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Animazioni & Animazioni (2)
arriva "Carosello"!
Mi sembra di aver già raccontato in una puntata di questo PeroBlog di quando, negli anni '50, feci i "cartoni animati" in diretta TV per la Rai. Ovviamente si trattava proprio di veri e proprio "cartoni" che erano disegnati, colorati, sagomati e mossi a mano mentre lo speaker commentava con la voce (a volte "voci") da fuori campo; si trattava di fiabe scritte dal famosissimo Alberto Manzi.
Mi sembra di aver raccontato anche di quando, negli anni '80, durante la trasmissione "Slurpiamo", sul Network "Junior TV", realizzai dei disegni animati in diretta TV... Quella volta però con un piccolo trucchetto: io disegnavo in diretta un paio di disegni di Slurp (uno in posizione rannicchiata ed un'altro che saltava), ma avevo già preparato prima della trasmissione due disegni simili e,
con un semplice effetto con le telecamere, venivano poi trasmessi
consecutivamente dando l'impressione di una animazione, un po' semplice,
ma sempre animazione dando l'impressione che i disegni che avevo fatto
in quel momento si fossero mossi "magicamente"...
Ma di animazioni vere e proprie si parlava quando nacque il famosissimo e mitico "Carosello".
Io, come diversi altri disegnatori, fui invitato a partecipare ad una specie di concorso per la sigla.
Uno
dei responsabili mi aveva sussurrato che alla commissione
(formata quasi esclusivamente da napoletani) sarebbe piaciuto una specie
di "pazzariello": tanto per capirci, chi non ha mai visto la scenetta dove il famosissimo Totò
girava per le strade di Napoli tutto bardato e con una specie di
piccola orchestrina personale, attirava la gente per poi fare la
pubblicità ad alcuni negozi? Beh, a me Totò era sempre piaciuto, ma mi
rifiutai di "rifare" una scena che per me era un vero e proprio
capolavoro, quindi preparai una sigla un po' più moderna: fui subito
bocciato... Ma la cosa non mi dispiacque molto, dato che più che la
sigla, mi interessava poter fare dei disegni animati per questi "allora nuovi" Caroselli. Così sparsi la voce e mi arrivarono delle commissioni, come ad esempio dalla "Dear Film",
dove però mi fecero fare delle pubbilcità come regista di film dal vero
(ho già raccontato in una di queste puntate di quando feci anche da
regista a Vittorio Gassman per una pubblicità); i disegni animati
arrivarono in seguito: un tizio che era dirigente di una piccola
Agenzia pubblicitaria, aveva avuto l'esclusiva per dei Caroselli per
l'acqua minerale Levissima. Io fui contentissimo nell'apprendere
questa notizia, ma poi scoprii che avrei dovuto realizzare dei cartoni
animati con delle idee già inventate da costui, ma non solo: aveva anche
"inventato" uno "slogan" che per me era semplicemente disgustoso... Si trattava del "Soldato Pierino".
Lui me li descriveva entusiasta, ma a me quelle idee non piacevano...
Però avevo bisogno di lavorare, così realizzai quei cartoni animati. Si
trattava di un piccolo soldato il soldato Pierino
appunto, che ogni volta ne combinava di tutti i colori e veniva
regolarmente sgridato dal comandante che lo condannava ad andare in
prigione con solo "pane e acqua" e Pierino, facendo il saluto militare, rispondeva ogni volta: "Benissima, purchè l'acqua sia Levissima!". Il fatto che ai proprietari della "Levissima" quel Carosello" piacque, a me non dava ugualmente soddisfazione e cercai altre possibilità.
Ma in quel periodo a Roma la vita era diventata impossibile perchè ormai i pagamenti avvenivano quasi tutti esclusivamente con cambiali non pagate o assegni a vuoto...
Così decisi di tornare a Milano e mi presentai presso una ditta di
disegni animati (dove ci lavorava anche un amico che avevo conosciuto a
Roma), l'Organizzazione Pagot, dei fratelli Pagotto (artisticamente si facevano chiamare "Pagot").
Dopo un breve colloquio con i due fratelli, fui subito assunto come
animatore ed il giorno dopo ebbi il mio spazio (una specie di box
squallido) situato in un grande stanzone con in mezzo un corridoio dove,
ai lati, c'erano altri box, ciascuno con dentro un animatore o
intercalatore; nessuno poteva vedere gli altri, se mai sentirli parlando
a voce alta (i muri di questi box erano alti all'incirca poco più di
due metri), anche se la cosa non era "ben gradita" dai due fratelli. Come primo lavoro mi fecero fare le animazioni per - mi sembra - la "Crema Elah" dove c'era il personaggino di Capuccetto Rosso ed il lupo. Quelle animazioni non mi piacevano tanto: secondo me erano personaggi troppo "scontati".
Poi, dopo qualche altro Carosello più o meno simile mentre altri
animatori realizzavano dei Caroselli con un gatto (non mi ricordo
proprio il nome di questo gatto) che si divertiva a fare dispetti in una
fattoria.
Un giorno uno dei due fratelli Pagot mi chiamò e mi disse che si trovavano in difficoltà con un loro cliente: la Mira Lanza, per la quale loro da tempo facevano dei Caroselli
che si svolgevano in una fattoria, ma ai responsabili della Mira Lanza
non erano piaciuti, così questi mi chiese di preparare un Carosello, che
si svolgesse sempre in una fattoria, lasciandomi libero di preparare
una cosa qualsiasi: tanto si trattava di un Carosello di pausa, in
attesa che gli "esperti" studiassero e proponessero alla Mira Lanza un'altra serie.
Così,
trovandomi completamente libero, iniziai a preparare le animazioni
senza avere ancora chiaramente le idee esatte del seguito. Disegnai un
pollaio da dove uscivano dei pulcini ed uno era ancora quasi tutto
dentro l'uovo, così ondeggiando, cadde nello stagno sottostante. Ne uscì
tutto sporco (nero) e gli altri lo prendevano in giro. Da quel momento
era diventato "Calimero, il pulcino nero".
In quelle scene Calimero aveva ancora un pezzo di guscio rimastogli
sulla testa: avevo visto una situazione simile qualche giorno prima in
una fattoria in campagna dove vidi appunto un pulcino con un pezzo di
guscio sulla testa. La proprietaria mi spiegò che capitava abbastanza
spesso, ma poi il pezzetto di guscio cadeva da solo. Nel Carosello io
invece gli lasciai quel pezzo di guscio sulla testa: pensavo di
toglierglielo poi, in seguito. Ogni volta, dopo diverse disavventure, Calimero se ne andava via sconsolato lamentandosi che tutti ce l'avevano con lui perchè era piccolo e nero. Ma poi incontrava l'Olandesina
(un personaggio già sperimentato in altri Caroselli per la Mira Lanza e
che animava un mio amico, proprio quello che avevo conosciuto anni
prima a Roma) che lo prendeva e lo immergeva in una tinozza dicendo: "Tu non sei nero, sei solo sporco!"
