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giovedì, 30 marzo 2006
ANEDDOTERIA PEROFUMETTOSA (46)

Un calcio al calcio...

PeroCalcio"Zitti e Mosca" era una trasmissione prodotta, anni fa, da mia figlia per il circuito "CinqueStelle" (mi sembra che ora non esista più) che veniva trasmessa tutte le settimane dagli studi di Telenova di Milano che si collegava con moltissime emittenti sparse un po' in tutta Italia.
Quando bisognava scegliere il titolo della trasmissione che, ovviamente, parlava di calcio, e dato che sarebbe stata presentata da Maurizio Mosca, venne in mente contemporaneamente a mia figlia e me: possiamo chiamarla "Zitti e Mosca"!.
Quel titolo piacque a tutti, compreso Mosca che di solito ha sempre da ridire su tutto, critica tutto ed è sempre preoccupato che qualcosa non funzioni.
Quando mia figlia in quel periodo faceva la produttrice di trasmissioni televisive (produsse molte trasmissioni del mattino per le donne e produsse anche "Slurpiamo", quella con il mio personaggio "Slurp", trasmissione della quale ho già parlato in un'altra puntata di questo PeroBlog) e, quando tutto fu pronto, organizzò, presso il Circolo della Stampa di Milano, la conferenza stampa per l'annuncio della trasmissione, io ero presente solo perché avevo realizzato la sigla animata della trasmissione e la mascotte, una "mosca" (è ovvio...) che avevo chiamato Zikko
Zikko
"Zikko". Ad un certo punto, quando stava per iniziare la conferenza stampa, presentata da Maria Teresa Ruta, Mosca mi si avvicinò tutto trafelato e mi disse, anzi mi urlò: "Ha preparato i cubi?" Io non avevo la minima idea di cosa volesse dire, ma sapevo anche che Mosca era un tipo del tutto particolare e bisognava cercare di non contraddirlo mai perché c'era sempre il rischio che, nonostante avesse firmato il contratto, avrebbe anche potuto lasciare la trasmissione immediatamente, anche prima di iniziare... Così, dopo un primo attimo di smarrimento, gli dissi: "Certo, signor Mosca, è tutto pronto, anche i... cubi!"
Maurizio MoscaCosì, mentre Mosca si allontanava tranquillo e stava per avviarsi verso il tavolo della conferenza stampa, io mi avvicinai a mia figlia e le chiesi velocemente sottovoce che cosa volevano dire i "cubi". Mia figlia non riusciva a capire che cosa stessi chiedendo e, dopo averle raccontato brevemente quanto era successo con Mosca e della faccenda dei cubi, lei mi disse di non preoccuparmi e che avevo fatto bene a dirgli che i cubi erano pronti: si trattava di una serie di grossi cubi con incollate le facce di calciatori o allenatori famosi, cubi che lui durante la trasmissione avrebbe usato salendo su una torre (preparata all'ultimo minuto dagli scenografi) dalla quale gettava uno dei due cubi che ogni volta metteva a confronto, scegliendo fra due facce che erano raffigurate sui cubi stessi. Insomma, era un giochetto che gli era venuto in mente la sera prima ed evidentemente aveva pensato che io, avendo preparato la sigla e la mascotte, sicuramente sarei stato anche il responsabile di quei "cubi"... Così il pericolo che Mosca se ne andasse, lo avevo salvato io senza volerlo.
Beh, la prima trasmissione andò in onda ed era presente nella conduzione anche il famoso calciatore
Antonio CabriniAntonio Cabrini. Poco prima della trasmissione conobbi questo bravissimo calciatore; bravissimo anche come persona: un individuo molto modesto, timido e gentilissimo. Non sapevo se avrebbe retto all'irruenza di Mosca, così gli diedi alcuni consigli su come comportarsi e lui mi ringraziò molto.
Infatti, li mise tutti in pratica durante l'andamento della trasmissione. Mia figlia ed i suoi soci erano terrorizzati perché avevano saputo che in altre trasmissioni simili Mosca aveva minacciato tutti di andarsene (ed alcune volte lo aveva fatto davvero, anche in diretta) e temeva sempre il peggio. Io la rassicuravo, ma lei giustamente, anche perché era la produttrice, non stava mai tranquilla. Ma nella trasmissione filò tutto alla perfezione e, quando finalmente ci fu la sigla finale, mia figlia diede un grosso sospiro di sollievo.
Così subito dopo andammo tutti assieme in un vicino ristorante per la cena. Io mi sedetti in un posto qualsiasi, un po' lontano dai giornalisti anche perché temevo che mi facessero delle domande di tipo calcistico e, dato che io sono un tifoso (molto alla leggera), ma completamente inesperto delle regole del calcio, non volevo fare brutte figure. Ad un certo punto si avvicinò a me Mosca e mi chiese se la sedia vicino era libera, alla mia risposta affermativa si accomodò. Mi rivolse subito la parola e mi disse che era rimasto molto soddisfatto della realizzazione dei "cubi". Io cercai di non contraddirlo ed approfittai per chiedergli se gli era piaciuta la mascotte Zikko e la sigla della trasmissione. Stavolta mi osservò meglio e mi disse: "Ma lei è il disegnatore Peroni! Allora è lei che ha fatto le animazioni della sigla, vero?" Gli risposi ovviamente di sì e lui si complimentò perché gli era molto piaciuta la sigla ma soprattutto la "mascotte": lui in un primo momento aveva temuto che avessi fatto la sua caricatura, invece poi ha scoperto che si trattava "solo" di una mosca, anche se un po' furbina... Lui non amava le caricature e diceva che nessuno era mai riuscito a fargli una caricatura giusta. E poi mi disse che lui se ne intendeva di disegni anche perché suo padre disegnava. Io lo sapevo bene anche perché moltissime sue vignette erano state pubblicate su vari giornali umoristici e poi, durante la direzione del Corriere dei Piccoli, suo padre, Giovanni Mosca - vignettaGiovanni Mosca, commentava anche lì con i suoi disegni (con uno stile riconoscibilissimo: molto abbozzato ma efficace) alcuni articoli che scriveva appositamente per i lettori. Durante la sua direzione il Corriere dei Piccoli aveva assunto un aspetto un pochino diverso da quello che avevano fatto i suoi predecessori, cioè era un pochino meno giornale per bambini e un po' più giornale per bambini-adulti: aveva inserito diverse rubriche di fatti veri. Insomma era diventato una specie di Corriere della Sera dei Piccoli. A me piacevano alcune rubriche, ma ad essere sinceri alcune cose non mi avevano convinto perché ero sempre rimasto affezionato alla "vecchia" impostazione del Corriere dei Piccoli ed ogni trasformazione mi disturbava un po'. Ma, parlando con Maurizio Mosca di suo padre, cercai di evitare di criticarlo. Lui invece lo criticò subito: a lui non erano mai piaciuti i disegni che faceva suo padre. Io gli chiesi se ne possedeva e lui mi disse di sì, li aveva tutti quanti. Ad una mia timida domanda chiedendogli se per caso... gli fosse stato possibile riuscire a farmi avere uno dei disegni originali di suo padre, lui mi rispose di sì, ma mi chiese: "Ma che cosa se ne fa? Sono brutti!" Io cercai di spiegargli che suo padre aveva uno stile del tutto particolare e mi piacevano quei disegni proprio per la loro originalità. (devo dire che quel disegno originale non lo ebbi mai: Mosca ogni volta mi diceva che se ne era dimenticato...). Ma a quel punto Mosca divenne serio e mi disse che lui non era andato mai tanto d'accordo con suo padre, anche perché gli diceva sempre che lui era un incapace. Ora che suo padre era scomparso, lui avrebbe voluto fargli vedere che, anche se a suo modo, era diventato un bravo giornalista. Ma suo padre questo non lo aveva mai saputo. Capii che avevo toccato un tasto un po' doloroso, quindi cambiai discorso e gli chiesi cosa ne pensava di Cabrini. Mosca mi rispose parlandomi delle qualità calcistiche di Cabrini, cioè di quando faceva il calciatore ed io gli feci osservare che con la mia domanda, intendevo che cosa ne pensava del Cabrini presentatore. Mi disse che era soddisfattissimo. Per fortuna c'era Cabrini, altrimenti con "quell'altro" sarebbe stato un disastro! "Quell'altro" significava Marino Bartoletti (il vero autore della trasmissione di "Quelli che il calcio", anche se poi gli era sfuggita un po' di mano ed anzi, per discussioni interne delle quali non ne so niente, alla fine lui non era più nemmeno fra i presentatori della trasmissione: al posto di Fabio Fazio, ci fu Simona Ventura che diede un'impronta completamente diversa alla trasmissione). Seppi così che qualche giorno prima aveva litigato con Bartoletti e lui non lo voleva nella sua trasmissione. Mia figlia si era data subito da fare per cercare un sostituto e le venne in mente - per fortuna - Cabrini. Fu una scelta giusta poiché piaceva a Mosca (anche perché Cabrini non era un tipo invadente e ci andava molto d'accordo. A me era spiaciuto un po' dato che conoscevo bene Bartoletti e mi sarebbe piaciuto che in "Zitti e Mosca" ci fosse stato lui a condurla assieme a Mosca.
Bartoletti io lo avevo conosciuto anni addietro, agli inizi degli anni '70, perché ero stato chiamato dal Conte Rognoni, il proprietario del giornale sportivo "Guerin Sportivo", per sostituire
Vignetta di Marino 2-11-70"Marino" (non ricordo proprio qual era il suo cognome dato che tutti lo avevano chiamato con il suo nome d'arte "Marino", con il quale firmava anche le vignette), il bravissimo e noto disegnatore ufficiale di quel giornale (che usciva il lunedì nello stesso formato dei quotidiani, anzi forse di più: misurava cm. 43 x 59; stampato in nero con la testata "Guerin Sportivo" in verde). Marino stava molto male ed aveva dato il permesso che qualche disegnatore affidabile lo imitasse. Io feci velocemente qualche prova che sottoposero a Marino e questi le approvò subito: lo avevo imitato alla perfezione.
