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martedì, 31 gennaio 2006
ANEDDOTERIA PEROFUMETTOSA (38)

Pioniere spaziale...

il Pianeta dei Makorb - il PioniereIn una puntata precedente ho accennato alla mia collaborazione a "il Pioniere", un settimanale che, negli anni '60, aveva tentato di fare concorrenza al Vittorioso ed in alcuni momenti c'era riuscito...
Dato che, come già accennato, in quel periodo era diventato problematico lavorare per "il Vittorioso" per una mancanza "cronica" di denaro, cioè per poter finanziare il "C. S. I." (Centro Sportivo Italiano) al Vittorioso mancavano i soldi per poter pagare i collaboratori, di conseguenza molti di noi cercammo altre strade: Gianni De Luca si trasferì al Giornalino dove realizzò delle tavole molto belle e dove la stampa era migliore ed i pagamenti puntuali, Jacovitti lavorò per "il Giorno dei Ragazzi" (creando tra l'altro il famosissimo Cocco Bill), io ripresi la collaborazione con il Giornalino ed iniziai anche quella con il settimanale "il Pioniere". Solo che io mi ero proposto come disegnatore umoristico, lì invece cercavano un disegnatore per fumetti veristici di fantascienza. Lì per lì ero tentato di lasciar perdere, ma Nevio Zeccara che, come ho detto più volte era appassionatissimo di fantascienza, mi consigliò di provare: disegnare fumetti di fantascienza era bello e divertente.
Così portai una tavola di prova. Ero sicuro che la bocciassero, invece mi dissero che dovevo fare il fumetto più importante di tutta la rivista! Due tavola a settimana: una tavola a colori pubblicata in copertina e la seconda in bianco/nero in seconda pagina.
Così iniziai un po' titubante, ma in redazione furono entusiasti del mio lavoro: curavo moltissimo i particolari e mi divertivo ad inventare nuovi tipi di astronavi ed avevo studiato anche tutti i particolari degli interni; ovviamente il tutto senza documentazioni: solo con la mia inventiva "logica", cioè ogni volta mi ponevo dei problemi e cercavo di risolverli a modo mio.
Copertina Pioniere con Sand e ZeosCreai successivamente i personaggi "Sand e Zeos" che ebbero moltissimo successo.
Il Pioniere era praticamente dello stesso formato del Vittorioso, ma ad un certo punto la direttrice decise, non so perchè, di cambiare formato: invece di un giornale grande, di poche pagine, preparò un periodico di formato più piccolo ma con molte più pagine.
Io continuai la mia collaborazione ed ogni tanto mi lasciavano realizzare anche dei fumetti umoristici, come ad esempio
"Teddy Sprint" (che successivamente ripresi per "Cucciolo" o "Tiramolla" con il nome di Teddy West) e "Gigetto, pirata piccoletto".
In quel periodo c'era una specie di "gara" fra gli Stati Uniti e la Russia, cioè l'Urss, per riuscire a conquistare lo spazio e soprattutto per chi avrebbe per primo messo i piedi sulla Luna. Come tutti sanno, il primo astronauta non fu un americano ma un Russo: Gagarin.
il Pioniere dell'Unita' - il Pianeta dei Makrob - con Gorin e ObiSul settimanale "il Pioniere" dettero moltissimo risalto a questo avvenimento. Alcuni redattori furono poi invitati a Mosca, in Russia, per un incontro con il capo dell'Unione Sovietica di allora: Krushew (non so bene se si scrive così...). I redattori pensarono di portare in omaggio a Krushew una raccolta del "Pioniere". Al ritorno mi dissero che Krushew ossercò i miei fumetti con moltissima attenzione e successivamente chiamò alcuni scienziati spaziali e disse loro che dovevano studiare le astronavi (le mie) che erano disegnate su quei fumetti, ma soprattutto osservare con attenzione gli interni delle astronavi: lui voleva che venissero fatte in quel modo! Successivamente, quando partirono le nuove astronavi sovietiche, mi accorsi dalle foto e da alcuni filmati che alcuni particolari erano abbastanza "simili" a quelli che io avevo disegnato sui miei fumetti di fantascienza...
Evidentemente, dopo un successo iniziale, le vendite del Pioniere devono essere diminuite poiché la rivista venne chiusa ed al suo posto crearono un inserto centrale a fumetti (a due colori) che veniva inserito settimanalmente sul quotidiano "L'Unità" (seguendo un po' la scia dell'inserto a fumetti "il Giorno dei Ragazzi" del quotidiano il Giorno), così anche il Pioniere cambiò leggermente titolo: divenne "il Pioniere dell'Unità".
Anche qui i miei fumetti ebbero un notevole successo, ma piano piano vidi che il loro entusiasmo calava e di conseguenza anche il mio... fino al punto che decisi di smettere con quei fumetti.
Cosmo PymAvevo iniziato la collaborazione con il Pioniere a Roma e l'avevo continuata quando ero tornato a Milano e qui il lavoro era molto abbondante, di conseguenza non avevo molto più tempo per continuare anche la collaborazione con quei fumetti fantascientifici per il Pioniere. Ma mi accorsi che feci bene: dopo pochi mesi sospesero la pubblicazione dell'inserto. Non so se è stato perchè chi mi aveva sostituito non era piaciuto ai lettori, oppure nel frattempo erano calati i gusti dei lettori. Fatto sta che ad un certo punto quell'inserto non uscì più.