Quella cosa piacque agli addetti della Mira Lanza che ordinarono subito il seguito.
Ma non era stato previsto un... seguito, così creai subito altri personaggi come il Papà, la Mamma, il maestro Gufo, la Volpe... ma mi accorsi che mancava un "cattivo", così ci infilai il Papero Piero
(era un mio personaggio che avevo già creato tempo prima). Insomma,
questa serie ebbe molto successo, tanto è vero che anche il "merchandising" (quasi tutto "rubato",
cioè senza pagare i diritti di Copyright) si sviluppò in moltissime
maniere. Era inutile tentare di perseguire quelli che avevano "imitato"
(spesso in maniera grossolana) Calimero, tanto di "ditte fantasma" ne nascevano moltissime tutti i giorni.
Il nome Calimero
(nonostante quello che spesso viene scritto in molti articoli o libri)
era nato semplicemente perchè per recarmi presso lo studio dell'Organizzazione Pagot, passavo tutti i giorni per una vietta chiamata Via San Calimero che sbucava in Corso di Porta Romana, dove, dopo pochi metri, c'era un cortile dove era situata la ditta "Organizzazione Pagot". Così scelsi quel nome anche perchè faceva rima con "nero"...
Ma
in quel periodo io era dipendente e di conseguenza tutto quello che
avrei potuto dire non aveva nessuna importanza: i creatori di quel
personaggio figuravano ovviamente i proprietari della ditta. Così, con
il grande successo di Calimero, nessun giornalista ebbe
in mente di intervistare me, ma intervistavano i due fratelli i quali
inventarono delle storie (a volte anche contraddicenti) sulla nascita di
quel personaggio. Del resto lì si trattava anche di affari e con il
successo di quel personaggio, loro ebbero molto più lavoro. Anche
io ebbi più lavoro, ma la cifra era rimasta la stessa... così mi decisi
a chiedere un aumento di stipendio che mi fu concesso (anche se in
maniera minima) e poi fui nominato "animatore capo", cioè da quel momento avevo una stanza tutta mia ed avevo un gruppo di animatori che lavoravano per animare delle serie, secondo
le mie indicazioni. Insomma, in quel periodo facevo spesso un po' di
tutto ed a volte facevo, oltre l'animatore, anche l'autore delle
sceneggiature, lo scenografo, il montatore, il curatore delle colonne
sonore, il regista. Insomma, devo dire la verità, mi divertivo molto
perchè ormai le serie di personaggi si moltiplicavano di giorno in
giorno ed alcuni furono anche dei successi, come ad esempio il Draghetto
che voleva fare il pompiere.e moltissimi altri che sarebbe lunghissimo
elencare. Alcuni nascevano da me, altri li studiavamo in gruppo a
tavolino ed altri ancora la ditta acquistava i
diritti per poterli usare (realizzati da noi) per i Caroselli. Ne cito
però un paio per i motivi che poi spiegherò: Gatto Silvestro e Cocco Bill. Fra i tanti personaggi per i Caroselli, si usavano a volte anche personaggi famosi, come alcuni dell'Hanna-Barbera (Gli Antenati, i Pronipoti, ed altri) ed altri come Gatto Silvestro (della Warner Bros) e Cocco Bill (di Jacovitti) per i quali avevano ottenuto i diritti per essere realizzato per dei Caroselli.
Per
questi (e altri) personaggi io scrivevo le sceneggiature, eseguivo i
Lay-Out (i disegni preparatori iniziali delle varie scene che servivano
sia per le animazioni e sia per le scenografie), le animazioni base, in
alcuni casi preparavo i disegni per le scenografie ed in altri curavo
anche le riprese e la regia.
Per quanto riguarda Cocco Bill, Jacovitti
mi inviò, dietro mia richiesta, quattro o cinque disegni del suo
personaggio in alcune classiche pose, e basta. Ma avendo conosciuto
molto bene Jacovitti (vedi puntate apposite di questo PeroBlog),
conoscevo benissimo il suo stile e riuscivo a realizzarlo molto bene e
con molta facilità; Jacovitti ne fu soddisfatto. (Non era
rimasto soddisfatto, invece, dei cartoni animati che furono eseguiti in
seguito a colori - da un'altra ditta - e mi diceva che quello non era il
"suo" Cocco Bill.)
Per quanto riguarda Calimero
illustrai anche quasi tutta la serie di libri che uscì in quel periodo,
feci vari disegni supplementari per la pubblicità sui giornali,
disegnai anche la copertina dell'LP (un disco di grande formato) uscito
in occasione di Natale. Ne chiesi una copia ma mi fu negata, così fui
costretto a recarmi in un negozio per acquistarlo!
Realizzai anche moltissimi fumetti per un periodico (chiamato appunto "Calimero"), centinaia di figurine da raccogliere con i fustini di detersivo e collezionare e molto altro ancora.
In quel periodo realizzai anche una serie di spot con i disegni di Sergio Toppi (che
in quel periodo era anche lui dipendente della stessa ditta): gli feci
preparare solo una decina di disegni ed io mi chiusi in uno studio da
solo: mi servivano solo un paio di forbici ed una macchina da presa per
realizzare tutta la serie.
Le animazioni le realizzavo con dei miei piccoli "trucchi" ed il risultato fu molto piacevole: sia Toppi che il cliente furono molto soddisfatti.
Inoltre quegli spot erano costati una cifra irrisoria...
Con
Toppi, poi, studiai anche diverse serie di Caroselli: facevamo assieme
lo story-board (descrizione grafica e tecnica delle varie scene),
io curavo le animazioni e Toppi le scenografie.
In quel periodo realizzammo anche una presentazione (piuttosto lunga e complessa) per il lungometraggio "Africa addio"
con delle scenografie particolari (ovviamente realizzate da Toppi:
molto belle) ed animazioni completamente diverse dalle solite, con un
risultato molto positivo. Questo era una specie di "Trailer" del film,
solo che era molto piu' lungo dei soliti. Piacque molto al pubblico ed
anche ai critici.
Un giorno, andando al lavoro, entrai come al solito
nel bar accanto per bere un caffè e lessi su un giornale che, c'era
stata la premiazione al Festival della Pubblicità; lessi l'elenco dei film pubblicitari premiati: Calimero, Gatto Silvestro e Cocco Bill
avevano ricevuto i primi tre premi. Tutto contento, mi feci prestare il
giornale dal barista e corsi dentro lo studio recandomi subito
nell'ufficio di uno dei due fratelli e, mostrandogli allegramente il
giornale, gli dissi "Ha visto? Abbiamo vinto!". E lui: "Sì, signor Peroni, ma in questo momento lei non sta facendo niente. Non perda tempo, vada subito a lavorare." Uscii avvilito ed entrai nel mio studio.
