d'agosto"), poi diventata una festa religiosa (l'Assunta). Ma penso che il termine Ferragosto sia una libera contrazione delle parole romane, "Feriae Augusti" e da qui "Ferr-agosto" (attenzione: devo avvertire che io non ho studiato il latino, per cui non sono certissimo della mia interpretazione....
Beh, a questo punto ci rinuncio: visto che si usa augurare Buon Ferragosto, lo faccio anche io, magari in una maniera un po' diversa: regalando qualche piccola "sorpresa"...
Si tratta 3 copertine del mitico "Diario Vitt" (estate 1949 - Jacovitti), "Diario Vitt" (estate 1050 - Landolfi), "Diario Vitt" (estate 1052 - Jacovitti).
Da notare che la qualità di alcune immagini ingrandite non è delle
migliori: la colpa non è mia... il fatto è che, non riuscendo a
rintracciare le copertine originali (che ho sicuramente da qualche
parte, ma dove?... Beh, proprio all'ultimo minuto ho rintracciato la
copertina dell'Almanacco Vitt del 1050: almeno la qualità di questa è un
pochino migliore...), ho usato delle riproduzioni stampate dulla
rivista "Informa Vitt" (dell'Associazione Amici del Vittorioso - vedi una delle prossime puntate).
Poi metto una copertina -realizzata da me - di "Giochi sotto l'ombrellone" (una serie di inserti di Famiglia Cristiana), questa è la numero 3 del 18 luglio 1990. Beh, si parla di estate anche qui, no?...
Inoltre, per questa occasione, ho messo anche una mia tavola tratta dalla serie dei "Casi dell'Ispettore Perogatt" pubblicata diversi anni fa sul Giornalino (prima che il nuovo direttore non "eliminasse" anche questo personaggio...).
Questa tavola non è di carattere estivo... E allora come mai si trova
qui? Be, volevo fare un piccolo omaggio ai tanti ex lettori del mio
personaggio Ispettore Perogatt, e poi... volevo fare una piccola "sopresa"
ad un grande amico che temevo di avere perso dato che da tempo non mi
scriveva più e non rispondeva nemmeno alle mie e-mail, ma ora,
finalmente è ritornato! Ha avuto un periodo di "sbandamento"
causato, penso, soprattutto dall'inizio del suo primo lavoro... Come lo
capisco! Comunque le sue e-mail ricevute in questi giorni mi hanno fatto
molto piacere: un amico che "ritorna" non è cosa di tutti i giorni! Questo amico si chiama Luca e vive in Liguria... No, non l'ho conosciuto durante le mie vacanze in Liguria, ma durante una manifestazione di fumetti ad Acqui Terme (Acqui Comics - VI edizione),
qualche anno fa (non mi ricordo l'anno: ormai chi mi legge sa che io
sono "allergico" alle date... e non me le ricordo tanto...), comunque
siamo subito diventati amici! Luca è un grande appassionato di fumetti
e, quando può, ne colleziona alcuni, solo quelli che gli piacciono...
Lui dice che gli piacciono i miei disegni ed ad Acqui Comics aveva
acquistato ad un'asta di beneficenza una tavola originale del mio
personaggio Gianconiglio. Da allora ha cominciato anche a conoscere ed amare anche altri miei personaggi, ma soprattutto l'Ispettore Perogatt"...
I "Casi dell'Istettore Perogatt" erano una serie di "mini-gialli demenziali"
che avevano riscosso moltissimo successo: i lettori si divertivano a
cercare di indovinare chi fosse ogni volta il "colpevole" e la
soluzione, in alcuni casi, si trovava in un'altra pagina del giornale,
ma in alcune tavole l'avevo messa, capovolta, in fondo alla pagina
stessa. La pagina che ho scelto è intitolata "Dov'è finit Internet?".La soluzione è in basso capovolta: anche per questo motivo ho scelto questa pagina... Solo che, per non "appesantire"
troppo l'immagine, potrebbe darsi che non sia facilissimo riuscire a
leggere bene tutto: in questo caso, se mai, conviene lavorare un po' di "immaginazione" e "immaginare" che cosa poteva esserci scritto :)
Ma se per caso a qualcuno venisse... l'acquolina... si possono vedere moltissime pagine sul sito dell'Ispettore Perogatt che si trova a questo indirizzo: http://www.ispettore-perogatt.suinternet.it dove si trovano anche moltissimje notizie su questo mio personaggio (grazie anche all'amico Luca (nominato anche l'Ispettore della Liguria...) che mi ha fornito moltissimi dati a questo proposito e che ringrazio).
Bene, a questo punto non mi rimane che augurare BUON FERRAGOSTO a tutti:
a chi è già stato in vacanza
a chi è già tornato dalle vacanze
a chi si appresta a partire per le vacanze
a chi (come me...) non va in vacanza e magari sta anche... lavorando
Comunque sia: buon divertimento!
Perogatt
Vacanze al mare (con fantasma...)
Manca pochissimo a ferragosto... e mi è tornato in mente che per molti anni io, mia moglie ed i figli, ogni anno per le vacanze ci recavamo al mare, a Pietra Ligure - in provincia di Savona.