Così per molto tempo io andavo in redazione tutte le domeniche pomeriggio e dovevo realizzare ultravelocemente le vignette, tutte di formato gigante, cercando di inventare le battute in base ai risultati delle partite appena concluse; le schizzavo e le sottoponevo al Direttore (il Conte Rognoni) per l'approvazione; qualche volta lui mi faceva fare qualche piccola modifica ma in genere era molto soddisfatto. Così tornavo nella stanza che mi avevano assegnato per realizzare i disegni originali con lo stile di Marino: uno stile piuttosto difficile da imitare, ma c'ero riuscito abbastanza bene. Il Conte Rognoni, prima di iniziare a lavorare con le vignette, mi chiese per quale squadra io tifassi e gli risposi timidamente che... in effetti io non ero proprio un tifoso: mio padre era uno Juventino e di conseguenza io e mio fratello fummo Juventini (mio fratello era molto più appassionato di me riguardo il calcio: io invece lo seguivo molto poco). Quindi dissi al Conte che ero... Juventino. Lui mi disse "Bene, perché se lei era un milanista l'avrei mandato subito via!" Insomma, il Conte Rognoni odiava il Milan (anche se non ho mai saputo di preciso per quale motivo, ma sapevo che lui aveva appena acquistato la squadra del "Cesena" che, anche grazie agli interventi del Conte, subito dopo era riuscito ad arrivare in Serie A) e mi spingeva a fare sempre, su tutti i numeri, vignette contro il Milan. A me la cosa non andava tanto, ma... dato che lui era il Direttore (e proprietario) mi rassegnai; oltre tutto, cosa da non dimenticare, per quelle vignette mi pagavano piuttosto bene. Quindi mi specializzai nel fare caricature dei giocatori del Milan, ma soprattutto di Gianni Rivera. Devo dire che, per guadagnare tempo, il Direttore del giornale mi aveva dato il permesso di preparare in studio alcune vignette che trattavano argomenti generici, sempre di calcio, ma non di attualità molto stretta. Così alla domenica arrivavo con alcune vignette già pronte, ma la maggior parte dovevo farle al momento, appena terminate le partite e saputi i risultati ed eventuali errori degli arbitri oppure discussioni varie fra i giocatori, insomma tutto quello che si riusciva a sapere che potesse dare degli spunti per creare delle vignette apposite sulle partite principali della giornata con battute adeguate.
Marino BartolettiNella stessa stanza che mi avevano affidato c'era anche un certo Marino Bartoletti... sì, proprio quello che, anni dopo avrebbe inventato e presentato la trasmissione "Quelli che il calcio". Lui era stato molto gentile e comprensivo con me. Bartoletti era impegnato, come me del resto, solo che lui doveva commentare con la macchina da scrivere i risultati delle avarie partite appena concluse. Tutto si operava con la massima velocità perché il giornale andava in stampa pochissimo tempo dopo. Come già detto, io non sono mai stato un esperto di calcio ed avevo accettato quell'incarico con molta incoscienza (come al solito...) perché lì bisognava per forza essere invece degli esperti... Per fortuna che confessai questa mia mancanza a Bartoletti e lui mi aiutò sempre e mi diede una mano nei punti dove ero insicuro; a volte, per esempio, non ricordavo che numero avessero alcuni giocatori e lui prontamente me lo diceva; poi, dovevo fare velocemente delle caricature di calciatori che non avevo mai visto, ma avevo a disposizione una persona al mio servizio che, dietro mie richieste, immediatamente riusciva a scartabellare nell'ampio archivio delle redazione e mi faceva avere le foto dei calciatori richiesti. Io sceglievo quelle che più si adattavano e mi mettevo a disegnare. Solo che il "fotolitista" (cioè quello della tipografia - che era situata nel palazzo accanto - incaricato di trasformare in "cliché", cioè "fotolito", agendo con degli acidi speciali, otteneva il mio disegno "completamente rovesciato" in modo che poi stampato diventava diritto) mi aspettava dietro le spalle e mi faceva sempre fretta. Dato che, per imitare lo stile di Marino, non potevo usare dei pennarelli, ma dovevo usare l'inchiostro di china su una carta speciale (che aveva dei puntini a rilievo che servivano per creare alla fine un effetto tipo "retino" usando una matita dalla "mina grassa") che aveva anche la particolarità che l'inchiostro asciugava molto lentamente; allora qualcuno mi procurò un phon e, mentre io andavo avanti a disegnare le altre vignette, questi cercava di asciugare i disegni e quando io li giudicavo pronti, il fotolitista faceva poi delle corse pazzesca per riuscire a guadagnare dei minuti preziosi. Insomma, il tutto era eseguito completamente di corsa ed all'ora fissata, quasi per miracolo, tutto era pronto: il giornale poteva andare in stampa ed io tornavo a casa con una delle primissime copie stampate con l'inchiostro (stavolta quello della stampa) ancora bagnato... Qualche giorno dopo il Conte Rognoni mi disse che stava cercando con urgenza una segretaria affidabile. Io gli proposi mia figlia e lui mi disse di portarla per fare un colloquio. Fu subito assunta. Mia figlia era al suo primo lavoro: prima aveva frequentato varie scuole, fra le quali anche la scuola del Piccolo Teatro di Milano diretta dal famosissimo Strehler. Aveva anche frequentato la Scuola del Cinema di Milano. Insomma, come attrice non era un gran ché... ma quelle esperienze le servirono molto nella vita: imparò anche a "recitare" sul lavoro. Insomma, con il Conte Rognoni "recitò" così bene la sua parte che lui era convinto che quel lavoro lo avesse fatto da sempre; insomma era molto soddisfatto di lei: era una brava segretaria e soprattutto molto veloce, qualità questa che il Conte apprezzava molto.
Qualche tempo dopo si seppe che il disegnatore "Marino" era morto ed ora al giornale non sapevano come comportarsi: "Marino" era una della colonne portanti del giornale (oltre al famoso giornalista sportivo Gianni Brera che curava sempre una sua rubrica fissa - veniva tutte le domeniche ma non parlava mai con nessuno di noi). Ed ora? Io proposi al Conte Rognoni di proseguire io quelle vignette, ma cambiando lo stile: stavolta con il mio e non imitando quello di Marino. Lui era dubbioso, ma quando vide le mie prime vignette (quelle con il mio stile) rimase entusiasta: non erano assolutamente inferiori a quelle di Marino! Così i lettori seppero che, dopo la triste scomparsa del vignettista Marino, aveva preso il suo posto Carlo Peroni, un altro noto vignettista. Ma nessuno seppe mai che per oltre un anno Marino non aveva più disegnato: le vignette che i lettori avevano visto con la sua firma, in effetti erano mie...
Vignetta di Peroni 24-12-73Avevo accennato al fatto delle vignette contro il Milan, vero? Beh, una volta stavo per pagarla cara... Era il periodo in cui tutte le domeniche non si poteva circolare con l'auto, salvo i servizi speciali e la stampa: noi avevamo ricevuto uno speciale contrassegno di permesso per circolare ed inoltre avevamo messo molto in grande la testata del "Guerin Sportivo" sull'auto. Ho già detto -
almeno mi sembra... - che io non guido, (a proposito: quasi nessun disegnatore guida l'auto e non si sa il motivo...) Così mi facevo accompagnare da mia moglie che, approfittando dell'assenza completa (o quasi) delle auto in città, approfittava per correre un po' di più anche perché io dovevo arrivare molto presto in redazione. Ad un incrocio un vigile ci fischiò. Noi mostrammo il permesso e lui vide che avevamo a che fare con il Guerin Sportivo. Il vigile chiese che cosa facevamo di preciso in quel giornale. Io gli risposi che facevo le vignette sul calcio. Il vigile allora si infuriò e mi disse che avrebbe controllato tutta la macchina per farci una bella multa, ma non trovando niente da... multare, mi fece una ramanzina: "Se lei disegna ancora una vignetta contro il Milan, la prossima volta le faccio la multa!" Così arrivai un po' in ritardo in redazione. Vignetta di Peroni  4-2-74Ne parlai con il Conte Rognoni e lui mi disse di non lasciarmi influenzare: "Quello è un milanista ed è ovvio che sia arrabbiato perchè loro non sanno giocare! Quindi, la prossima volta che lo ferma gli faccia vedere una vignetta che avrà fatto nel frattempo contro l'Inter, così almeno si calma." Infatti, la domenica successiva, il vigile fischiò di nuovo. Ma stavolta, appena ci fermammo, io fui più veloce di lui e gli feci vedere una vignetta contro l'Inter che avevo già preparato e che sarebbe stata stampata proprio in quel numero... Infatti ci lasciò passare subito dicendo che avrebbe avvertito i sui colleghi, quindi potevamo andare anche più veloci.
C'era un periodo in cui il Conter Rognoni mi aveva incaricato di fare qualche vignetta contro Gheddafi. Io gli dissi che personalmente non avevo nulla da dire contro Gheddafi, ma lui mi obbligò a preparare delle vignette in quel senso. Mi spiegò che in quel periodo Gheddafi si stava comportando molto male contro l'Italia e bisognava fare delle vignette contro di lui. Io dovetti obbedire e feci quelle vignette, cercando di essere cattivo il meno possibile. Comunque quelle vignette vennero stampate e con il mio nome. Qualche giorno dopo ricevetti una telefonata da un individuo con un accento chiaramente nordafricano (probabilmente libico) che mi disse: "Lei si è permesso di fare delle vignette contro Gheddafi" Io gli spiegai che non erano idea mia, ma dovevo farle perché me le aveva chieste il Direttore. Quel tizio mi disse allora: "Se lei disegna ancora una vignetta con la caricatura di Gheddafi, si ricordi che lei ha una famiglia... Quindi se non vuole guai non ne faccia più."
Vignetta Peroni  4-2-74E terminò la telefonata. Il giorno dopo ne parlai con il Conte Rognoni e gli dissi che non me la sentivo più di fare quelle vignette contro Gheddafi. Il Conte capì e mi disse che avrebbe sostituito l'argomento. Così mi diede da fare delle vignette dove c'erano in ballo gli Israeliani ed i Palestinesi... Mi trovai di nuovo a dover discutere... Trovammo un compromesso: feci delle vignette dove non criticavo nessuno dei due, cioè davo ragione ad entrambi. Quella volta non ricevetti nessuna telefonata con minacce...
Qualche anno fa mi chiamarono per far parte di una giuria per una mostra-concorso di vignette, a Milano, che avevano come argomento lo sport. Appena arrivai alla mostra scoprii che in effetti i giurati eravamo in due: io e... Gianni Rivera (che nel frattempo era diventato onorevole). Appena mi presentai, lui mi chiese: "Peroni?... Non sarà mica quello che faceva le vignette sul Guerin Sportivo?"
. Alla mia risposta affermativa, lui mi disse che ormai aveva accettato di far parte di quella giuria, ma si ricordava di come lo avevo "trattato" con quelle vignette sul giornale... però non gli faceva piacere essere lì con me. Io cercai di rassicurarlo: non ce l'avevo mai avuta con lui, il mio era solo un lavoro... Ma Rivera non si convinse tanto e ci demmo subito da fare per giudicare le vignette e scegliere le vincitrici. Poi se ne andò subito, senza nemmeno salutarmi. A quel punto mi dissi che forse avevo fatto bene a fare quelle vignette tanti anni prima: magari se le era meritate...