Quel
giorno non riuscii a fare nemmeno un fotogramma di animazioni. (Da
notare che poco tempo prima era arrivata una circolare a tutti
gli animatori della ditta, di conseguenza anche a me, dove era
scritto che, da quel momento, gli animatori erano obbligati a
realizzare un tot di fotogrammi al giorno. Dato che io da tempo lo
superavo di molto, anzi ero all'incirca al doppio di quanto indicato
nella circolare, da quel giorno, arrivato al quantitativo fissato, "per protesta" smettevo di lavorare).
Comunque ci pensai a lungo tutto il giorno e la notte. Il mattino seguente mi presentai da uno dei due fratelli
Pagot e gli dissi che mi licenziavo. Questi mi chiese il motivo ed io
gli risposi che non me la sentivo di rimanere in una ditta dove venivo
trattato male; parlai della faccenda dei premi e spiegai che, pur
sapendo che loro, vincendo il primo, secondo e terzo premio, avevano
anche ricevuto una cifra notevole (si parlava di moltissimi milioni di
lire), ma io non pretendevo assolutamente niente, mi sarebbe bastato
solo un semplice "Grazie" o al massimo una tazzina di caffè...
Quindi,
in seguito a questo comportamento mi licenziavo. I due fratelli
tentarono in varie maniere di convincermi a rimanere, sapevano benissimo
che ormai la ditta andava avanti soprattutto grazie al mio lavoro, ma
fui inflessibile. Accettai solo di realizzare come "esterno" dei
Caroselli (però scelti da me ed ai prezzi stabiliti da me). Loro
accettarono, così realizzai ancora molti Caroselli ed in compenso potei
lavorare contemporaneamente anche per le principali ditte concorrenti.
Partecipai anche alla lavorazione del lungometraggio "Putiferio va alla guerra" con la "Gamma Film" di Roberto Gavioli (Gino Gavioli, il fratello di Roberto, che era il "vero" autore
dei disegni dei personaggi, lavorava in un piccolo studiolo misero e
pagato con uno stipendiuccio). In quel periodo realizzai, sempre per la Gamma Film, anche molti Caroselli di successo come ad esempio Cimabue, Capitan Trinchetto, Sorbolik e molti altri.
Sempre in quel periodo creai, per la "Ferrarelle", il personaggio "Silvanella" (successivamente da loro chiamato "Ferrarella") che cedetti in esclusiva (per una bella cifra) alla Ferrarelle. Creai anche, per il brandy "Cavallino rosso"
un personaggio: ovviamente un piccolo cavallo rosso dalla coda e
criniera chiara che venne anche regalato sotto forma di pupazzetto, a
chi acquistava quel brandy.
Piano piano i clienti delle varie ditte,
sapendo che i Caroselli poi li realizzavo io, decisero di non passare
attraverso gli intermediari e far fare il lavoro direttamente a me; così
la mia impresa si allargava di giorno in giorno e chiamai attorno a me i
migliori animatori, intercalatrici, lucidatrici (le persone addette a
portare su acetati i disegni a matita), coloritrici, operatori,
sviluppatori. Però usai un sistema particolare: i "ragazzi" (li
chiamavo così perchè eravamo anche tutti amici pur lavorando per me) si
riunivano in vari gruppi ed ogni gruppo aveva un responsabile che
consegnava poi il lavoro a me. Sapevo che molte ragazze mi avevano
soprannominato "Ragionier Pignoletti": infatti ero loro amico, ma pretendevo la massima precisione e professionalità. Una ragazza, poi, Grazia (che ha lavorato moltissimo anche per Bruno Bozzetto),
aveva l'incarico di fare anche il controllo generale prima che il tutto
passasse alla ripresa. Devo dire che, nonostante la mole enorme di
lavoro, non ci fu mai un errore e mai un rifiuto da qualche ditta: tutto
era filato alla perfezione. Insomma, raggiunsi una punta massima di 45
persone che lavoravano contemporaneamente per noi (ovviamente io non
potevo seguire il lavoro creativo ed anche quello amministrativo, quindi
per questo secondo compito, ci fu mia moglie che pensava a tutto),
Insomma, riuscivamo a realizzare, in questo modo, circa un Carosello
ogni 3 giorni, un quantitativo notevole. Praticamente per molti periodi
circa il 90% dei Caroselli usciva dal nostro studio.
A qui tempi non c'era come oggi l'Auditel (per la rilevazione del numero di spettatori di una certa trasmissione) ma esisteva l'Indice di Gradimento,
cioè in vari momenti della giornata, delle signorine incaricate dalle
varie ditte o dalla Rai stessa, telefonavano a caso a dei telespettatori
per chiedere se una certa trasmissione era stata vista ed in caso
affermativo dovevano chiedere se era piaciuta e motivare anche la
risposta. Una sera suonò il telefono subito dopo la trasmissione di Carosello
e sentii la voce di una signorina che mi chiedeva se quella sera avevo
visto "Carosello", alla mia risposta affermativa, mi chiese: "Mi può dire per favore quali sono quelli che le sono piaciuti di più?" Ed io risposi subito "Calimero, Gatto Silvestro e Cocco Bill" E la signorina: "Mi può spiegare il motivo?"
Allora la mia risposta fece quasi svenire la signorina che mi aveva
telefonato perchè dissi: "Beh, è perchè li ho fatti io." Sentii che
quella signorina si lamentava evidentemente con qualche sua collega
accanto che diceva "Ed ora che cosa ci scrivo qui?!" Io le chiesi
scusa, ma le assicurai che era la pura verità. E lei mi disse che, con i
milioni di persone che c'erano in Italia, perchè aveva scelto proprio
il mio nome?...
Nel frattempo la ditta dei Fratelli Pagot (successivamente chiamata "Pagot Film")
chiuse i battenti ed i pochi rimasti a lavorare per loro fecero molta
fatica per riuscire ad ottenere almeno una parte della liquidazione. Mi
dispiaceva per i miei amici ed anzi, a tre di loro (due di questi erano
stati miei allievi) suggerii di mettersi assieme e fondare una ditta,
cosa che fecero ed ebbero moltissimo lavoro, specialmente per il mercato
Svizzero, tanto che era capitato per qualche volta che io avevo
lavorato per loro (una volta dovetti realizzare un film di media durata
per le lavatrivi AEG dove c'era una ballerina che "danzava"
al suono di un valzer e poi, piano piano, si trasformava in lavatrice
ed iniziava quindi la pubblicità vera e propria: un lavoro
difficilissimo ma che piacque molto ai dirigenti della AEG; altre volte invece erano loro che lavoravano per me (come ad esempio per i vari spot con i "Paciocchi" che fornii alla Parmalat per la linea Mister Day).