In quel periodo noi abitavamo a Milano e per arrivare fino a Pietra
Ligure impiegavamo abbastanza poco tempo: si
trovava abbastanza vicino.
I primi anni ci andavamo in
treno (e spedivamo per corriere un baule con il necessario per la
stagione) e poi, quando mia moglie aveva preso la patente (io no: mi
avevano bocciato... Ma di questo magari ne parlerò in un'altra puntata -
se me lo ricorderò...) e di conseguenza un'auto, ci andavamo con le
valige al seguito: l'auto era sempre stracolma di vestiti, oggetti, ma
soprattutto... giocattoli.
Nei primi anni cercavamo ogni
volta un appartamento in affitto, ma ogni volta dovevamo cercarne uno
nuovo. Dato che non ci piaceva l'idea di prenotare per l'anno
successivo, spesso capitava che poi quell'appartamento non lo trovavamo
libero, così eravamo sempre alla continua ricerca. La cosa non era molto
facile, dato che noi eravamo in cinque (io, mia moglie e quattro figli)
e di conseguenza l'appartamento ci serviva abbastamaza grande ed -
ovviamente - comodo, ma anche non troppo costoso...
Un anno, mentre eravamo alla ricerca di un appartamento (nella zona da noi preferita, chiamata "le mimose"
(poiché tutto intorno era appunto pieno di mimose) perchè aveva vari
requisiti: in collina, ma non troppo lontano dal mare e poi in quella
zona i nostri figli avevano conosciuto diversi amici che si incontravano
ogni anno per giocare ed anche noi avevamo fatto amicizia con diverse
persone che ogni anno venivano anche loro nella stessa zona, quando
incontrammo una signora, piuttosto anziana, che ci disse che lei ci
capiva: anche lei aveva da sempre preferito quel posto (loro due erano
di Torino), tanto è vero che lei e sua sorella (quasi coetanea) qualche
anno addietro avevano fatto costruire in un terreno, da loro acquistato,
una villetta quasi "gemella", cioè un
appartamento di fianco all'altro, ognuno per una delle due sorelle.
Erano sorelle che andavano abbastanza d'accordo, ma quella signora ci
disse che tutte e due avevano un caratterino... un po' particolare, per
cui avevano preferito avere ciascuna un appartamento separato. Quindi
l'avevano fatta costruire con un solo ingresso, ma due
appartamenti attaccati, molto simili. Quella signora ci invitò nella
villetta (su due piani) per offrirci un tè; così approfittò per
farci visitare il suo appartamento. Non era molto grande, ma gradevole.
Davanti c'era un piccolo giardino (comune a tutte e due le sorelle) e
così pure un piccolo, ma sufficiente, spazio per il parcheggio ed un
orto nel retro che però era diviso in due parti: ciascuna delle due
sorelle ci teneva a curare l'orto per conto suo e facevano sempre
una specie di gara per chi lo faceva meglio...
Salutata
quella signora, che nel frattempo ci aveva fornito alcuni indirizzi dove
sapevano che molto probabilmente avremmo potuto trovare l'appartamento
in affitto adatto alle nostre esigenze, ci demmo appuntamento ad
un'altra occasione. Infatti riuscimmo a trovare l'appartamento per
quell'anno proprio in uno degli indirizzi che ci aveva fornito quella
signora. Ma ogni anno cercavamo di riuscire a trovare il tempo per
andare a trovare quella signora, però non ci era stato possibile: con
tre figli abbastanza piccoli, non era facile riuscire a trovare del
tempo libero.
Una volta io e mia moglie ci eravamo recati a
Pietra Ligure qualche tempo prima alla ricerca dell'appartamento, ma
senza risultato. Eravamo avviliti ed ormai quasi rassegnati a tornarcene
a casa: quell'anno sarebbe stato senza vacanze. Così ci recammo in un
ristorante che si trovava vicino alla zona che noi preferivamo (un po'
lontano dal mare, ma non troppo). Mentre stavamo pranzando, la
proprietaria del ristorante ci aveva sentiti parlare ed aveva capito che
eravamo avviliti per non aver trovato un appartamento da affittare per
quell'anno. Quindi questa ci disse che forse ci sarebbe stata una
occasione: aveva saputo che a pochi passi da lì c'era una villetta che
affittavano, solo che il proprietario l'affittava senza mobili e
l'affittava con un contratto di alcuni anni, rinnovabili; ci disse anche
che aveva saputo che la cifra richiesta non era tanto alta.
Ringraziammo e ci recammo presso la persona proprietaria di quella
villetta che subito ci accompagnò a visitarla. Scoprimmo così che si
trattava proprio della villetta delle due sorelle che avevamo visto
diversi anni prima con una delle due! Il nuovo proprietario ci disse che
le due sorelle, molto vecchie, erano morte ed i parenti avevano venduto
quella villetta e lui l'aveva acquistata.