(45 Segue)

Postato da: Perogatt a marzo 30, 2006 13:41 | link | commenti (10)

sabato, 18 marzo 2006
ANEDDOTERIA PEROFUMETTOSA (45)

Herr Peronen (d)

Tavola da Sonny Parade 1Realizzammo altri numeri del mensile "Sonny" ed altri del tascabile "Sonny Parade" ed i nostri collaboratori riuscivano sempre meglio a scrivere le storie e a disegnarle dato che di volta in volta capivano sempre meglio i vari personaggi e il clima giusto per le storie.
Come avevo detto in un'altra puntata, il nostro pubblico era formato da ragazzi e giovani tedeschi e non, come per "Gianconiglio", sul Corriere dei Piccoli, che si rivolgeva ai bambini italiani; c'erano moltissime differenze fra i lettori italiani e quelli tedeschi
: in fatto di fumetti i tedeschi non hanno una tradizione come abbiamo noi in Italia e di conseguenza molti fumetti che a loro piacciono molto, sono più o meno sulla stessa linea di gusti di quelli che piacciono agli italiani, mentre i pochi, pochissimi fumetti realizzati in Germania da Autori tedeschi a noi non piacciono tanto; molti anni fa un Editore (non ricordo chi era, aveva pensato di pubblicare in Italia dei personaggi tedeschi: "Fuxy und Foxy" (Fuxi e Foxi - mi sembra si scriva in questo modo) realizzati da un Autore bavarese (almeno così mi avevano detto) che si chiamava Ralph Kauka (almeno così ricordo...); in quel periodo era praticamente uno dei pochi, se non l'unico, in Germania, che si era addentrato alla grande nel mondo dei fumetti, solo che poi, dovendo produrre diversi albi di quella serie, aveva dovuto rivolgersi a disegnatori italiani poichè in Germania i disegnatori di fumetti, specialmente per il genere umoristico,scarseggiano; per questa operazione aveva pubblicato su diversi quotidiani italiani un disegno con i suoi personaggi con sotto scritto "Chi sa disegnarmi?". Risposero all'appello diversi disegnatori italiani e, per un certo periodo, anche io mi ero cimentato in quel lavoro ed avevo realizzato (per conto di un amico/collega che, dopo aver risposto all'annuncio ed accettato di effettuare quella strana collaborazione, poi si era pentito...) diverse storie di quei personaggi: molto stilizzati e molto schematici, che però erano piuttosto lontani dai nostri gusti.
Comunque quei personaggi ebbero per diverso tempo un certo successo in Germania, ma in Italia non piacevano e la pubblicazione terminò dopo pochi numeri.

Albert
Frau Hunda
Gogo Gans
De Toris

Qui sopra: studi di alcuni personaggi della serie "Sonny"

Faccio qui una piccola annotazione. Nei fumetti tedeschi i dialoghi non sono scritti in stampatello come da noi (e nella maggior parte del mondo) ma usano molto spesso i caratteri da stampa dato che devono usare il "maiuscolo e il minucolo" poiché nella lingua tedesca delle parole all'interno di una frase se sono scritte in maiuscolo o in minuscolo cambiano totalmente il loro significato; qualcuno aveva tentato di scrivere i testi a mano ma era un lavoro molto laborioso e difficile, quindi quasi tutti i fumetti tedeschi di quell'epoca sono scritti in quel modo; oggi, con l'avvento dei computer, molto probabilmente avranno adottato anche loro il "lettering" simile al nostro ma usando il maiuscolo ed il minuscolo.

Tavola da Sonny N. 4Ma ritorniamo all'avventura di "Sonny".
Le vendite, dopo un periodo iniziale che erano altissime, cominciarono a calare un po' e si erano assestate intorno alle 250 mila copie. Io ero soddisfatto (poichè in Italia quella cifra per un periodico è piuttosto buona) ma i direttori tedeschi lo erano molto meno perchè il proprietario aveva previsto che "Sonny" avrebbe dovuto vendere almeno un milione di copie! Io cercai di far capire che quella cifra era praticamente impossibile, ma lui insisteva e pretese che aumentassero le varie pubblicità sui giornali, ma le vendite aumentavano un po' e quindi, con i numeri successivi, rimanevano sempre sulle 250.000 copie di media. Sapevo che il proprietario non era molto soddisfatto di questi dati, ma viste le insistenze del direttore del periodico, decise di far proseguire la serie di "Sonny", sempre con la speranza che i lettori aumentassero.
Nel frattempo era nata (su licenza della Koralle Verlag e mia) anche un'altra edizione di "Sonny" per il Belgio in lingua fiamminga. Il titolo della testata era rimasta uguale a quella tedesca, "Sonny", il formato era praticamente lo stesso, la grafica pure, solo che all'interno il testo era scritto in stampatello a mano ed in una lingua per me completamente sconosciuta...

Ma un giorno i giornali e telegiornali parlarono di una terribile notizia: il figlio dell'Editore fu trovato morto su una panchina dei giardini di Amburgo: si diceva che molto probabilmente si era trattato di una "overdose". Il padre ne fu terribilmente sconvolto e lui aveva riposto proprio su suo figlio tutte le sue speranze per la prosecuzione dell'Editrice (una delle più grandi d'Europa).
Qualche giorno dopo ricevetti una telefonata dalla redazione di Amburgo della "Koralle Verlag" (creata dal proprietario del quotidiano "Bild") dove mi dicevano che avevano ricevuto ordine di chiudere l'Editrice e di conseguenza anche tutti i periodici che venivano curati da loro. Ma contemporaneamente venivano chiuse anche molte altre Editrici che facevano capo allo stesso proprietario. Il motivo era dovuto soprattutto all'avvilimento del proprietario, dopo la tragica morte del figlio.
Così dovetti realizzare in fretta le ultime storie in modo da completare l'ultimo numero. Inutile dire che io ero molto avvilito e così pure tutti coloro che lavoravano per la nostra ditta (erano diventati veramente molti): nonostante i miei tentativi di un'altra possibilità di proseguire con questo personaggio ed anche i miei inutili tentativi di cercare di vedere se fosse stato possibile portare avanti io il periodico, ma la risposta fu "quasi" negativa; ho detto "quasi" nel senso che il proprietario mi avrebbe "forse" ceduto i diritti per usare la testata "Sonny" per la Germania, ma la cifra che chiedeva era talmente alta che nemmeno i più grandi Editori italiani se la sarebbero sentita di eseguire quella operazione. Così fu determinata la fine di "Sonny".
I direttori e redattori furono dirottati alcuni presso il quotidiano per lavorare come giornalisti, altri se ne andarono presso altre Editrici, altri ancora smisero del tutto quel lavoro. So solo che, nonostante tutto, mi pagarono puntualmente tutto il lavoro fatto, ma il contratto era stato rotto da loro. Avrei forse potuto tentare di far causa per questo, ma molti avvocati da me interpellati, mi consigliarono di lasciar stare: quello aveva i più grossi avvocati che mi avrebbero comunque fatto perdere una eventuale causa.

Così mi rimisi, con tristezza e molta difficoltà (anche perchè per poter realizzare tutto il lavoro per i due periodici "Sonny" e Sonny Parade", avevo dovuto lasciare quasi completamente le mie collaborazioni ai giornali italiani. e dovetti faticare non poco per farmi accettare di nuovo e tornai anche a riscoprire le tariffe per i fumetti in Italia erano rimaste completamente ferme ed erano molto inferiori a quelle tedesche... Comunque, con molta umiltà, ripresi a lavorare per gli Editori italiani: per il "Corriere dei Piccoli", "Il Giornalino", "Cucciolo", "Tiramolla" ed altri periodici minori, poi varie pubblicità per alcune grandi Agenzie di Milano.
La tristezza dipendeva dal fatto che mi ero "risvegliato" improvvisamente da un sogno ed inoltre ero stato costretto ad abbandonare la collaborazione dei numerosi Autori amici e colleghi che avevano lavorato (con moltissimo entusiasmo) per noi: li ho ringraziati moltissimo allora e li ringrazio anche adesso: moltissimo merito del successo - per diverso tempo - di "sonny" è stato anche loro! L'avventura di "Sonny" è stata bella, peccato che sia terminata...