Insomma eravamo rimasti tutti buoni amici.
Realizzai anche un mediometraggio per la pubblicità cinematografica per le Casse di Risparmio Italiane (dove usai un mio personaggio: "Coso"
che avevo usato anche per pubblicizzare - su carta - un prodotto per
una grande casa farmaceutica), poi molte pubblicità e sigle per TV
commerciali e moltissima pubblicità - sempre a disegni animati -
proiettata solo nei cinema.
Un giorno, però, ci fu la notizia che la Rai aveva deciso di chiudere con "Carosello".
Ci furono proteste da tutte le parti, ma tutto fu inutile: la decisione era irrevocabile (e incomprensibile).
Penso che quasi tutti sappiano che un tempo si usava dire ai bambini "E dopo Carosello, tutti a nanna",
cosa che funzionava regolarmente anche perchè era trasmesso in un
orario giusto, quando terminava mi sembra fossero all'incirca le 9 di
sera.
E dopo quella decisione incredibile della Rai, a che ora andavano a "nanna" i bambini?...
(41 Segue)
Ah,
ricordo ancora che per inserire i propri commenti (graditissimi)
occorre cliccare su "commenti", ma non quello sopra la linea verticale
ma quella sotto...
Animazioni & Animazioni (1)
Fin da piccolo amavo andare al cinema a vedere i film a disegni animati, ma quello che mi aveva colpito di più era stato "Biancaneve e i sette nani":
mia madre, anche lei appassionata di cartoni animati, mi aveva portato a
vedere la prima visione di quel film. Mi ricordo che la sala era
stracolma e non c'erano più posti a sedere e dovemmo vedere il film
tutto in piedi, ma non ci pensammo nemmeno: il film era talmente bello
che non ce ne accorgevamo nemmeno della scomodità.
Tornato
a casa mi misi subito a disegnare i vari personaggi, tutti a memoria.
Mi sembravano somigliantissimi e difatti, quei disegni, visti diversi
anni dopo, li giudicai piuttosto buoni: il film mi era piaciuto tanto,
al punto di avere i vari fotogrammi impressi nella mia memoria.
Riuscii
anche ad avere qualche fotogramma del film: un mio amico che lavorava
presso il cinema dove veniva proiettato proprio Biancaneve (lui era
addetto alla macchina da proiezione), riuscì a farmi avere dei piccoli
"scarti": mi spiegò che a volte capitava che la pellicola si rompeva e
lui doveva aggiustarla e spesso dei pezzi andavano persi... Così
riuscii ad osservare da vicino alcuni vari passaggi di animazione ed
anche alcuni "trucchi". I fotogrammi che ammiravo di più però erano
quelli della strega che tirava fuori la mela avvelenata dalla tinozza.
Così
potei correggere e modificare alcune animazioni che avevo già fatto.
Ma, dopo qualche giorno quei buffi nanetti non mi bastavano e mi misi a
disegnare altri personaggi e "tentai" di fare qualche disegno
di animazione, ma senza conoscere minimamente la tecnica. I miei
insegnanti che videro quei disegni mi chiesero dove li avevo copiati, ma
le mie spiegazioni, cioè che li avevo inventati io, non li convinsero.
Andai
avanti ad inventare delle scene un po' più complesse e curai anche
molto le scenografie: all'inizio ero influenzato dalle scenografie di
Biancaneve, ma poi riuscii a cambiare stile e feci degli sfondi tutti
miei che erano colorati ad acquerello e pastelli colorati.
A qiuell'epoca non sapevo che i disegni animati si eseguivano su carta per poi essere copiati su fogli di "plastica" trasparente (chiamati "acetati" oppure "rodovetri"),
quindi ero costretto a disegnare tutto, personaggi e sfondo, per ogni
fotogramma. Una fatica enorme e, dopo diversi giorni mi persi di
coraggio. Però dopo qualche tempo iniziai di nuovo e stavolta feci le
animazioni dei soli personaggi, senza curarmi dello sfondo. Alla fine,
sfogliando velocemente il mucchio di fogli, vidi il risultato: era
abbastanza buono. Però andai avanti a studiare ancora per molto tempo
perchè vedevo che in alcuni punti c'erano dei difetti e cercavo di
toglierli. Alla fine ebbi un piccolo cartone animato, ma... non avevo la
macchina da presa. Chiesi in giro se qualcuno ne sapeva qualcosa ma
nemmeno il fotografo (padre di un mio amico) mi seppe dire niente: non
aveva la minima idea di come fosse fatta una macchina da presa per
disegni animati.
Così dovetti accontentarmi di far vedere ai miei
amici il mio film muovendo i fogli. A loro piacevano molto, ma io ero
avvilito e mi accorsi che avevo solo perso del tempo.
Diversi anni
dopo, quando mi trasferii prima a Milano e quindi a Roma, qui un mio
amico un giorno mi disse che conosceva un posto dove preparavano dei
disegni animati e lui aveva avuto il permesso di andare in quello studio
per visitarlo. Mi chiese se volevo accompagnarlo ed accettai con
entusiasmo. Questo mio amico (che posso chiamare solo Pino dato
che da molto tempo non riesco a contattarlo e non so se a lui farebbe
piacere essere citato qui) era un bravissimo disegnatore ed amava
moltissimo i disegni animati, ma secondo lui occorreva "modernizzarli" perché quelli che si facevano in quel periodo erano - secondo lui - ormai "sorpassati". Comunque ci mettemmo d'accordo per la visita presso una vera ditta dove si facevano disegni animati!
Quella
notte non riuscii a dormire per l'emozione ed il mattino dopo,
finalmente, ebbi la fortuna di poter vedere con i miei occhi le varie
fasi del disegno animato: alcuni giovani che disegnavano le animazioni
(che sono i disegni base per i movimenti), altri che eseguivano le "intercalazioni" (cioè i disegni "intermedi" fra un disegno di animazione e l'altro), le "lucidature" (il passaggio sui fogli di acetati),
la coloritura, le scenografie ed infine la macchina da presa. Per la
prima volta osservai una macchina da presa per disegni animati dal
vivo (fino ad allora le avevo viste solo in alcune foto) e scoprii che
era molto più semplice di quanto immaginassi. Chiesi ad un tecnico se mi
lasciava scattare il pulsante per riprendere qualche fotogramma. Così,
per la prima volta, finalmente ebbi la soddisfazione di partecipare
attivamente ad un vero cartone animato.
La visita mi era sembrata
ormai terminata, quando sentii delle grida provenire dalla porta di un
ufficio. Chiesi chi ci fosse lì dentro e mi risposero che c'era uno dei
due proprietari della ditta di disegni animati e quello lì era il
direttore. In quello studio avevano iniziato un lungometraggio (mi
sembra fosse intitolato "Rompicollo") ma, per mancanza di denaro, quel
lavoro fu sospeso e molti dipendenti erano stati licenziati, altri
stavano lavorando per dei piccoli spot pubblicitari.