Ci disse che, dei
due appartamenti, era libero quello a sinistra: proprio quello che noi
avvevamo visitato anni prima! Gli dicemmo subito che lo prendevamo
perchè conoscevamo già qualla casa. Così, firmato il contratto, cercammo
alcuni mobili essenziali da portare lì: alcuni li avevamo già, erano
dei mobili che ci eravamo portati dietro da Roma e che non usavamo quasi
mai, altri li acquistammo in un negozio dove si trovavano mobili molto
economici. Così, in poco tempo quell'appartamento era pronto:
praticamente c'era tutto quanto ci sarebbe potuto servire.
Così da quel momento, per anni quella casa era sempre più usata da noi e
spesso mia moglie ci andava anche d'inverno con il figlio più piccolo
(dato che non andava ancora a scuola), mentre a volte io e gli altri
figli rimanevamo a Milano. Altre volte, invece, in occasione di qualche
festa, ci riunivamo tutti lì, nella villetta al mare: lì ci trovavamo
veramente bene.
Durante l'estate invece l'appuntamento era sempre pieno di figli, allegria e... sgobbate per tenere tutto pulito.
Io mi ero anche attrezzato per poter lavorare anche lì: avevo
trovato un picolo tavolo che avevo sistemato in camera (con vista sul
mare...) e, per colorare le tavole (dato che a quell'epoca andavano
colorate sul retro) mi ero costruito una specie di "tavolo luminoso".
L'unica cosa che ci mancava era il telefono: a quei tempi era molto
difficile ottenere una linea telefonica per i non residenti (come lo
eravamo noi). Ma questo non ci creava troppi problemi: avevamo dato
istruzioni ai parenti ed anche alla redazione del Corriere dei Piccoli
(per il quale in quel periodo lavoravo intensamente) che, in caso di
necessità ci avrebbero inviavato dei telegrammi e ci saremmo recati in
paese, presso un locale dove c'era un centralino telefonico con diverse
cabine: si prenotava la telefonata, e poco tempo dopo, quando si veniva
chiamati, ci recavamo nella cabina indicata per poter parlare.
Ma la maggior parte dei telegrammi li ricevevamo dal Corriere dei Piccoli:
spesso mi chiedevano dei lavori speciali, come illustrazioni, copertine
oppure del lavoro extra, che io realizzavo e spedivo poi con il
corriere (a loro spese) ed al Corriere dei Piccoli ricevevano (sempre
puntualmente) quanto da me realizzato. Quindi, chi da piccolo aveva
letto le mie storie di Gianconiglio (ed altri disegni),
ora sa che moltissimi li avevo realizzati proprio a Pietra Ligure! (e
magari anche proprio l'atmosfera marina di quelle parti, in molte storie
mi aveva influenzato un po'...)
Al contrario di mia moglie ed i figli, a me non piaceva troppo la "vita da spiaggia":
io approfittavo per lavorare, fare qualche passeggiata ed andare a
prenderli verso l'ora di pranzo: facevo anche io un bel bagno (alcuni
dei miei figli approfittavano per fare un bagno supplementare...) e poi
andavamo a fare un po' di spesa ed a piedi (la strada era tutta in
salita, ma la facevamo sempre molto volentieri: ci faceva aumentare
l'appetito...) facevamo ritorno a casa.
Io curavo molto
l'orto (in Liguria tutto cresceva in maniera fenomenale: l'aria e
l'acqua aiutavano molto) e molti ortaggi li prendevamo da lì. Io avevo
imparato a preparare il "pesto", ma fatto alla "maniera ligure"... Avevo acquistato uno speciale mortaio di marmo dove il basilico ed i pinoli venivano "pestati".
Ci voleva un po' di tempo, ma il risultato era eccellente: quel pesto
era veramente fenomenale! (Ora coltiviamo il basilico nell'orto - nella
nostra casa in provincia di Como - ma non ha proprio lo stesso
profumo...).
Il giardino della villetta di Pietra Ligure era
abbastanza piccolo, fatto a "gradini" (da una conosciutissima usanza
ligure), cioè il terreno in salita lo avevo preparato in maniera che
fosse diviso in larghi "gradini" in modo che i vari spazi dove poter
coltivare fossero piani. In questo modo ero riuscito ad ottenere
moltissimi ortaggi di tutti i tipi, comprese delle zucchine (una
caratteristica ligure, chiamate da quelle parti "trombette",
piante rampicanti) che erano molto lunghe e con un sapore particolare,
leggermente dolce, molto diverso dalle altre solite zucchine.
Avevo detto che quella villetta era "doppia", quindi era abitata da altre persone.
Purtroppo non siamo mai riusciti a "legare"
con questi vicini: loro erano calabresi ed evidentemente le loro
abitudini ed usanze non combaciavano tanto con le nostre... Loro avevano
tre figli piccoli (più o meno dell'età del nostro figlio più piccolo):
una ragazzina e due gemelli. I gemelli erano proprio delle... pesti.
Giocavano molto con mio figlio e lui ci andava molto d'accordo, però i
ragazzi avevano l'abitudine di svegliarsi prestissimo, all'alba, e
scendere le scale (tutti e tre) con gli "zoccoli" che provocavano un rumore incredibile e ci svegliavano di soprassalto (anche perchè il muro divisorio evidentemente era sottilissimo...). Io ne parlai con il padre, ma questi (appuntato carabiniere) disse solo che i suoi erano ragazzi e bisognava lasciarli fare...