Era passato un po' di tempo dopo la chiusura dei periodici di "Sonny" in Germania e Belgio e mi accorgevo sempre più che questo personaggio mi mancava...
Quindi un giorno proposi a Carlo Peirano, il direttore del settimanale "Più" di portare avanti la serie di "Sonny"; Peirano accettò con entusiasmo, solo che, non volendo correre rischi sui diritti dei diritti sul nome "Sonny", decisi di chiamarlo "Conny".
Così, qualche tempo dopo, apparvero su "Più" le prime storie di "Conny". Ai lettori piacevano molto e scrivevano alla redazione per esprimere il loro gradimento.
Ma dopo alcuni mesi ricevetti una telefonata da Carlo Peirano che mi diceva di aver ricevuto una lettera da parte di un avvocato della vedova di Triberti che intimava di interrompere subito le pubblicazioni di "Conny". La vedova sosteneva che, morto il marito, anche il personaggio Gianconiglio avrebbe dovuto morire. Noi facemmo notare che tra l'altro quel personaggio non si chiamava "Gianconiglio" ma "Conny" e poi ormai era diventato solo una specie di "involucro" dato che la psicologia dei personaggi e dell'atmosfera delle storie era completamente diversa. Ma tutto era inutile. La vedova scrisse a Peirano delle lettere (lunghissime, di molti fogli) con moltissime minacce e l'obbligo indiscutibile che la serie doveva essere immediatamente interrotta. Io, attraverso il mio avvocato, feci notare queste cose ed inoltre anche il fatto che, anche se per caso invece di averlo chiamato "Conny", lo avessi chiamato "Gianconiglio", gli accordi con il marito erano stati che ulteriori utilizzi di quelle storie per il Corriere dei Piccoli erano divise in questo modo: il 60% a me che ero il disegnatore ed il 40% per Triberti che era lo sceneggiatore.  Quindi io avevo comunque la maggioranza anche nelle decisioni. Dopo varie trattative, nemmeno la proposta di "offrire" alla vedova un 40% della somma ricavata dalla realizzazione di "Conny", fu accettata. Lei ed il suo avvocato erano assolutamente inflessibili.
Gervasio - tavola per CuccioloDato che la cosa si stava protraendo per troppo tempo e troppe arrabbiature, il mio avvocato mi consigliò che, tutto sommato forse conveniva chiudere con quel personaggio e pensare ad altri: la mia creatività non avrebbe di certo faticato ad inventarne di nuovi.
Beh, come dicono in Inghilterra: "è morto il Re, viva il Re!" Oppure in Italia "Morto un Papa se ne fa un altro"... (uffa, con questi proverbi!...) Insomma, non conveniva proprio perdere tanto tempo a discutere con delle persone "ottuse"...

Così, al posto di "Conny", creai molti altri personaggi e riproposi anche il mio personaggio storico "Gervasio" (che avevo creato negli anni '50 per il Vittorioso ed i suoi albi.
Andai avanti con "Gipsy", "Il Paciugone", "Mister Magus" ed altri per "Più" e "Maxi Più", ma soprattutto "Slurp" (prima come "Microinserto" di "Più", poi come rivista tutta con questo personaggio e successivamente di nuovo come "Microinserto" su "Maxi Più" - vedere anche la puntata apposita dove ho parlato diffusamente di tutto questo); "Slurp" ha riscosso un enorme successo sia come microinserti, sia come rivista e sia come trasmissione Tv e a tutt'oggi ha numerosissimi fans ed ha un suo sito "slurposissimo":
www.perogatt.com/slurp!.

Gipsy
Ugo
Slurp
Ispettore Perogatt
Mister Magus
Nostradamus Junior


Per "Il Giornalino" creai l'Ispettore Perogatt (è consigliabile visitare il suo sito: www.ispettore-perogatt.suinternet.it), uno dei miei personaggi preferiti, anche perchè con questo personaggio sono riuscito a "folleggiare" un po' ed anche a far rivivere anche altri miei personaggi come Slurp e Ugo (il "non personaggio" - dato che si vede solo la testa e le mani: non ha corpo... - che è amatissimo tutt'oggi da moltissimi lettori di tutte le età, bambini e bambine; è visitatissimo anche il suo sito www.perogatt.com/ugo) e Nostradamus Junior (con il quale realizzai il suo oroscopo ed anche per diversi anni il calendario del Giornalino in un inserto speciale) .

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NOTA
Come al solito, per inserire i propri (graditissimi) commenti occorre cliccare sulla scritta  "commenti", quella sotto alla linea orizzontale. Purtroppo chi ha progettato questo sito ha cercato di mettere a dura prova la... pazienza di chi desidera commentare :-)

Postato da: Perogatt a marzo 18, 2006 16:25 | link | commenti (15)

martedì, 14 marzo 2006
ANEDDOTERIA PEROFUMETTOSA (44)

Herr Peronen (c)

Sonny N. 1Il primo numero del mensile "Sonny" in Germania era stato lanciato alla grande: annunci giornalieri sul quotidiano "Bild", annunci su vari periodici tedeschi, poi grandi poster (in un lato un grande disegno di Sonny e sull'altro una storia completa, ovviamente presentata da Sonny) in omaggio sui principali periodici delle Editrici collegate con "Bild" compresa ovviamente la "Koralle Verlag" che editava appunto anche "Sonny".
Sonny N. 6Il direttore ed i vari redattori erano soddisfatti e la sera del nostro arrivo ci invitarono ad una cena speciale presso un ristorante di lusso di Amburgo. Il menù era quasi tutto a base di pesce e vino bianco. Io solitamente non amo molto il pesce perchè, originario dell'Adriatico ed essendo stato da giovane anche pescatore oppure ci si serviva direttamente dai pescatori all'alba appena giunti in porto, ho acquisito un olfatto particolare per cui, se il pesce non è perfettamente fresco, non riesco proprio a mangiarlo. Ma in quella occasione non volevo scontentarli ed accettai il pesce che mi veniva servito. Mi servirono una sogliola così grossa che non ne avevo mai viste così. Trovai che il pesce non solo era freschissimo, ma cucinato in maniera perfetta! Mi complimentai per questo e mi dissero che in quel locale servivano solo pesce appena pescato nel mare del Nord. L'unico difetto era che il vino bianco era francese: beh, i francesi saranno bravi a preparare lo champagne, ma il vino bianco è senz'altro migliore quello italiano. Comunque durante quella cena parlavamo anche del nuovo giornale "Sonny" ed ovviamente, pur essendo realizzato bene, si notarnono alcune piccole inesattezze, ma non erano un problema: con il secondo numero tutto sarebbe stato sistemato al meglio. Solo che... mi fecero notare che ero un po' in ritardo con le consegne del tascabile "Sonny Parade". Già, con tutto il lavoro che avevamo fatto (ci eravamo avvantaggiati di alcuni numeri), mi ero quasi dimenticato dei fumetti per quel tascabile... Ma promisi che al più presto sarebbero arrivate le prime storie.