Ad
un certo punto la porta dell'ufficio si aprì e ne unsì un tale
arrabbiatissimo: voleva essere pagato subito del lavoro che aveva svolto
per il lungometraggio ed il direttore gli prometteva che entro pochi
giorni avrebbe saldato il tutto, ma quel tizio non ne voleva sapere e se
ne andò sbattendo la porta.
Il direttore della ditta di animazioni
era disperato: quello che se ne era andato era proprio l'animatore capo
ed ora lui non sapeva come fare per poter mantenere gli impegni presi.
A
quel punto, non so ancora spiegarmi come mai, mi feci avanti io e dissi
a quella persona che non doveva preoccuparsi: avrei fatto io il lavoro
di animatore capo. Il direttore mi chiese se ne ero
capace ed ad una mia risposta affermativa, mi diede subito delle
indicazioni per i prossimi film che occorreva fare con la massima
urgenza: si trattava di piccoli stacchetti che servivano per una
trasmissione TV americana, li aveva commissionati un certo "Xavier Cugat", che si era già visto in TV in una trasmissione di intattenimento (ovviamente in biaco/nero) a quell'epoca famosissimo. Xavier Cugat era direttore d'orchestra e le musiche erano per la maggior parte opera sua; inoltre
lui aveva l'abitudine di tenere in braccio un piccolissimo cagnolino e
gli spettatori ormai si erano affezionati a quel cagnetto e poi la
musica di questo musicista era molto orecchiabile ed allegra che piaceva
molto. Alla mia richiesta, il direttore telefonò a Xavier Cugat e lo
fece venire in studio. Poco dopo si presentò con il suo strumento, una cornetta, e con sua moglie Abbe Lane:
una bellissima donna che partecipava a tutti i suoi spettacoli: non
sapeva cantare molto bene, ma... era talmente bella che la gente non ci
faceva molto caso. Così feci la conoscenza con Xavier Cugat ed Abbe Lane. (In quel periodo Abbe Lane interpretò in Italia anche alcuni film di scarso successo).
Cugat, visti i miei disegni si congratulò con me e mi disse che io ero il Disney italiano! Beh, essere paragonati a qualcun'altro non fa mai tanto piacere, ma essere paragonati a Disney, la cosa cambia...
Poi
si mise a suonare alcuni pezzi dello spettacolo che avrebbe fatto in
America. Così mi resi subito conto qual era lo spirito giusto per quegli
stacchetti che dovevo eseguire.
Mi misi subito all'opera, ma...
nessuno si era accorto che io non avevo mai fatto il capo animatore, mi
ero solo limitato a disegnare delle animazioni con personaggi miei.
Comunque, avendo in passato fatto anche l'attore di teatro, recitai la
mia "parte" e riuscii a convincere tutti che dovevano eseguire i miei
ordini.
Lo so, ripensandoci dopo scoprii che ero proprio un
incosciente, però il pensiero di realizzare delle vere animazioni, mi
aveva riempito l'animo di una energia e creatività incredibili.
Qualche giorno dopo potei ammirare i miei primi lavori nella sala di proiezione privata della ditta.
Fui
particolarmente soddisfatto e lo fu pure il direttore e, dopo aver
preparato un certo numero di stacchetti animati, arrivò di nuovo Cugat
per esaminare il lavoro. Fu soddisfattissimo e mi spaccò quasi una
spalla per le pacche che mi diede in senso di ammirazione ed amicizia:
in quel momento eravamo diventati amici.
Incontrai poi in seguito
Xavier Cugat e sua moglie Abbe Lane, nel loro albergo (lussuosissimo) e
ci demmo appunatamento per studiare alcuni altri lavori di animazione da
fare in seguito.
Finite le animazioni per quella serie degli
stacchetti per Xavier Cugat, mi diedero come incarico di realizzare una
pubblicità (da trasmettere nelle TV degli Stati Uniti): si trattava di "spaghetti in vasetti",
ma non crudi, spaghetti cotti e conditi in vasetti di vetro. Devo dire
che, appena vidi quella... roba, mi passò la voglia di fare quella
pubblicità, ma la cifra che mi avrebbero pagato era tale che accettai
ugualmente... La ditta che produceva quegli spaghetti si chiamava "Prince Spaghetti".
Io dovevo disegnare il classico cuoco italiano, ma come lo immaginano
gli americani, cioè con baffoni e ben panciuto. Studiai così uno sketch
adatto e proposi anche una musica da far mettere come sottofondo. L'idea
piacque ed iniziai a realizzare gli studi per questa pubblicità e
quindi le animazioni. Anche le scenografie le volli preparare io. Insomma, per quella pubblicità il lavoro era quasi tutto a carico mio.
Quando
finalmente fu tutto pronto, il cliente (un italo-americano) fu
contentissimo e mi disse che era proprio quello che lui voleva!
Solo
che... con tutto il lavoro che avevo fatto, i pagamenti scarseggiavano e
mi davano solo degli acconti. Insomma, mi accorsi che quella ditta (per
riguardo ai parenti ed eventuali eredi, evito di scrivere il nome...)
stava per chiudere i battenti. Riuscii a malapena ad incassare quasi
tutta la cifra rimanente e pensai che dovevo dire addio ai disegni
animati.
Ma a mia moglie venne un'idea: proporre a Xavier Cugat di eseguire io, con la mia nuova "ditta", i prossimi stacchetti per le sue trasmissioni TV. Ma come fare? Mia moglie ebbe un'idea: "Basta telefonare nell'albergo dove abitano Xavier Cugat ed Abbe lane e metterci d'accordo con loro."
Già, ma noi non abbiamo una vera "ditta",
feci osservare io. Ma mia moglie aveva pensato a tutto. Mi disse di
scrivere a macchina mentre lei telefonava in albergo: dovevo dare l'idea
che ci trovavamo in un ufficio; disse che era la segretaria della "Ditta Peroni" (che ovviamente non esisteva...) e che desiderava parlare con il signor Xavier Cugat. Poco dopo le passarono la linea con la stanza dei due musicisti e rispose Abbe Lane.
Mia molgie si trovò un pochino in difficoltà perchè, al contrario di
Xavier Cugat che parlava abbastanza bene l'italiano, Abbe Lane invece
non capiva quasi niente della nostra lingua, lei parlava solo in inglese
o al massimo un po' di spagnolo. Mia moglie, che non parlava nemmeno
una parola d'inglese, allora riuscì a farle capire che l'avrebbe fatta
parlare con il direttore della "Ditta Peroni".