Ma dopo diverso tempo che quei rumori di zoccoli ci svegliavano
continuamente di soprassalto, una mattina io mi affacciai al balconcino e
mi rivolsi alla moglie (che si trovava nel piccolo giardino sotto)
dicendole che doveva dire ai suoi figli di non fare tutto quel baccano:
noi avevamo altre abitudini: loro lì ci abitavano tutto l'anno mentre
noi ci andavamo in vacanza e desideravamo riuscire a riposare un po'.
Lei non mi rispose, ma entrò in casa.
Verso l'ora di pranzo sentii suonare alla porta. Era il nostro vicino che, in divisa ed in "posa da sfida" ed aveva in mano un lungo coltello (che teneva quasi nascosto dietro la schiena), mi disse: "Signor Peroni, vuole che facciamo a coltellate?"
(qui occorrerebbe immaginare un forte accento calabrese). Io rimasi
meravigliato e gli dissi che non avevo capito che cosa fosse successo.
Lui mi disse che avevo "osato" parlare con sua moglie: se c'era
qualcosa da dire, avrei dovuto dirla a lui e non a sua moglie! Io mi
limitai a chiedergli... scusa e tutto finì lì. Ma da quella volta mi
guardai bene di parlare a sua moglie.
Ho scoperto poi che era gelosissimo e non faceva mai uscire sua moglie di casa, nemmeno per fare la spesa: ci pensava lui.
La
portava fuori, vestita adeguatamente, solo una volta l'anno in
occasione della festa cittadina: lui era in divisa da cerimonia (in alta
uniforme, con il pennacchio sul cappello). Ma sua moglie doveva tenere
lo sguardo basso e non osservare nessuno e... nessuno doveva guardarla.
Cercavamo di capire le loro usanze, ma non ci riuscivamo comunque: erano
troppo diversi da noi.
Nostro figlio (il più piccolo),
invece, andava molto d'accordo con i tre ragazzi dei nostri vicini ed
assieme realizzavano molti giochi ed anche degli speciali "spettacoli"
dove nostro figlio presentava dei numeri ed i ragazzi eseguivano delle
acrobazie e la bambina invece cantava (cantava veramente bene e spesso
mi chiedo se poi, da grande, avrà coltivato quella sua dote).
Un giorno, però, nostro figlio entrò in casa piangendo; ci disse che i
due gemelli gli avevano rubato i giocattoli (quasi tutta la serie dei
pupazzi di "Big Jim" - che a qell'epoca andava moltissimo di moda). Lui
glieli aveva chiesti, ma loro non ne volevano sapere di ridarglieli. Io
pensai che, in quel caso, occorreva che ne parlassi con i genitori,
ma... vista l'esperienza passata, attesi il ritorno del papà e gli
raccontai dell'accaduto. Lui si imbestialì: i suoi figli non erano
ladri: erano figli di un carabiniere! Però, visto che nostro figlio
seguitava a piangere ed insisteva che quei giocattoli li avevano loro,
il padre si decise a prendere i due ragazzi ed andare assieme nella loro
stanza. Poco dopo sentimmo dei forti rumori e delle urla, seguite da
pianti dei due gemelli. Il padre mi raggiunse con una scatola: dentro
c'erano tutti i giocattoli di nostro figlio. Mi diede quella scatola e
mi chiese scusa. Io lo ringraziai, ma poi vidi, poco dietro di lui, i
due gemelli che piangevano ed avevano degli evidenti segni di
schiaffi sulle guance: evidentemente li aveva picchiati. Io ne fui molto
dispiaciuto e gli dissi che non era poi così importante, ma lui mi
rispose che i figli avevano "macchiato"I di vergogna lui e la sua casa
(seppi poi che pochi anni dopo aveva chiesto il trasferimento: era
ritornato dalle sue parti).
Durante gli anni che abbiamo
abitato in quella villetta, io e mia moglie avevamo fatto amicicizia con
delle persone, dei contadini, che abitavano poco lontano ed assieme ci
divertivamo spesso a chiacchierare ed a fare delle belle partite a carte
tutti assieme. Una volta il marito, in occasione dello sbarco sulla Luna
da parte degli americani (che era avvenuto pochi giorni prima e che io
avevo visto in diretta TV da Milano assieme a mia figlia, la più grande
dei fratelli), ci disse che noi eravamo "sciocchi" a credere che quelli fossero sbarcati davvero sulla Luna, disse che si vedeva chiaramente che era tutto "finto",
che si trattava solo un film che avevano preparato per far credere di
essere stati davvero sulla Luna! Noi facemmo finta di dargli ragione, ma
poi, quando eravamo da soli, dicemmo che evidentemente quel tizio era
proprio un ignorante, molto di più di quanto non avessimo creduto.