Infatti, appena tornati a Milano, ci organizzammo subito per poter preparare le storie per "Sonny Parade"; era grande all'incirca come il nostro "Topolino", anche se un po' più stretto e più alto, ma con moltissime pagine in più. Ovviamente... tutte quelle pagine andavano riempite...
I nostri collaboratori ci diedero sotto in maniera esemplare ed anche la realizzazione delle tavole (in formato un po' più piccolo) andava avanti molto bene, in modo che in pochi giorni il primo numero era quasi pronto. Nella puntata precedente non avevo detto che io, oltre a schizzare le tavole di tutte le storie, eseguivo poi un lavoro di "finitura" con aggiunte, correzioni, effetti, ecc. ed anche questo serviva per dare un senso di "uniformità" al tutto. Ovviamente la stessa cosa veniva effettuata anche per le storie di "Sonny Parade", solo che qui le storie erano molte di più. In quel periodo ero veramente strapreso dal lavoro ed avevo pochissimo tempo per il riposo. Il nostro medico mi consigliò di prendermi ogni tanto qualche piccola pausa, cosa che feci quasi subito: in effetti cominciavo a sentire un po' troppo la stanchezza. Quindi, con quelle "piccole pause" ritrovai tutta la forza e l'entusiasmo.
Copertina Sonny Parade N. 1Quando finalmente le storie per il primo numero di "Sonny Parade" furono pronte, le spedimmo con il solito sistema: spedizione con il servizio aereo (della "Luftansa") in modo che poche ore dopo il materiale si trovava sul tavolo della redazione. Qualche tempo dopo fu pronto anche il primo numero di questo secondo periodico (con cadenza trimestrale).
Anche qui, come sul mensile "Sonny", sopra la testata era stato posta la scritta "CARLO PERONI'S - SONNY". Insomma, in breve tempo il mio nome cominciò ad essere molto conosciuto in Germania, tanto che una volta, durante uno dei tanti viaggi ad Amburgo, ebbi la sorpresa di trovare in una stanza un gruppo di lettori arrivati da tutte le parti della Germania: avevano vinto un concorso per poter venire ad Amburgo a conoscere il creatore di "Sonny"! Dico la verità, fui molto sorpreso ed anche molto contento: prima di allora io ero conosciuto in Italia, ma non mi era mai successo che ci fosse addirittura un concorso per conoscermi di persona.
Intanto che io preparavo dei disegni personalizzati per ciascun lettore, vidi attraverso una grande vetrata, mia moglie che, nella stanza accanto, "chiacchierava" allegramente con le mamme dei ragazzi.
Copertina Sonny Parade N. 3La cosa mi stupì molto poichè sapevo che mia moglie conosceva solo pochissime parole in tedesco e mi chiedevo come facesse a comunicare con loro. Più tardi vidi che era molto soddisfatta e mi disse che aveva "chiacchierato" con quelle signore ed avevano parlato, tra le altre cose, di cucina e loro le avevano insegnato delle ricette locali mentre mia moglie (di origini bergamasche) aveva insegnato loro dei piatti bergamaschi o lombardi o addirittura romani (avendo abitato per diversi anni a Roma, mia moglie ha imparato a realizzare anche molte ricette locali). Scoprii poi come avevano fatto a comunicare: su un tavolo c'erano molti fogli con dei disegni più o meno schematici ed avevano usato quel particolare sistema di comunicazione...
Qualche tempo dopo ricevetti una telefonata da Amburgo dove mi comunicarono il risultato di una indagine ufficiale di gradimento dei vari giornali per ragazzi: "Sonny" aveva superato il "Topolino" tedesco (mi sembra si chiamasse Miki Maus).
Così, con l'entusiasmo aumentato, il lavoro progrediva alla grande. Quelli della redazione mi chiesero di preparare una copertina speciale per un grande disco, un LP con degli attori che avevano creato le voci dei personaggi dei "Sonny" che recitavano delle avventure già pubblicate sui periodici; all'interno dell'LP era stata anche inserita una musichetta che faceva un po' da "colonna sonora". Anche quel disco ebbe un grosso successo.
Con un numero di "Sonny" i lettori trovarono anche una sorpresa: una busta contenente dei gadget preparati appositamente e tutti avevano a che fare con i vari personaggi. Quando lo seppi dovetti faticare per riuscire ad ottenere almeno una di queste buste con i gadget (purtroppo non ricordo come l'avevano chiamata). Dentro c'erano degli oggetti buffi, sonori, scherzosi... ed in molti c'era la faccia di Sonny o degli altri personaggi della serie.
SonnyQualcuno, in una precedente puntata del PeroBlog, mi aveva chiesto quali erano i nomi dei vari personaggi della serie "Sonny" ed i corrispettivi con i personaggi della serie "Gianconiglio". Ebbene, temo di non essere stato sufficientemente chiaro: Sonny aveva pochissimi riferimenti al "vecchio" Gianconiglio; i personaggi secondari erano cambiati quasi tutti e ne erano nati moltissimi nuovi. Quali erano i nomi in tedesco dei personaggi della serie "Sonny"? Beh, mi è un po' difficile ricordarmeli anche perchè erano diventati veramente tanti, e poi sono passati diversi anni e nel PeroBlog racconto gli aneddoti che mi ricordo: non ho appunti o altro, quindi devo solo fidarmi della memoria... A volte c'è qualche amico che aveva lavorato per me che magari si ricorda qualche particolare in più... Come ho già detto più volte, in questo PeroBlog non ho intenzione di scrivere una mia storia, ma solo degli aneddoti riguardanti persone o fatti del mondo dei fumetti (ma anche del disegno animato, della Tv, del cinema, del teatro) e poi, volutamente, non metto il tutto in ordine cronologico, ma in ordine "quasi" logico ed anche in base... alla mia memoria ;-) Bene, allora vediamo un po' che cosa mi ricordo...

Professor UhuCapitan Pellicano ed il cuoco












Ecco, mi ricordo che la serie di "Sonny" si svolgeva nel paese chiamato
"Hasenruh" (mi sembra di ricordare che più o meno significava "il paese dei conigli").
Nelle storie di "sonny" avevo inserito anche il Professor Uhu, un gufo inventore che viveva in una casa di legno su un albero.

Poi, evidentemente infulenzato anche della presenza del porto ad Amburgo e del vicino Mare del Nord, diverse storie si svolgevano in mare dove c'era anche una nave comandata da un pellicano: Käptn Pelikan (Capitan Pellicano); qui c'era il
cuoco, che in effetti era un trichecoil fantasma (ma non ricordo il nome che gli avevo dato e che i tedeschi poi avevano tradotto) ed il mozzo raffigurato da un piccolo cane cocker (anche qui non ricordo il suo nome), era spesso la vittima degli ordini a volte un po' strampalati del capitano e del cuoco.
Inoltre a volte era presente anche un vecchio fantasma un po' pazzoide, vestito in costume tipo quello dei pirati (anche qui... non ricordo proprio il suo nome).
E poi anche molti altri personaggi - animali antropomorfi - strani, come ad esempio dei dromedari...
Ah, potrei aggiungere che spesso il motto di questo periodico era:
SONNY - der lustigste Hase der Welt! (SONNY - il coniglio più allegro del mondo!).






Beh, ci sono anche altri aneddoti sull'argomento "Sonny", ma al momento non voglio annoiare chi sta leggendo...
Magari  li inserirò in una apposita puntata (sempre ovviamente del mio PeroBlog). Quando? Magari la prossima? Vedremo...

(44 Segue)

Postato da: Perogatt a marzo 14, 2006 00:06 | link | commenti (6)

martedì, 07 marzo 2006
ANEDDOTERIA PEROFUMETTOSA (43)

Herr Peronen (b)

SonnyAllora, dove eravamo rimasti? Ah, ecco: per tenere i contatti con la redazione di "Sonny" io e mia moglie ci recavamo quasi tutte le settimane in Germania, ad Amburgo.
La prima volta che andammo ad Amburgo ci fu una riunione presso l'Editrice "Koralle Verlag" e ad un certo punto io e mia moglie ci guardavamo con l'aria interrogativa: erano già passate le due del pomeriggio ma quelli non parlavano di mangiare e proseguivano con la riunione. Ad un certo punto io feci capire che non ce la facevamo più dalla fame. Allora, il vice direttore (che capiva molto bene l'italiano) ci disse che era strano che avessimo fame perchè loro non usano fare il pranzo e ci chiese che cosa avevamo preso per colazione e quando dicemmo che mia moglie aveva mangiato caffè-latte e un paio di fette biscottate ed io invece un tè con qualche biscotto, ci disse che avevamo sbagliato: in Germania al mattino si deve mangiare molto perchè non esiste il pranzo. Quindi ci disse che, per quella volta, avrebbero cercato un modo per rimediare; ma, essendo ormai tardi ed i locali dove si poteva mangiare erano quasi tutti chiusi, ci chiese se ci saremmo accontentati di qualche "stuzzichino". Rispondemmo affermativamente. Quello ci portò in una specie di bar che si trovava vicino alla redazione e parlò con i proprietari. Pochi minuti dopo ci portarono due grossi piatti ovali da portata con dentro un po' di tutto con molte salsine. Beh, sinceramente non sapevamo che cosa c'era dentro, ma era tutto molto buono ed abbondante. Dopo quella volta a colazione ci rimpinzavamo il più possibile. Mia moglie, poi, mangiava anche il pesce al mattino...


Una volta eravamo andati ad Amburgo in pieno inverno ed una sera io e mia moglie decidemmo di uscire a fare una passeggiata prima di andare a dormire. Dato che ci avevano detto che poco lontano c'era la riva di un lago che non avevamo ancora visto, pensammo di andare a vederlo di notte. Ma, prima che arrivassimo nei pressi del lago ci accorgemmo che eravamo tutti e due intirizziti e non riuscivamo nemmeno più a camminare dal freddo intenso. Temevamo di rimanere immobilizzati dal ghiaccio, dato che facevamo sempre più fatica a muoverci. Io ad un certo punto dissi: "Se non ci muoviamo in fretta, domattina i tedeschi scopriranno che vicino al loro lago avevano messo due nuove "statue", cioè... noi!" Così facemmo - con fatica - marcia indietro verso l'albergo e ci arrivammo dopo diverso tempo. In albergo ci dissero che quella sera c'erano moltissimi gradi sotto zero e nessuno osava uscire con quel freddo...

AmburgoAmburgo è una bella città che però è stata quasi tutta ricostruita dopo i numerosissimi bombardamenti che c'erano stati durante la seconda guerra mondiale. Così, con la ricostruzione, hanno approfittato per migliorarla il più possibile ed alcuni quartieri sono veramente belli e godibili. Dato però che Amburgo solitamente è una città molto fredda (il mare del nord si trava abbastanza vicino) ed il cielo è spesso grigio, anche i palazzi risultano un po' troppo bui. In alcuni punti hanno pensato di affrescare delle intere facciate per rallegrare la città; in un punto avevano addirittura disegnato - in maniera realistica - il proseguimento di una via: solo avvicinandosi si scopriva che lì c'era un muro, anche perchè... in un angolo c'era una finestra....
Avevo notato anche che quasi tutti gli autobus erano disegnati e molto colorati. Insomma, una città che aveva un aspetto un po' triste, in quel modo diventava molto allegra.
il gigantesco porto di AnburgoAd Amburgo vi si trova anche il secondo porto più grande del mondo ed io e mia moglie desideravamo andare a visitarlo; avevamo chiesto a qualcuno della redazione se ci accompagnavano, ma non trovavano mai il tempo, quindi un giorno ci siamo avventurati noi due da soli - a piedi - chiedendo ogni tanto informazioni in tedesco (io avevo studiato il tedesco a scuola e poi mi ero portato dietro un piccolo vocabolario per prudenza...) ed abbiamo raggiunto il porto. Lo abbiamo visitato quasi tutto ed ad un certo punto abbiamo visto un bar di pescatori costruito dentro una vecchia barca rovesciata. Non era un bar per turisti, ma per marinai. Dentro c'era gente di tutti i tipi e di tutte le nazionalità; le loro facce erano poco raccomandabili, ma noi abbiamo bevuto un aperitivo e poi ce ne siamo andati salutati da quasi tutti gli avventori.
Porto di AmburgoPoi, dopo aver girovagato e curiosato anche dei negozi che si trovavano su alcune panchine (la maggior parte vendeva materiale porno per i marinai...), siamo tornati in centro ed abbiamo voluto assaggiare i wurstel e crauti, ma quelli autentici, ed abbiamo trovato un locale tipico ma economico. Lì ordinai i wurster e crauti (enormi, non come quelli che si vendono in Italia), ma noi volevamo mangiare anche un po' di pane. Allora mi sono recato al bancone ed, indicando il pane che avevano nella vetrina, dissi alla signorina dietro al bancone: "Zwei kleine Brot, bitte" (per dire "due panini per favore" e feci anche segno "due" con le dita). La signorina mi guardò stupita, allora ripetei la frase, indicando molto chiaramente i panini e quella ha chiamato altre commesse e finalmente una mi disse: "zwei Brote?" ed indicò i panini. Quindi, alla mia risposta affermativa, me li diede.
Successivamente, in redazione, mi spiegarono che per loro la frase che avevo detto era incomprensibile perchè avevo usato il singolare ("Brot") indicando "due" mentre avrei dovuto dire "Brote" che sta per il plurale. Insomma, i tedeschi sono veramente completamente diversi da noi: ho scoperto allora che noi italiani abbiamo molta più fantasia. Se per caso un turista straniero dicesse ad un negoziante "Mi dia due panino per favore", quello avrebbe capito subito che voleva dire "Mi dia due panini per favore", no? Beh, quasi come dice Obelix: "SPQT, Sono Pazzi Questi Tedeschi"...
Comunque, quando abbiamo fatto ritorno ed abbiamo raccontato della nostra visita al porto, quelli della redazione ci rimporverarono per esserci andati da soli: quella è una zona molto pericolosa e pochissimi si avventurano in luoghi come quello: avremmo potuto fare anche brutti incontri e... rischiare di "sparire". Ci dissero anche che diverse persone che si sono recate a visitare il porto non si sono più fatte vive e la Polizia non è mai riuscita a rintracciarli. Noi considerammo che effettivamente avevamo rischiato molto, ma io ero convinto che quello che ci avevano detto si trattava solo di "leggende metropolitane". Almeno così speravo...