Mise una mano sulla cornetta (per far sembrare che avrebbe passato la
telefonata in un'altra stanza ed intanto mi faceva cenno che dovevo
prendere io la cornetta. Ero un po' emozionato: d'accordo "recitare"
ma questa scena era abbastanza rischiosa. Comunque Abbe Lane mi
riconobbe e mi disse che sarebbero venuti a farci visita negli studi
della nostra ditta, ma io - sudando - riuscii a convincerla (con un po'
di inglese, anche se non perfettamente scorrevole) che in quel periodo
stavamo eseguendo molto lavoro e sarebbe stato meglio incontrarci nel
loro albergo. Lei accettò e fissò un appuntamento per la sera stessa.
Così, quella sera, io e mia moglie, dopo esserci messi i migliori
vestiti che possedevamo, arrivammo in albergo e ci facemmo annunciare.
Pochi minuti dopo arrivarono Xavier Cugat e sua moglie. I due erano
molto affabili e felici di rivedermi e dissero che avremmo risolto i
loro problemi: infatti, dopo la chiusura improvvisa di quella ditta di
disegni animati, ora avrebbero dovuto cercarne subito un'altra e la cosa
migliore era che continuassi io quella serie, anche visto il successo
che stava riscuotendo in America.
Così, dopo i necessari accordi, li
salutammo ed io finii di sudare e ringraziai mia moglie per l'idea
avuta. Ah, anche negli anni seguenti mia moglie mi fu accanto per
risolvere diversi lavori: in quelle situazioni lei riusciva a "recitare"
molto meglio di me ed inoltre scoprii che io sapevo disegnare ma non
ero adatto a trattare gli affari, mia moglie invece sì. Quindi quando mi
chiamavano per qualche lavoro io pensavo a parlare per la parte
artistica e mia moglie per quella finanziaria; anzi, il più delle volte
io uscivo quando dovevano discutere di cifre perché non volevo rischiare
di... rovinare tutto.
Questo a volte succede anche al giorno
d'oggi, specialmente quando dobbiamo firmare dei grossi contratti, come
ad esempio quello con i miei personaggi "i Paciocchi" per le merendine della linea "Mister Day" della Parmalat (quando la Parmalat era una grande ditta ed il "signor Tanzi" veniva a volte a curiosare senza capirci niente...).
Tornando a Xavier Cugat ed Abbe Lane, quando ebbi consegnato tutta la serie degli stacchetti che avevano ordinato (che avevo realizzato facendomi aiutare da un "intercalatore" e per quanto riguardava le "riprese" ,
potei riuscire ad effettuarle perchè i proprietari della ditta che
aveva chiuso, mi diedero il permesso di usare pure i loro macchinari),
purtroppo dovetti salutarli dato che loro stavano tornando in America
anche perché il loro contratto con la Rai era ormai terminato.
Così pensai che quella sarebbe stata l'ultima volta che avevo eseguito dei disegni animati, invece...
Ma questo è meglio che lo racconti nella prossima puntata.
Buon San Valentino!
D'accordo il 14 febbraio è San Valentino, da anni la festa degli innamorati. Ve ne eravate dimenticati? Ed ora che cosa si può fare? Semplice: inviare subito una cartolina virtuale
appositamente disegnata per l'occasione da molti noti Umoristi. Ce ne
sono anche moltissime con delle splendide foto di fiori, animali,
paesaggi, ecc.
Basta recarsi a questo indirizzo: www.perogatt.com/perocards,
scegliere l'immagine che più piace (ce ne sono centinaia da
scegliere!), scrivere il proprio nome ed indirizzo e-mail e poi il nome e
indirizzo e-mail della persona amata, scrivere una bella (o spiritosa)
frase, scegliere un eventuale colore di sfondo della cartolina (volendo
si può anche scegliere un "font" (carattere) particolare ed anche
il colore!) e il tipo di sfondo della pagina, scegliere un francobollo,
scegliere una musichetta appropriata (che si può ascoltare in
anteprima)... Quindi vedere l'anteprima della "cartolina virtuale" e, se tutto è ok, inviare: un messaggio arriverà alla persona indicata in pochi minuti (spesso secondi) con l'indirizzo esatto per poter vedere ed ascoltare la cartolina ed il gioco è fatto!
Ma, qualcuno dirà, bisognerà iscriversi? La risposta è: NO! Allora bisognerà pagare qualcosa? La risposta è sempre NO! Beh, allora che cosa aspettate? Correte subito ad inviare la vostra cartolina, no?
Per
aiutare i più indecisi, ecco qui sotto alcuni piccolissimi esempi di
illustrazioni di cartoline (cliccare per vederle ingrandite):
Qui sopra: disegni di Peroni, Mangosi, Piero Tonin, Dentiblù
Per vedere le altre cartoline basta recarsi su PEROCARDS!
Ah, ricordo che molto presto torneranno qui i miei aneddoti sul mondo dei fumetti, dell'animazione, della Tv, del cinema, ecc.!
Come
ho già detto, ultimamente sono impegnatissimo e mi ci vuole un po' di
tempo per completare le puntate che ho in preparazione, ma sono ormai
quasi pronte.
Quindi a presto con la mia solita
ANEDDOTERIA PEROFUMETTOSA!
Perchè i bambini fanno "Oooh"?
Ecco un altro gruppo di foto curiose, sempre inviatemi sempre dall'amico/collega Ferruccio Alessandri che da tempo si diletta a rintracciare qualcosa di "curioso" su Internet e ci riesce sempre!
Non so ancora se sia possibile iscriversi alla sua speciale "Newsletter",
mi sto informando, ma... Ferruccio è sempre
occupatissimo... e spero che presto me lo faccia sapere; nel
caso ricevessi delle indicazioni positive, metterò qui l'eventuale
indirizzo al quale occorre rivolgersi.
Questa volta metto qui un gruppo di foto con il titolo "perchè i bambini fanno oooh!" (sempre ricevute dall'amico/collega Ferruccio Alessandri).
Sono
in molti quelli che mi hanno scritto per saperne di più su Ferruccio
Alessandri. Beh, esistono vari siti che parlano amiamente di lui ed io
segnalo questo: www.fumetti.org/ autori/alessandri.htm
dove si trova una breve biografia. Ma vi assicuro che, io che lo
conosco bene da moltissimi anni, ha fatto molto di più di quanto non è
scritto lì: ci vorrebbe una intera enciclopedia per elencare veramente
tutto! Ferruccio ha moltissimi pregi, fra i quali uno - secondo me -
molto importante: è sempre sorridente! Coemse questo non bastasse è
sempre (o quasi...) disponibile: non conosce bene il significato della
parola "no". In questo mi somiglia molto ed inoltre siamo anche
conterranei: forse anche per questi motivi andiamo molto d'accordo.
Comunque vi assicuro che Ferruccio Alessandri è proprio un grande!
Bene, buon divertimento.