Ma poi, molti anni dopo, scoprimmo che quella "teoria"
del nostro vicino di casa di Pietra Ligure era stata fatta anche da
altri, molti altri. Anche alcuni studiosi hanno tuttora dei dubbi ed
anzi qualcuno sostiene - con delle prove - che quel fatto dell'arrivo
sulla Luna da parte degli americani era tutta una truffa. Se ne parla
spesso anche ai giorni d'oggi. E se quel "contadino ingnorante" avesse avuto ragione?...
Molte volte, dopo cena, io e mia moglie avevamo preso l'abitudine di
fare un piccolo giretto all'interno del giardino, mentre i figli se ne
stavano a guardare la televisione. Una sera, passando davanti alla
finestra della cucina (che si trovava a pianterreno), io vidi una cosa
strana: una vecchietta
era seduta proprio nella cucina, mi osservava e mi sorrideva: scoprii
subito che si trattava della vecchietta che avevamo conosciuto, l'ex
proprietaria di quella casa!
Mi venne la pelle d'oca ed
avvertiti subito mia moglie, ma fatti un paio di metri indietro, quella
vecchietta non c'era più. Mia moglie si mise a ridere: evidentemente era
stato un effetto di luce della luna che mi aveva fatto credere di aver
avuto quella visione.
Ma io avevo visto troppo chiaramente
quella scena e corsi dentro la casa, e mi diressi subito in cucina: nel
puno dove avevo visto quella veccietta, non c'era nemmeno la seggiola
sulla quale l'avevo vista seduta... Rimasi in dubbio: forse aveva
ragione mia moglie, forse era stato tutto solo un effetto di luce ed
ombra. Ma seguitai a pensarci.
Poco tempo dopo venne a
trovarci mia cognata, la sorella di mia moglie: lei non era mai stata lì
ed era la prima volta che veniva in Liguria.
Ci sistemammo
in modo da poter liberare una stanza per farci dormire mia cognata. Quel
giorno, dopo mangiato, la cognata disse che era un po' stanca e che si
sarebbe recata nella camera che le avevamo assegnato (che si trovava al
piano superiore) e si sarebbe sdraiata per riposare un po'.
Un'oretta dopo vedemmo la cognata arrivare tutta sconvolta: ha detto che, quando si era svegliata, aveva visto una "vecchietta" seduta accanto al suo letto che la stava osservando e le sorrideva.
Io mi ricordai subito della scena alla quale avevo assistito qualche
sera prima e mi venne in mente che avrebbe potuto trattarsi della
stessa vecchietta che avevo visto io. Chiesi subito a mia cognata di
descrivermi quella vecchietta e, dalla descrizione, scoprii che era
esattamente la stessa che avevo visto io.
A questo punto non avemmo dubbi: era il fantasma
della vecchietta che avevamo conosciuto anni prima, ed evidentemente
era soddisfatta che noi tenevamo con molta cura il suo appartamento. Sia
a me che a mia cognata era "apparsa" sorridente! Mia moglie è
sempre stata un po' scettica su questa storia, ma io e mia cognata
eravamo certi che avevamo veramente visto il "fantasma" dell'ex proprietaria di quell'appartamento!
Gli anni passavano e nel frattempo i nostri figli erano cresciuti ed ogni anno che si parlava di "vacanze al mare"
ci dissero che loro erano stanchi di andare sempre nello stesso posto,
quindi le vacanze le facevamo tutti separati: in quella casa ci
ritrovammo solo io, mia moglie ed il figlio più piccolo.
Ad
un certo punto decidemmo che forse non era più giustificata la spesa
dell'affitto di quella casa: forse ci conveniva cambiare abitudini...
Così lasciammo quell'appartamento ed ogni anno ci recavamo da altre
parti: sull'Adriatico, a Senigallia,
ma qui, nonostante la spiaggia bellissima, d'estate c'era moltissima
afa ed anche... moltissime zanzare (al contrario della Liguria, dove non
ne avevamo proprio trovate). Inoltre, per noi, il viaggio era un po'
troppo lungo; l'unica cosa era il fatto che, andando a Senigallia,
approfittavamo anche per andare a trovare i parenti che abitano lì.
Poi scegliemmo la Liguria di levante,
cioè dalla parte opposta a quella di Pietra Ligure, ma non ci trovammo
bene: la sabbia era nera e la gente del posto non ci era sembrata
ospitale come quella di Pietra Ligure...
Alla fine, nostra figlia, che nel frattempo si era sposata ed aveva avuto una figlia, ci disse che aveva trovato un residence a Pietra Ligure e ci invitò lì, dove era alloggiata lei. Così trascorremmo assieme le vacanze ed inoltre... così potevamo fare anche i "nonni"...
Nostra figlia ci fece osservare che... forse avevamo fatto male a
lasciare quell'appartamento nella villetta a Pietra Ligure. Io e mia
moglie facemmo fatica a non risponderle male:era stata proprio lei
quella che ci aveva convinto, ancora di più dei fratelli, a lasciare
Pietra Ligure!...
Comunque, da allora, ogni anno eravamo
tornati anche noi a Pietra Ligure, cercando delle pensioni: non era la
stessa cosa dell'appartamento, ma almeno ci ritrovavamo a Pietra Ligure.