Una volta ci portarono a mangiare in un locale dove dicevano che c'erano tutte specialità tedesche. Le portate erano tutte molto buone. Ad un certo punto i camerieri ci portarono un piatto con una "cosa" bianca che sembrava panna. Dato che io non posso mangiare la panna perchè ne sono sempre stato allergico, chiedemmo che cosa fosse. Ma il mio tedesco era piuttosto scadente ed ad un certo punto arrivò un altro cameriere; questi aveva la faccia da perfetto tedesco, con le gote rosse ed i capelli biondi. Mi disse: "Mi dica, dottò" Ed io gli risposi: "Ah, lei è italiano!" E lui: "No, io sò tedesco, dottò". Rimasi incredulo e gli chiesi come mai parlava in quel modo e lui rispose che era stato a lavorare in Italia aveva imparato l'italiano, solo che era stato a Roma... Comunque mi spiegò che quella "roba" non era panna, ma dei rapanelli lavorati in modo tale che sembravano panna. Non ne avevo mai visti lavorati in quel modo ed erano buonissimi.
Un'altra volta ci portarono in un altro locale dove sui tavoli non c'erano tovaglie. Noi rimanemmo perplessi, ma il nostro accompagnatore ci disse che in quel locale, ogni volta che andavano via dei clienti, pulivano i tavoli con un mattone speciale che "grattava" via una piccola fetta dalla parte superiore del tavolo. Notai che quel legno era di uno spessore notevole, altrimenti sarebbe "svanito" in poco tempo...

Quando ormai avevamo chiarito tutti i particolari dell'operazione, praticamente mancava solo la riunione ufficiale con la firma del contratto. però il redattore ormai nostro amico ci disse che lui, il loro direttore di Amburgo ed il suo vice, prima di indire quella riunione speciale, volevano prima visitare i nostri studi per essere rassicurati: l'operazione era così imponente che preferivano non correre rischi. Così fummo "costretti" a fissare una data per questo incontro a Milano.
Ma, arrivati a casa, cominciammo a sudare freddo: noi avevamo uno studio, ma era piuttosto piccolo in confronto ai loro e a quanto sicuramente si immaginavano, quindi temevamo che, se quelli vedevano in quali condizioni noi lavoravamo, ci avrebbero rifiutato quel lavoro. Ma non ci demmo per vinti.
Studiammo velocemente il da farsi e la decisione fu che, quando fossero arrivati i dirigenti da Amburgo, la nostra casa (un grande appartamento all'ultimo piano di un complesso di case - piuttosto di lusso - di circa 200 metri quadri con un piccolo attico ed un grande terrazzo superiore) si sarebbe trasformata (per un giorno) in un grande studio!
Così, con l'aiuto dei nostri figli e di alcuni collaboratori, realizzammo quella "trasformazione" giusto in tempo per l'arrivo del gruppo dei dirigenti.
Logo CPPC Dato che, per questa operazione, avevamo aperto la ditta "CPPC" (Carlo Peroni Produzione Comics), sulla porta avevo applicato una speciale targa con l'insegna ed il logo della ditta.
Il gruppetto dei dirigenti entrarono e ci fecero i complimenti per l'ambiente e soprattutto per lo "studio"; avevano notato anche il grande pannello che avevo appeso alla parete e questo, per i tedeschi, era il segno di grande organizzazione (sapevo che loro amano quei grandi grafici, anche se io lo avevo preparato solo per miei motivi pratici) che andava molto d'accordo con la loro mentalità. Mentre giravano per le varie stanze dello "studio" (anche le camere da letto erano state trasformate provvisoriamente in studi: i mobili li avevamo nascosti dietro grandi pannelli) passava continuamente gente, i nostri collaboratori (che avevamo chiamato a casa nostra per quella occasione) che giravano con delle tavole in mano ed ogni tanto qualcuno mi chiedeva dei particolari ed io rispondevo subito fornendo delle risposte spesso tecniche.
Anche i nostri figli (con alcuni loro amici che avevano chiamato per "recitare" quella parte) andavano avanti ed indietro con montagne di tavole e colori. Insomma, riuscimmo a dare l'idea di una organizzazione perfetta e molto attiva.
Il direttore della sede di Amburgo si complimentò con noi. Praticamente eravamo riusciti a convincerli. Durante la loro visita non accennammo assolutamente all'idea di pranzare (conoscendo le loro abitudini, noi avevamo mangiato abbondantemente la mattina, prima che loro arrivassero), ma ad un certo punto della sera dicemmo che si era fatto tardi e dovevamo recarci presso il ristorante che avevamo prenotato. Così la "visita" allo studio "CPPC" di Milano terminò.
Milano - Naviglio grandeNostra figlia si era incaricata della cena: aveva fissato dei posti speciali in un ristorante tipico di Milano, in una zona altrettanto caratteristica: sui "navigli" (contrariamente a Roma, a Milano di località "caratteristiche" non ce ne sono tante e quella principale era appunto uno dei diversi "navigli", cioè delle vie d'acqua artificiali che un tempo servivano per trasportare dei materiali al centro della città). Il locale era piuttosto bello, non troppo affollato ed il servizio ottimo. I cibi erano presentati in maniera caratteristica e comunque tutti molto buoni. Il gruppetto di tedeschi fu affascinato da quella deliziosa ed appetitosa cena. Inoltre avevamo scelto un vino molto buono (piuttosto costoso, ma ne valeva la pena). Mia figlia aveva dato ordine, in precedenza, che i camerieri controllassero che nei bicchieri dei tedeschi ci fosse sempre del vino. Alla fine della cena furono soddisfattissimi e si congratularono ancora con noi. Il direttore della sede di Amburgo ci disse che si poteva fissare subito la data della firma del contratto. Dopo aver accompagnato e salutato il gruppetto dei tedeschi
nel loro albergo, noi tornammo a casa stanchi morti ma soddisfatti: eravamo riusciti nell'intento!
Si era fatto piuttosto tardi e temevamo di dover dormire in terra, invece i nostri figli ci avevano fatto una sorpresa: mentre noi eravamo a cena, avevano disfatto le camere e così potemmo finalmente riposare tranquilli.

Amburgo: Hotel Plaza e lagoQualche giorno dopo, in occasione della firma del contratto, ci recammo ad Amburgo alla data fissata. Avevano deciso che, per qualla importante occasione, ci ospitavano all'Hotel Plaza: uno dei più alti grattacieli di Amburgo e noi ci saremmo trovati "solo" al ventesimo piano...
Era ovviamente un albergo molto di lusso e scoprimmo che in quel grattecielo c'era un'intera città: in diversi piani c'erano dei negozi di vari tipi. In pratica, se uno avesse voluto, avrebbe potuto vivere bene anche senza uscire mai dall'albergo.
Però... quella volta, evidentemente per un effetto della presurizzazione un po' difettosa dell'aereo sul quale avevamo volato, mia moglie, appena usciti dall'aeroporto, proprio un metro dopo, ebbe un piccolo capogiro e cadde in terra. Si fece molto male ad un braccio e il nostro accompagnatore (che era venuto a prenderci allaeroporto) disse che era una sfortuna perchè se fosse caduta appena un metro prima ne avrebbe risposto l'aeroporto, così invece... Comunque lui accompagnò mia moglie presso un ambulatorio e me alla redazione dove ci stavano aspettando per discutere e firmare il contratto. Dato che (come quasi sempre) avevamo deciso che per quanto riguardava la parte finanziaria, avrebbero dovuto parlare con mia moglie più che con me; ma, non essendo ancora arrivata mia moglie, l'incontro ebbe inizio.
Per l'occasione era arrivato il loro direttore generale appositamente da Berlino. Loro parlarono per diverso tempo in tedesco ed io ogni tanto li interrompevo perchè "sentivo" che, secondo me, il traduttore non aveva tradotto esattamente quanto diceva il dirigente, e facevo ripetere. Così la riunione durò abbastanza a lungo. Io riuscii ugualmente a far aggiungere nel contratto delle frasi a mio favore e farne togliere alcune che erano completamente a mio sfavore. Io cercavo di portare il discorso un po' sulle lunghe perchè attendevo l'arrivo di mia moglie, ma quel dirigente di Berlino doveva ripartire ed alla fine, ormai molto tardi, firmammo il contratto.
Poco dopo arrivò mia moglie con il braccio ingessato, doppiamente avvilita perchè non aveva potuto assistere alla riunione e partecipare alla stesura del contratto e poi perchè, per i giorni successivi, avrebbe dovuto rimanere a letto, immobile.
Mia moglie così rimase nella camera, che poi, più che una camera era quasi un appartamento, ma doveva rimanere a letto anche se completamente servita dalle cameriere. Però era scocciata perchè, proprio l'unica volta che si trovava all'Hotel Plaza, doveva trascorrere tutto il tempo a letto...