(cliccare sulle immagini per visualizzarle ingrandite)
Ah, vorrei far notare che anche questa puntata speciale del PeroBlog non significa che non metterò più qui i miei aneddoti sul mondo dei fumetti, dell'animazione, della Tv, del cinema, ecc, tutt'altro!
Solo
che, come gia' detto, ultimamente sono impegnatissimo e mi ci
vuole un po' di tempo per completare le numerose puntate che ho in
preparazione. Quindi a presto qui con la mia solita
ANEDDOTERIA PEROFUMETTOSA!
==> Ricordo
ancora una volta che per inserire i commenti (graditissimi!) occorre
cliccare su "commenti", ma non quello sopra la linea orizzontale, ma
quello sotto (ho gia' spiegato il "misterioso" motivo)
Piccola pausa (come dice la "Pausini"...) Allegra, anzi... Gioconda
Mi
prendo una piccola pausa e ne approfitto per inserire alcune immagini
che a me sono piaciute molto: si tratta di varie versioni della
famosissima e sfruttatissima Gioconda di Leonardo Da Vinci. Dite
la verità, chi non ha mai tentato di scherzare con la Gioconda? Quindi
valeva la pena selezionarne alcune, queste qui poi sono animate (tranne
una).
Le ho ricevute dall'amico/collega Ferruccio Alessandri che da tempo si diletta a rintracciare qualcosa di "curioso" su Internet e ci riesce sempre!
Non so se sia possibile iscriversi alla sua speciale "Newsletter",
mi informerò e spero che lui me lo faccia sapere; nel caso ricevessi
delle indicazioni positive, metterò qui l'eventuale indirizzo al quale
occorre rivolgersi.
Comunque, intanto per questa volta metto qui un
campionario di versioni sulla Gioconda, una prossima volta, se lo
gradirete, metterò una serie di versioni fotografiche con il titolo "perchè i bambini fanno oooh!" (sempre ricevute dall'amico/collega Ferruccio Alessandri).
Bene, buon divertimento.
ANEDDOTERIA PEROFUMETTOSA!
Notiziola dell'ultimo minuto:
Ferruccio
Alessandri, l'amico/collega che ogni tanto mi spedisce delle curiosita'
"pescate" sul web, mi dice che non ha ancora una vera e propria
Newsletter, pertanto chi fosse interessato a riceverle puo' chiederlo
direttamente a lui che pensera' ad aggiungervi alla sua lista di amici.
Ecco pertanto il suo indirizzo: ferruccioalessandri11@hotmail.com
Una delle maggiori frequentatrici della "Tavolata degli artisti" era Novella Parigini, una pittrice che a quei tempi era molto famosa ed era conosciuta soprattutto perché lei disegnava quasi esclusivamente dei gatti.
Novella Parigini era praticamente l'anima di quel ritrovo degli artisti
e quando c'era lei si notava: era molto appariscente e si faceva
notare. Era anche un'attrice: aveva partecipato anche a diversi film,
anche uno con Federico Fellini che una volta era venuto alla trattoria "La tavolata degli artisti" ed era stato lì soprattutto per cercare delle ispirazioni.
Via
Margutta era diventata anche una via di moda e molti romani si recavano
spesso a visitare le varie mostre, sperando di riuscire a trovare
qualche artista famoso, ma... gli artisti famosi non frequentavano tanto
volentieri Via Margutta, preferivano stare nei loro studi (ne ho
conosciuto diversi, bravissimi, che non avevano mai preparato nessuna
mostra ma vendevano tutti i loro quadri. Tra questi avevamo conosciuto
famoso un pittore bulgaro Ilia Peikov che una sera ci mostrò il suo studio dove c'era una miriade di quadri, tutti a "tema unico", i suoi famosi "cieli iperborei",
una tecnica che aveva inventato lui. Ma Peikov, oltre a dipingere, era
anche un bravo scultore; comunque io e Landolfi scoprimmo che era un
tipo un po' strano, insomma ci aveva colpito molto e pensammo che fosse
un vero artista. Ho saputo successivamente che si era trasferito
all'estero dove era diventato molto famoso.
Una sera, dopo essere stati alla "Tavolata degli artisti", io, Landolfi, Giovannini e Zeccara, passeggiando per le vie di Roma, discutevamo sul fatto che noi fumettisti non eravamo considerati degli "Artisti",
ma solo dei semplici disegnatori. Nessun critico ci intervistava o
scriveva articoli sull'Arte dei fumettisti. Io dissi che dipendeva da
noi: se volevamo, potevamo anche noi fare gli "Artisti" in Via
Margutta, proprio come tutti quegli artisti veri e fasulli. I miei
amici si misero a ridere, ma poi io proposi di fare una scommessa: mi
sarei "travestito da Artista" ed avrei partecipato alla mostra annuale di Via Margutta, un avvenimento molto visitato da moltissima gente: esperti e non.
I
miei amici si misero a ridere pensando che stessi scherzando, ma io
avevo parlato seriamente: avrei partecipato a quella mostra e mi sarei
fatto "notare". La scommessa fu subito accettata: mi avrebbero offerto una bella cena se ci fossi riuscito, altrimenti... avrei dovuto pagare io per tutti.
La
sera dopo ne parlai con Landolfi e riuscii a convincerlo. Così mi
iscrissi alla Mostra di Via Margutta, ma scoprii che non era facile
essere accettati, ma Lino Landolfi aveva preventivamente sparso la voce
che quell'anno avrebbe partecipato il "famoso" pittore Carlos Pereira...
così ebbi il mio spazio assegnato con un numero apposito ed anche il
mio nome ("Carlos Pereira") era elencato nel manifesto che
annunciava la Mostra annuale.
Intanto io mi attrezzai con tele,
colori e tutto il resto e cominciai a dipingere: paesaggi, persone,
ritratti, quadri astratti... Insomma, ero ancora alla ricerca di un "mio" stile. Finalmente lo trovai e preparai una serie di quadri della "corrente Peroniana".
Era uno stile particolare, concettuale. Landolfi approvava o bocciava
molti miei schizzi e studiò anche i titoli dei vari quadri. Ma fece
anche di più: mentre dipingevo, io avevo l'abitudine di preparare la
punta dei pennelli con sopra i vari colori su dei cartoncini. Landolfi
ha ritagliato attentamente una parte di quegli "scarabocchi" e da questi
ne risultava una strana... composizione, alla quale diede un titolo
altrettanto strano: "Plancton".
In questa faccenda della "scommessa" coinvolgemmo anche Domenico Volpi, il "Red Cap" (Redattore Capo - con funzioni di Direttore) del Vittorioso. Questi, saputo del fatto, si divertì al punto tale che decise di preparare lui stesso una presentazione della mia mostra e parlò (in "critichese") dei miei quadri e del mio stile, senza nemmeno aver mai visto uno dei miei quadri: lo "scherzo" andava fatto fino in fondo, no?