Poi, in seguito, scoprimmo che, a pochissimi chilometri da Pietra Ligure, a Finale Ligure, esisteva un Residence (il Residence Olivotti) e
molto più attrezzato, così ci recammo per diversi anni lì e io diventai
anche amico di uno dei proprietari: un giovane e molto appassionato di
computer come me, ed assieme creammo il sito del loro Residence; preparai anche il "logo" e realizzai poi, nel 1999, alcuni disegni pubblicitari usando proprio due miei personaggi: l'Ispettore Perogatt e Slurp...
Quel "Residence"
era molto bello (anche se occorreva fare una strada in salita e molti
scalini per arrivare fino all'ascensore ed arrivare nel nostro
appartamento...), solo che, per noi era
diventato un po' troppo costoso, dato che i primi anni ci andavamo in
due famiglie: la nostra e quella di mia figlia, ma poi rimanemmo solo
noi tre: io, mia moglie e nostro figlio...
Inoltre
il nostro medico ci disse che avevamo bisogno di un po' di aria di
montagna, così decidemmo per l'anno successivo di recarci in vacanza
sulle Dolomiti, a Marilleva 900 (in provincia di Trento).
Ma di questo ne parlerò in una prossima puntata...
Dico solo che, diversi anni dopo, io e mio figlio tornammo a fare un
viaggetto a Pietra Ligure per rivedere dal di fuori la "nostra" casa, la "villetta del fantasma",
ma avemmo una spiacevole sorpresa: quella villletta era stata venduta e
trasformata in uffici per una ditta di non sappiamo quale tipo, solo
che, al posto del "mio" orto, ora c'erano dei grossi bidoni, piuttosto sgradevoli a vedersi.
Io e mio figlio ci rimanemmo molto male e decidemmo di non tornare
più in quei posti: ormai tutto era cambiato completamente, e forse...
anche noi.
Perogatt
Negatività - Positività
Ci
sono momenti in cui sembra che vada tutto male, altri - per fortuna- in
cui va quasi tutto bene... Per cui si avverte "nell'aria" una certa "negatività", ma per fortuna a volte c'è anche una certa "positività"...
Negatività
In questi ultimi giorni giorni ero molto arrabbiato per vari motivi.
Motivi
di salute (dovevano farmi un piccolo intervento alle gambe, ma per
colpa del caldo notevole di questo periodo, è stato rimandato ad altra
data).
Motivi di lavoro; tempo addietro mi avevano fatto rifare
un disegno - una copertina. Il motivo? Abbastanza semplice, ma...
complicato allo stesso tempo... Quando io faccio dei disegni, eseguo
moltissime prove, studi ed esperimenti, insomma, studio tutti i pro e
contro pur di eseguire un disegno "senza errori"; tengo presente le "regole" d'oro per ogni disegno: la prospettiva (cioè i "piani prospettici",
l'anatomia, i colori e gli "effetti" di colore. Ad esempio, se una
scena si svolge in un luogo buio, tengo presente quali sono le fonti di
luce e faccio degli "effetti" di colore di conseguenza. Ma queste
semplici "regole" evidentemente gli americani non le conoscono... Fatto sta che una copertina (con i Flintstones) è stata rifiutata dagli americani perchè il disegnatore (cioè io...) aveva fatto un grave errore:
aveva messo sui personaggi due luci al posto di una! In quella
copertina c'erano due fonti di luce, cioè una bianca da un lato ed una
gialla dall'altro ed io avevo fatto appunto degli effetti di luce sui
personaggi tenendo presenti quelle due fonti di luce. Ma gli americani, o
meglio le persone che sono state adibite al controllo dei disegni
provenienti dal "terzo mondo" (cioè noi italiani...), non conoscono quelle regole fondamentali... Di conseguenza sono stato "obbligato" a modificare quegli "effetti di luce" perchè - secondo loro - erano "sbagliati". Ho "dovuto"
eseguire le modifiche, ma la mia rabbia aumentava dato che non mi
avevano nemmeno ascoltato: avevo spiegato i motivi per cui avevo fatto
quegli effetti di luce, ma loro, inflessibili, hanno preteso i
cambiamenti voluti da loro, senza accettare spiegazioni.
In questi giorni, poi, sono stato costretto a rifare una copertina per ben 6 volte perchè... i colori che avevo fatto io erano "sbagliati"... Il senso del "giusto" e "sbagliato"
non sempre è facile da spiegare e da far capire. Se ad esempio, c'è una
scena al buio di uno studio televisivo ed esiste solo un grosso fascio
di luce, ovviamente tutto quanto si trova al di fuori dell'intenso
fascio luminoso rimane in ombra. Questo però non è un "difetto", ma un "pregio":
si possono ottenere degli effetti di luci ed ombre che fanno risaltare
maggiormente i personaggi inquadrati dal fascio di luce. Ma, come ho
detto, ho dovuto ugualmente rifare quella copertina per ben 6 volte:
ogni volta dovevo modificare i colori, sempre di più e con colori sempre
più "luminosi", fino a quando il tutto era diventato luminoso, "troppo luminoso"; mi ero dimenticato di dire che il fascio di luce che io avevo fatto bianco (per dare l'idea di una luce molto forte) ho dovuto modificarlo in un raggio di luce giallo!).