Tornati a Milano, iniziammo subito il lavoro: si trattava di realizzare completamente un mensile con varie storie di Sonny con - ovviamente - la copertina che veniva studiata in maniera particolare, con molti più studi di quanto non si usi fare per i giornali in Italia, fino ad arrivare a quella definitiva.
Data l'enorme mole di lavoro, avevamo contattato molti noti e bravi disegnatori e sceneggiatori. Fra i disegnatori posso citare Attilio Ortolani (che aveva realizzato molti fumetti per "Cucciolo", "Tiramolla" e per il "Corriere dei Piccoli" e successivamente disegni per il "Corriere della Sera"), Ariel di AsteritiSergio Asteriti (bravissimo disegnatore dei fumetti di Topolino, con un suo stile particolare riconoscibilissimo), Massimo De Vita (anche lui noto disegnatore per Topolino, con uno stile un po' più disneyano), Clod (nome vero: Claudio Onesti - era stato uno dei principali aiutanti di Bonvi ed attualmente disegna fumetti sul Giornalino),
Autocaricatura di BarksPinù (era stato redattore e fumettista per il "Messaggero dei Ragazzi" di Padova: io lo avevo conosciuto a Roma quando era un ragazzino che frequentava spesso la redazione del Vittorioso per curiosare ed... imparare. A me piaceva molto il suo modo di raccontare e disegnare che ricordava un pochino quello del famosissimo Autore americano Barks, il più bravo disegnatore di Paperino e Paperone), Alberto Simioni (autore del famosissimo "Gigi Tex" che aveva pubblicato sul mensile "Piccolo Missionario" ed altri giornali e libri), Roberto Simioni (fratello di Alberto, che aveva uno stile del tutto particolare) e molti altri. Per quanto riguarda i soggettisti e gli sceneggiatori posso citare ad esempio Umberto Volpini (che in quel periodo era anche il mio "braccio destro": lui pensava anche a tenere sempre aggiornato il grande pannello con la situazione del lavoro; era anche giornalista e assiduo collaboratore per la rivista Copertina di un 'numero speciale' della rivista 'WOW' con in copertina la caricatura di Luigi Bona trasformato in... Sonny!"Wow" di Luigi F. Bona), Roberto Anghinoni (che aveva imparato da me il mestiere di sceneggiatore essendo anche vicino di casa; assieme avevamo anche realizzato alcuni personaggi dei quali parlerò in un'altra puntata... Attualmente cura varie riviste ed è anche uno dei "colpevoli" (con Paolo Telloli) della rivista "Ink" molto conosciuta dagli appassionati di fumetti), Pinù (era l'unico fra i nostri collaboratori che, oltre a disegnare, spesso scriveva anche i testi: a volte illustrati poi da lui, altre volte realizzati da altri colleghi, molte storie scritte da lui le realizzai io da solo) ed altri che in questo momento mi sfuggono i nomi, ma fra questi - ovviamente - c'ero anch'io...
Tutti i nostri collaboratori avevano ricevuto una cartella con gli studi dei vari personaggi ed anche la piantina della città dove si svolgevano le storie: Hasenruh.
Io avevo incaricato una tipografia di stampare in azzurro chiaro le tavole (già tagliate nelle due misure: mensile e tascabile) con in alto gli spazi per poterci poi scrivere il codice della storia, il titolo, il numero della tavola ed il nome dello sceneggiatore e del disegnatore.
Una volta pronte le sceneggiature (che venivano realizzate su mie indicazioni e su soggetti - per la maggior parte studiati da me) io schizzavo in azzurro tutte le tavole delle varie storie: questo per far sì che, anche se venivano poi realizzate da vari disegnatori, lo stile principale risultasse comunque il mio. Un lavoro enorme che mi teneva impegnato moltissime ore al giorno, ma che facevo volentieri perchè mi divertivo anche molto: il personaggio "Sonny" mi piaceva, al contrario di "Gianconiglio" che era, a mio avviso, troppo "bambinesco" e non per colpa mia, ma per colpa di Carlo Triberti l'autore dei testi per il Corriere dei Piccoli.

    Triberti, in passato, era stato direttore del Corriere dei Piccoli e, visto che il giornale non andava tanto bene e non piaceva nemmeno ai proprietari, lo avevano licenziato. In cambio gli avevano dato il permesso di scrivere dei testi. Quando io mi ero presentato al Corriere dei Piccoli avevo in mente altri personaggi che proposi alla direzione, ma mi dissero che, visto che ormai avevano delle sceneggiature scritte da un ex direttore, "qualcuno" doveva realizzarle a fumetti e quel "qualcuno" ero io. Tentai - inutilmente - di rifiutare ed alla fine mi convinsero ad accettare. Così ebbi un incontro con Triberti: lui aveva delle idee su questo nuovo personaggio che non mi convincevano ed avemmo subito molte discussioni ed alla fine, dopo vari tentativi, la spuntai io, cioè Triberti fu costretto a riscrivere la maggior parte delle storie ed "adattarle" al mio personaggio. Ci incontrammo alcune volte ma non riuscivamo mai a capirci in pieno.
    Le sceneggiature di Triberti erano scritte in maniera "incredibile": a parte i dialoghi spesso penosi (che a volte io modificavo) c'erano dentro delle spiegazioni (per me) con un linguaggio "aulico" e difficile da leggere. Ecco un esempio; una volta nella spiegazione di una vignetta c'era scritto: "Gianconiglio avanza suspenso pede agitando una festuca". Gettai in terra la sceneggiatura: non si potevano scrivere idiozie come questa! Ogni volta che leggevo le sue sceneggiature ero costretto a prendere un "vecchio" dizionario per "decifrare" quanto aveva scritto. Ah, sul dizionario scoprii che "festuca" significa "pagliuzza"... E il "suspenso pede" significava semplicemente "in punta di piedi"...
    Una volta mi avevano consegnato una sceneggiatura di Gianconiglio con una scena che mi rifiutai di realizzare: in mezzo ai vari personaggi di quella serie c'era anche una "Zia Tartaruga". Bene, in quella sceneggiatura trovai che Gianconiglio andava al ristorante ed ordinava un "brodo di tartaruga"! Quella volta mi impuntai ed andai dal direttore pretendendo che venisse cambiato lo sceneggiatore, ma lui mi disse che non era possibile dato che quello era un accordo particolare che avevano fatto con lui... Così ottenni almeno che gli facesse almeno una ramanzina ed evitare altre scene simili.
    Quella scena venne cambiata anche perchè io feci notare che, oltre tutto, Gianconiglio era un "coniglio" e perciò "vegetariano"...
    Ma, nonostante tutto, il personaggio Gianconiglio ebbe un enorme successo ed i lettori scrivevano perchè si lamentavano se per caso su qualche numero mancava... Così divenne subito un personaggio fisso del Corriere dei Piccoli e spesso appariva anche in copertina. Da alcune indagini che i proprietari avevano fatto eseguire scoprirono che Gianconiglio piaceva soprattutto perchè si rivolgeva direttamente ai lettori: questa era stata una mia idea e cioè per ogni storia Gianconiglio si rivolgeva ai lettori e questo creava subito un clima di amicizia.
    In quel periodo al Corriere avevano cominciato a cambiare i proprietari (per un certo periodo il proprietario era Moratti, il padre dell'attuale proprietario della squadra dell'Inter; di conseguenza, visto che al figlio piaceva molto Gianconiglio, aveva dato disposizioni che doveva essere assolutamente presente su tutti i numeri) ed ogni tanto si scopriva che improvvisamente cambiavano anche i direttori del Corriere dei Piccoli e a volte capitava che ad alcuni di questi Gianconiglio non piaceva e cercavano in tutti i modi di saltare molti numeri prima che ogni tanto ci fosse una storia di questo personaggio. Di conseguenza io disegnavo sempre più malvolentieri e lo si riconosceva anche dal disegno che non era più "fresco" come prima...
    Ma un giorno... No, questo preferisco raccontarlo in un'altra puntata di questo PeroBlog. D'accordo?

 

Una volta realizzati i disegni originali delle storie di "Sonny", occorreva far preparare le "pellicole" per la stampa (che facevamo realizzare da un apposito studio milanese) con le "prove di stampa" su carta speciale che serviva anche per realizzare i colori.
Noi eravamo incaricati di preparare anche tutte le indicazioni per le colorazioni che poi servivano ai coloristi.
Quando il tutto era pronto, dovevamo spedire - via aerea - il pacco con il materiale ed, alle date fissate, occorreva arrivare in tempo in modo che partisse con il volo prefissato.
Ovviamente le sceneggiature
io le spedivo in Germania scritte in italiano: poi pensavano loro a tradurre il tutto in tedesco.
Una volta che in redazione (ad Amburgo) avevano controllato bene tutti i testi (un lavoro piuttosto laborioso: la lingua tedesca è molto  più difficile da scrivere - senza errori... - di quella italiana), spedivano il materiale alla tipografia: la stampa avveniva in Italia (in provincia di Milano) e quindi spedite le copie ad Amburgo.
La cosa può sembrare strana e complicata, ma i tedeschi avevano notato che in Italia la qualità della stampa era migliore della loro, inoltre i costi erano inferiori a quanto sarebbe costato tutto quel lavoro in Germania.
Poco tempo dopo, finalmente, era pronto il primo numero della nuova versione del periodico"Sonny". Così, io e mia moglie ci recammo di nuovo ad Amburgo per festeggiare l'avvenimento assieme ai redattori.
Ma... vedo che c'è ancora tanto da dire, per cui il seguito sarà qui, sul PeroBlog, fra qualche giorno... Non mancate!