Nel
frattempo Landolfi andava da solo alla sera alla "Tavolata degli
artisti" ed aveva cominciato a spargere delle voci su un "misterioso" e
"famoso" pittore: "Carlos Pereira"; aveva sparso la voce che aveva
saputo che dipingevo solo di notte, a piedi nudi, sui tetti. La cosa
fece molto scalpore ed erano in molti che ne parlavano e molti cercavano
di "scovare" questo strano pittore. C'erano diversi giornalisti dei "Cinegiornali" (a quell'epoca non c'era ancora la TV e le notizie venivano riprese e commentate nei "Cinegiornali" che venivano distribuiti settimanalmente assieme ai film. Così in questi Cinegiornali avevano cominciato a parlare del "misterioso pittore che disegnava di notte, con i piedi nudi sui tetti"...
Landolfi
aveva distribuito degli opuscoli con la presentazione che aveva
preparato Domenico Volpi e moltissimi aspettavano di conoscermi.
Arrivò così il giorno dell'annuale "Mostra di Via Margutta" che veniva inaugurata dal sindaco di Roma assieme a noti critici e giornalisti.
Io
avevo appeso i miei quadri nello spazio che mi avevano assegnato e
scoprii che non si trovava proprio sulla Via Margutta, ma in un piccolo
cortiletto (che si affacciava alla Via Margutta); all'inizio ci rimasi
un po' male, ma poi ne fui contento: la gente che veniva lì non era
sballottata dalla ressa dei visitatori ed aveva più tempo per osservare i
quadri.
Infatti
molta gente si fermava ad osservare i miei quadri (compreso quello
"strano" che aveva preparato Landolfi tagliando le prove dei
pennelli...) e molti acquistavano. Mi
ricordo di una coppia di coniugi anziani che tornava lì diverse volte
ed erano ammirati da un quadro in particolare ed alla fine si decisero e
mi chiesero quanto volevo per acquistarlo. Saputa
la cifra (avevo diminuito appositamente per loro la cifra che mi ero
prefisso), mi diedero subito i soldi e si portarono via felici il quadro
acquistato. Mi facevano molta tenerezza.
Dato che Via Margutta si trova a pochi passi da Via del Babbuino, dove allora c'era la direzione della Rai, anche molti attori della TV, come ad esempio Nando
Gazzolo che in quel periodo era molto conosciuto (chi non lo avesse mai
visto, sicuramente avrà almeno ascoltato la sua voce: aveva fatto anche
il doppiatore del personaggio principale del famosissimo film "My Fair Lady"
dove, oltre a recitare, cantava anche.). Anche Gazzolo si soffermò a
lungo ad osservare i miei quadri e tornò diverse volte ed alla fine
acquistò anche lui un quadro.
Vennero anche quelli della troupe del Cinegiornale
che mi intervistarono e ripresero i miei quadri ed uno in particolare
che li aveva colpiti: una città completamente in nero e vista dal basso
con lo sfondo azzurro turchese . Così, pochi giorni dopo, chi
andava al cinema aveva visto lì la mia mostra ed il mio "strano" quadro
(successivamente "copiato" da molti).
A proposito di
questo quadro, ci fu un critico tedesco che venne ad intervistarmi
chiedendomi il motivo del mio strano stile e poi come mai nei miei
quadri c'era abbondanza di turchese. Io diedi delle complicatissime
spiegazioni (tutte improvvisate e che non ricordo assolutamente).
L'articolo venne poi pubblicato su molti giornali italiani ma
soprattutto tedeschi. Il fatto curioso è che... la verità
dell'abbondanza del colore turchese nei miei quadri era dovuta al fatto
che, per errore, avevo acquistato diversi tubetti di quel colore e di
conseguenza preferivo usarlo dato che tanto ormai c'era e dovevo
usarlo...
La mostra durava una giornata ed alla sera avevo venduto tutti i miei quadri.
Insomma: la "scommessa" con gli amici/colleghi era stata vinta! Così... pochi giorni dopo ci fu la cena promessa tutta a spese loro.
La
conclusione era stata quella di dimostrare che, volendo, anche noi
"fumettisti" avremmo potuto competere con moltissimi Pittori o "pseudo
Pittori": moltissimi di loro "inventavano" dei generi pur di farsi conoscere e vendere i loro quadri, moltissime volte delle "furbate", magari a degli sprovveduti collezionisti.
Noterelle finali
Tornato a Milano scoprii che, dopo la mostra di via Margutta di Roma, era nata a Milano la "mostra di via Bagutta"...
Il nome era abbastanza simile e non ho mai saputo se era un "caso"
oppure avevano cercato un nome simile pur di fare concorrenza a Roma. Io
sono andato per qualche anno a visitare la mostra di via Bagutta (a Milano) e devo dire che non aveva assolutamente nulla a che vedere con la mostra di via Margutta a Roma, in quella di Milano di artisti "veri" ce n'erano pochissimi e talvolta proprio nessuno!
Comunque, in un certo periodo mi tornò la voglia di dipingere e
realizzai una serie di quadri fra i quali uno che si ispirava ad uno che
avevo fatto a Roma per la mostra di via Margutta che rappresenta una
città vuota, ossessiva: era uno di quelli che avrei voluto tenere per me
e che invece, in un momento di debolezza, avevo venduto. Questi nuovi
quadri però non li ho venduti e nemmeno regalati: li ho tenuti per me e
li ho appesi alle pareti della mia casa: un piccolo "regalo" che mi sono
fatto... Mi sarebbe piaciuto poter inserire qui qualcuno di questi
quadri, ma sono troppo grandi... e difficili da fotografare, ma se per
caso trovo qualcuno che ci riesce, proverò ad inserirne almeno uno.
Un'altra annotazione: chiedo scusa per la scarsa qualità delle immagini
della mia mostra a Via Margutta dato che erano state scattate - di
sorpresa - da un amico con una macchina fotografica piuttosto
scadente...
(39 - segue)
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Carlos Pereira... ehm... a "Via Margutta"
Nel periodo in cui ho abitato a Roma, c'era una via famosissima per essere la "via degli artisti": Via Margutta. C'erano molte gallerie d'arte, negozi specializzati per materiali per artisti ("L'Artistica"), molti studi di noti pittori e c'era anche una specie di trattoria, un punto d'incontro dei pittori; si chiamava "La tavolata degli artisti" ed era molto frequentata.
Io e Lino Landolfi (collaboratore del Vittorioso del quale ho parlato a lungo in varie puntate di questo PeroBlog)
una volta avevamo deciso di recarci presso quella trattoria
mescolandoci agli artisti, per curiosare un po', per vedere che tipi
erano. C'erano artisti "veri" ma anche molti artisti "fasulli", cioè di quelli che si atteggiavano ad artisti, ma in effetti non sapevano dipingere.