Il risultato? Secondo me era venuto un disegno sbagliato, ma... a loro
andava bene in quel modo. Ad un certo punto ho dato un sospiro di
sollievo quando mi è stato comunicato che "finalmente" avevo "capito"
come andava fatta quella copertina... Ormai era troppo tardi, poiché
quel disegno era già andato in stampa, ma mi ero pentito di essermi
dimenticato di togliere la mia firma: i lettori, poi, avrebbero
giudicato me e si sarebbero chiesti come mai avevo fatto quel tipo di
colori "sbagliati"...
Durante la mia
carriera di fumettista, animatore, pubblicitario, illustratore ed anche
pittore, mi è capitato - purtroppo - a volte di avere a che fare con
gente che non ne capisce niente di disegno. Non è facile spiegare a
gente inesperta certe "regole" che riguardano il disegno, come ad esempio la "prospettiva",
cioè disegnando, un oggetto o una persona o... un personaggio in primo
piano, si deve disegnare più grande rispetto a ciò che si trova più
lontano; questo anche i bambini spesso lo sanno, ma... in certi posti di
comando spesso ci sono persone che non conoscono nemmeno queste "regole d'oro" (conosciute in tutto il mondo): purtroppo capita un po' troppo spesso che certe persone "inesperte" vengono messe in posti direttivi e di conseguenza non riescono a capire certi disegni...
Anni fa, quando avevo disegnato una storia dei Flinstones, al Giornalino
era andata bene (c'è anche un addetto che esamina le storie a fumetti
prima di essere pubblicate - è un disegnatore di fumetti: Roberto Rinaldi un bravo ed esperto disegnatore di fumetti non solo per il Giornalino, ma anche per Bonelli), ma poi avevano dovuto sottoporla al giudizio dell'"esperto" americano, cioè il responsabile della serie "The Flintstones" di allora (mi sembra che in quel periodo l'Hanna-Barbera aveva ceduto i diritti alla "Turner" - attualmente sono gestiti dalla "Warner"); beh, quel tizio aveva scritto alla direzione del Giornalino dicendo che "il disegnatore di quella storia aveva fatto un errore: aveva disegnato il personaggio Wilma più piccolo del personaggio Fred". Ebbene, quel tizio non avava fatto caso... che si trattava di "prospettiva" e di conseguenza Wilma era "ovviamente" un po' più piccola dato che si trovava un po' più lontana da Fred. Evidentemente quel tizio non conosceva le regole della "prospettiva" ed io sono stato "costretto" a modificare quel disegno. Ma come facevo a correggere - sbagliando - un disegno? Dopo aver tentato "inutilmente" di far capire perchè "tecnicamente"
i due personaggi non potevano essere delle stesse dimensioni, ho dovuto
rifare completamente quella vignetta studiando una impostazione
diversa, cioè senza "piani prospettici", insomma, sullo
stesso piano e di conseguenza in quel modo Fred e Wilma potevano essere
delle stesse dimensioni. Una volta rifatto il disegno, quel tizio
(incapace) ha approvato il disegno e la storia ha potuto essere
stampata. Questo fatto ha causato uno "slittamento" della programmazione
e quella storia è stata stampata diversi numeri dopo, causando un
piccolo guaio: la storia in questione aveva un tema specifico e di
conseguenza è stata stampata "fuori tempo" ricevendo così lettere di
protesta e critica da parte di molti lettori... ai quali poi non si
sapeva cosa rispondere: non era facile far capire che al mondo a volte -
purtroppo - capita che persone "inesperte" vengono messe in posti di comando...
Ma avrei moltissimi altri aneddoti simili di fatti che mi sono capitati in passato (come ad esempio al Corriere dei Piccoli) anche in altri settori: nei disegni animati, nella pubblcità... Le persone "inesperte" in posti di comando abbondano sempre...
Riassumendo,
ormai da diverso tempo, nel nostro settore dei fumetti, che dovrebbe
essere sereno, dato che si tratta di un lavoro che "dovrebbe" essere "divertente", per colpa di molti, troppi inesperti, si respira un'aria malsana, piena di "negatività"!
Positività
Insomma, dicevo che "ero"
arrabbiato per tutte quelle cose accadute (e molte altre simili che
risparmio per non annoiare), molto arrabbiato, quando mi è arrivata una
e-mail da un amico che ho conosciuto grazie proprio a questo mio PeroBlog,
che mi raccontava di una esperienza appena trascorsa: al posto di fare
le vacanze come quasi tutti gli altri, lui (assieme ad un gruppo di
amici) aveva partecipato ad una speciale "marcia", una "marcia francescana":
moltissimi giovani un po' da varie parti d'Italia ed anche dall'estero,
eseguiva questa marcia a piedi, sotto il sole cocente misto a momenti
di temporali violenti con anche la grandine attraversando vallate e
montagne delll'Umbria, per giungere alla fine ad Assisi.