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Postato da: Perogatt a marzo 07, 2006 01:15 | link | commenti (9)
sonny, herr peronen

giovedì, 02 marzo 2006
ANEDDOTERIA PEROFUMETTOSA (42)

Herr Peronen (a)

    C'è stato un periodo - dal 1971 al 1981 circa - nel quale molti miei fumetti sono stati pubblicati in Germania.
    Il primo è stato il mio personaggio Gianconiglio e Geremia GattoGianconiglio pubblicato in Italia sul "Corriere dei Piccoli" ed in Germania (con il nome di "Sonny") pubblicato tutti i giorni sul quotidiano "Bild" (il più venduto in Europa: 4 milioni di copie al giorno), quindi sul periodico mensile Gianconigliio, Compare Orso e Geremia Gatto"Sonny" e sul tascabile trimestrale  "Sonny Parade" per l'Editrice "Koralle Verlag" di Amburgo (Editrice creata dal proprietario del quotidiano "Bild").
       

      Per un periodico (del quale non ricordo il nome della testata e sempre della Koralle Verlag) dedicato ai giovani con argomenti che trattavano musica e notizie sul mondo giovanile, mi chiesero di preparare di fumetti adatti a quel tipo di pubblico.
    Doc HorryIo avevo già realizzato molte tavole di un mio nuovo personaggio: "Doc Horry" (che avevo presentato anche nel libro "30 anni di fumetti" - e successivamente sul periodico "6-96" e sul settimanale "Più").
    A loro piacque molto ma mi chiesero solo di modificare alcune battute: dovevo mettere più riferimenti alla Germania. Così preparai le nuove tavole che presentai e furono accettate.
    Nella mia versione in italiano le storie si svolgevano in "Transpadania" e loro riuscirono a tradurre con un nome più tedesco (purtroppo non ricordo come).
    La serie durò per un certo periodo, ma poi la rivista purtroppo chiuse: mi avevano detto che la "tiratura" era arrivata intorno alle 100.000 copie; e pensare che in Italia un periodico che vende "solo" 100.copie fa i salti di gioia!....
    Doc Horry - strip






    Con Alfredo Castelli abbiamo realizzato una rubrica (tipo "Tilt", la nostra rivista degli anni '60-'70) con diversi fumetti dove facevamo la satira a personaggi noti come ad esempio "Superman" noi lo avevamo fatto diventare "Suppeman" (l'uomo zuppa); questi fumetti sono stati pubblicati in un periodico per giovani (purtroppo non ricordo il titolo) di un'altra Editrice creata anch'essa dall'Editrice di "Bild" e quasi gemella della "Koralle Verlag".
    Poi moltissimi paginoni e pagine normali di giochi che avevo pubblicato in Italia sul Corriere dei Piccoli e successivamente riadattati per la Germania, furono pubblicati su vari periodici di giochi tedeschi; il tutto era distribuito da un mio agente di Monaco di Baviera.

    Ma, direi che è meglio andare per ordine.

    Sonny
    Quando, negli anni '70, collaboravo con il Corriere dei Piccoli avevo concesso ad un ufficio dell'Editoriale del Corriere della Sera addetto alla vendita all'estero, di curare anche le eventuali vendite dei diritti all'estero del mio materiale pubblicato in Italia. Questo ufficio distribuiva in quasi tutto il mondo molto materiale e tra questo c'erano anche i fumetti realizzati per il Corriere dei Piccoli. Così questo mio personaggio fu chiamato "Juanito Conejo" in Spagna, "Porfirio o Coleao" in Brasile, ecc. Quando mostrarono il mio personaggio Gianconiglio ad un'Editrice tedesca, la "Koralle Verlag", i responsabili acquistarono subito i diritti per pubblicare una serie di albi chiamati "Sonny" con esclusivamente i fumetti di Gianconiglio (qui ribattezzato appunto "Sonny"). Andarono avanti per diverso tempo e, terminato il materiale esistente, chiusero la rivista.
    Qualche tempo dopo, i principali responsabili dell'Editrice Koralle Verlag vennero in Italia, a Lucca Comics, per incontrarmi e propormi di realizzare dei nuovi fumetti di Sonny. Dato che nel frattempo il personaggio Gianconiglio non era più pubblicato sul Corriere dei Piccoli (di questo fatto ne parlerò diffusamente in una prossima puntata che riguarda proprio il Corriere dei Piccoli), io feci notare che non avevo storie a disposizione, ma loro mi spiegarono che avevano intenzione di ritirare fuori la rivista "Sonny", ma dato che il "target" (cioè l'età media dei lettori) era un po' più alto, mi chiesero di modificare le caratteristiche psicologiche di questo personaggio e dei personaggi collaterali di questa serie. Inoltre le storie avrebbero dovuto essere costruite in maniera diversa, per un pubblico un po' più maturo, quindi anche più esigente. Io chiesi se non era il caso di cambiare addirittura il personaggio, ma loro insistettero: ormai la testata "Sonny" era depositata in Germania ed ancora in loro possesso e poi, secondo alcuni sondaggi che loro avevano fatto, il personaggio base piaceva, solo che doveva diventare un pochino più "adulto". Inoltre, dato che queste storie andavano pubblicate in Germania, avrei dovuto modificare anche alcune usanze, battute ed ambienti: avrei dovuto fare il tutto in maniera più tedesca e meno italiana, dato che la rivista era dedicata ad un pubblico tedesco.

    Hasenruh - panoramaMi misi quindi a studiare bene alcune abitudini principali, usanze, leggende, modi di dire, ecc. tedeschi, poi preparai la piantina della città (Hasenruh) dove vivevano Sonny ed i suoi amici e... nemici. Con questa piantina (studiata nei minimi particolari e con visione "a volo d'uccello") era più facile gestire le storie e calcolare anche i tempi che sarebbero occorsi per andare da un posto ad un altro. Preparai inoltre la piantina (ed anche uno "spaccato") della casa di Sonny con indicate le varie stanze.
    Tenni ovviamente presente che in Germania le case sono abbastanza diverse dalle nostre, come ad esempio i tetti delle case e poi nelle finestre non ci sono le nostre persiane e nemmeno le tapparelle: ci sono sole delle tende più o meno pesanti.
    Per quanto riguarda i personaggi, feci uno studio psicologico approfondito per ciascuno, creando anche dei piccoli tic (per alcuni) e per ciascuno studiai anche la propria abitazione. Ad esempio creai uno strano inventore, il Prof. Uhu che era un gufo ed aveva la casa su un albero, ma non come i gufi veri, quella casa era costruita in legno e studiai anche il modo per far salire eventuali ospiti.
    Ma non basta: ogni personaggio era visto da tutti i lati in modo da poterli disegnare facilmente visti da qualsiasi posizione.
    Sonny: studiQuanto al personaggio principale, Sonny, lo resi meno "piccolo" di quanto non fosse in precedenza Gianconiglio: lo alzai anche un pochino di statura, studiai un'anatomia un po' diversa ed anche il modo di camminare e di gesticolare e di sorridere. Anche il tratto di questi nuovi fumetti era piu' adatto ad un pubblico un po' piu' grande. 
    Per ogni personaggio, poi, studiai le varie proporzioni di altezza fra di loro e per ciascuno studiai le varie posizioni: di fronte, retro, tre quarti davanti e tre quarti dietro.
    Insomma, il lavoro preparatorio fu gigantesco, ma utile poichè, dovendo realizzare due periodici completamente con storie di Sonny, ovviamante dovevo farmi aiutare da una squadra di bravi disegnatori e sceneggiatori che avessero ben chiaro il tutto.
    Finita questa preparazione dei personaggi e dell'ambiente, elaborai (con l'aiuto prezioso di un grafico) un grande pannello realizzato con un materiale simile alle lavagne da cancellare che si usano in cucina e che appesi su quasi tutta la parete dello studio. Su questo pannello c'erano delle righe orizzontali ed altre verticali. Ognuna aveva uno scopo ben preciso: in alto veniva scritto il contenuto delle fasce verticali: per ogni storia veniva indicato il codice, il titolo, il numero delle tavole, i titoli provvisori (in italiano) ed i titoli definitivi (in tedesco), le date di inizio lavorazione e di consegna, il nome dello sceneggiatore, il nome del disegnatore, la situazione delle tavole a matita, delle tavole in nero e delle indicazioni dei colori. In questo modo si aveva immediatamente l'esatta situazione in ogni momento e, se per caso, si notava che qualche storia era in leggero ritardo, si provvedeva subito per sveltire la lavorazione. Preparai anche un elenco di "rumori" comprensibili da un pubblico tedesco: in Germania non erano molto graditi (o addirittura compresi) i classici rumori che si usano nei fumetti che sono, per la maggior parte, presi dai vari fumetti americani.

     

    Sonny - fumetto - tav1Sonny - fumetto - tav2 
    Nota: le tavole qui sopra sono state tradotte con i testi in italiano per poterle pubblicare (con la storia intera) sulla rivista "Wow - News" - lo stesso vale per il panorama di "Hasenruh" che si può vedere qui in alto.

     
    In quel periodo io e mia moglie ci recavamo - quasi tutte le settimane - in Germania, ad Amburgo per tenere i contatti con la redazione, e...
    Ma... questo e molto altro ancora, lo racconterò nella prossima puntata di questo PeroBlog. Allora, appuntamento qui!

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Postato da: Perogatt a marzo 02, 2006 17:55 | link | commenti (8)