Quell'amico
mi ha anche mostrato le numerose (belle) foto che aveva scattato in
quella occasione: ho visto facce allegre, felici. Insomma: "positive".
"Giovani che si incontravano per la prima volta ma che" - dice l'amico - "sembrava che si conoscessero da molto tempo".
So
per esperienza, per esserci stato molti anni fa, da giovane, che Assisi
è un posto speciale: lì la serenità arriva comunque! Lì tutto diventa "positivo".
Anche la gente umbra è quasi unica in Italia: gente molto ospitale e serena.
Insomma, dal racconto dell'amico ho avvertito un forte senso di "positività".
Mi
sono subito sentito meglio: in fondo il mondo non è poi tutto così
brutto, esistono anche delle notizie belle, mi fa molto piacere sapere
che molti giovani si riuniscono in serena allegria.
Ed io ne sono rimasto piacevolmente "contagiato"...
Per tutto questo, ti ringrazio "amico"!
Come avrai notato, per delicatezza non ho scritto il tuo nome: non
credo che a chi legge serva sapere il nome, ma conoscere i fatti e
sapere che al mondo d'oggi non tutto è "negativo" esistono anche molte cose "positive" che, secondo me, vanno fatte sapere.
Quindi ora sono molto, molto meno arrabbiato...
E questo non è poco.
Perogatt
(72 Segue)
Ufficio PeroPostale: una e-mail da Giovanni...
Sono moltissimi i visitatori dei miei due "PeroBlog"
che mi scrivono: alcuni preferiscono mettere un proprio commento sulle
varie puntate, altri preferiscono mandarmi una e-mail con i commenti che
avrebbero voluto scrivere sui miei PeroBlog (su Splinder e su MrWebmaster),
ma... forse non hanno avuto il coraggio... oppure (e sono diversi) non
hanno ancora capito come si fa a scrivere un commento (magari, se
avanzerà un po' di... tempo, spiegherò le procedure - semplissime - alla
fine di questa "puntata postale"),
altri ancora, mettono i loro commenti e mi scrivono anche delle e-mail:
alcuni per chiedermi delle notizie supplementari su alcune cose che non
avevano trovato sul PeroBlog, altri per fornirmi notizie e chiarimenti,
oppure, come è il caso degli amici (conosciuti solo via e-mail oppure
con la web-cam) Giovanni, Contix, Mariolino, Alex e diversi altri che mi inviano (via e-mail o con la chat) molti suggerimenti, mi danno spesso una mano per riuscire a rintracciare alcune immagini oppure alcuni dati (e date...),
inoltre spesso mi inviano delle immagini di disegni miei che sono
riusciti a rintracciare su alcuni giornali e che io non riuscivo più a
trovare, oppure che erano andati persi. Beh, approfitto per ringraziare
tutti i miei "nuovi" amici per la loro preziosa collaborazione!
Stavolta rispondo qui, pubblicamente a Giovanni
(anche se penso che in questi giorni potrebbe essere in vacanza... In
questo caso, se mai, leggerà questa puntata al suo rientro...),
ringraziandolo molto per le sue numerose ed utilissime annotazioni,
precisazioni ed anche per avermi inviato (un po' di tempo fa, ma che,
per motivi... tecnici, uso solo ora...) una e-mail con allegate due
pagine del Corriere dei Piccoli del 1976.
Da notare che in quel periodo io non sempre riuscivo a
rintracciare dei numeri del Corriere dei Piccoli: solitamente venivano
messe da parte delle copie del Corriere dei Piccoli destinate ai
collaboratori, ma in quel periodo quella consuetudine non veniva quasi
mai rispettata e di conseguenza, se per caso io non trovavo il tempo per
recarmi presso l'edicola ad acquistarne una copia, rimanevo senza
documentazione), così mi capitava spesso di non vedere nemmeno com'erano
venute stampate delle storie con Gianconiglio. Quindi questa era la prima volta che vedevo come era venuta stampata quella pagina!
Questo era successo, guarda caso, proprio con le due pagine che
mi ha inviato Giovanni: si tratta della copertina e del retrocopertina
del numero 1 del 1976. In questo numero in prima pagina c'era la prima
tavola di una storia di Gianconiglio, una storia che avevo realizzato
con molta passione ed entusiasmo, anche se non avevo trovato dei
riscontri adeguati da parte della direzione: il lavoro lo avevo fatto
per i lettori, i veri destinatari dei miei disegni; il motivo? Beh, i
tempi erano cambiati ed al Corriere dei Piccoli si
respirava un'aria diversa, non c'era più quell'affiatamento che c'era
stato anni prima... (anche a tutt'oggi mi capita spesso di fare dei
disegni con molto divertimento e mentre disegno penso "solo" ai lettori: loro sono i destinatari, i miei veri "giudici").
Quindi ecco qui sotto quelle due pagine: la prima pagina, con la tavola iniziale di una storia di Gianconiglio ("Geremia Gatto in altalena"),
l'altra è il retrocopertina. Dato che quello era il primo numero
dell'anno, c'era una pagina con illustrati i vari personaggi del
Corriere dei Piccoli di quel periodo, compreso quindi anche Gianconiglio.