Devo dire però che, successivamente, mi mancava molto la fantascienza: lì potevo sbizzarrirmi con storie fantastiche, ai limiti dell'incredibile... Ma pensai che potevo fare anche dei fumetti umoristici di fantascienza. Così creai "
Piplex
Cosmo Pym" per "Cucciolo" o "Tiramolla" e "Piplex" per "il Nuovo" (un settimanale che veniva diffuso nel centro Italia) e successivamente per il "Piccolo Missionario". Anche qui, poi, pensai di cambiare - per un certo periodo - anche le storie di Nerofumo e le trasformai in viaggi spaziali: Nerofumo e Padre Adriano erano diventati così degli astronauti ed in ogni puntata, incontravano pianeti nuovi e popoli ed usanze completamente nuove. Dopo molto tempo però pensai che dovevo chiudere anche quella fase e tornai all'ambiente solito di Nerofumo: la sua Giungla. Fino a quando...
Ma di questo ne ho già parlato in un'altra puntata, no?

Devo dire che proprio l'altro giorno ho conosciuto il nuovo Direttore del "PM" che, a sorpresa,  è venuto a trovarmi in studio con diversi redattori e collaboratori.
L'incontro è stato molto piacevole e le prospettive per il futuro potrebbero riprendere in maniera positiva, magari con una mia nuova collaborazione. Chissà...


(38 - segue)

Postato da: Perogatt a gennaio 31, 2006 11:15 | link | commenti (5)

giovedì, 19 gennaio 2006
ANEDDOTERIA PEROFUMETTOSA (37)

La grande "Arte" di Gianni De Luca

Gianni De Luca - AutoritrattoAvevo conosciuto Gianni De Luca la sera del mio arrivo a Roma (da Milano) quando i colleghi fecero una festa in mio onore. In quella occasione ebbi occasione di incontrare e conoscere quasi tutti i collaboratori del Vittorioso. A quei tempi erano considerati in Italia dei "mostri sacri" ed io ero veramente commosso ed impacciato: in fondo io non ero ancora nessuno e loro si erano subito dimostrati degli amici. Mi spiegarono subito che chi collaborava al Vittorioso era di conseguenza un amico, quindi anche io ero un "amico". Ovviamente la cosa mi riempì di gioia.
Toto'
Scrivere qui un elenco dei vari disegnatori presenti mi risulta un po' difficile: erano veramente tanti che preferisco dire che erano presenti i nomi più famosi - di quel periodo - del fumetto italiano.
Posso dire che il primo che conobbi personalmente in quella occasione, fu Lino Landolfi che mi presentò a sua volta i vari disegnatori: Giovannini (che era anche suo cognato), Jacovitti, Caprioli, Caesar, De Luca...
A questo proposito, devo dire che, fra i collaboratori del Vittorioso, De Luca era uno dei disegnatori che ammiravo di più degli altri per la sua capacità incredibile nel saper disegnare qualcisasi genere: dall'umoristico al tragico. Inoltre aveva uno stile che, man mano, con gli anni perfezionò sempre di più: era uno stile molto particolare. Era pignolissimo, e non si accontentava di "accennare" degli sfondi che non conosceva, ma faceva enormi ricerche perchè tutto quello che disegnava doveva essere uguale al vero. Di conseguenza era uno dei disegnatori che, al Vittorioso, impiegava più tempo degli altri. Jacovitti era uno dei più veloci (anche perchè lui non disegnava a matita le sue tavole ma si limitava a tracciare delle linee base di "prospettiva", più alcuni cerchietti dove poi sistemava i suoi personaggi). Romeo e GiuliettaAl contrario di quasi tutti i collaboratori che consegnavano in redazione una o due tavole alla settimana, De Luca consegnava sempre tutta la storia completa; inoltre le tavole erano ben conservate in una scatola ben confezionata da lui stesso. Insomma, era talmente preciso nel disegno quanto lo era nel tipo di presentazione delle sue tavole. Si comportava sempre in maniera molto signorile e con lui io ebbi sempre un certo timore: gli davo del "tu" perchè era stato lui a chiedermelo, ma mi costava un po' di fatica: per me era troppo grande e non mi sembrava giusto essere considerato alla sua altezza. Scherzava molto poco: l'ho visto ridere molto raramente. Era quasi sempre un "brontolone": a lui piacevano le cose precise, pulite, e si arrabbiava quando vedeva dei piccolissimi errori (quasi invisibili) che a volte aveva notato in alcune pagine del Vittorioso. Pretendeva che la stampa fosse perfetta. Se questo punto ero perfettamente d'accordo con lui: anche io ero molto esigente e, anche oggi, quando vedo degli errori dovuti alla stampa, mi arrabbio e ci sto veramente male. Ma poi vedo che nelle varie redazioni i responsabili non si accorgono nemmeno degli errori segnalati, oppure minimizzano, io poi ci sto male "dentro"... e mi chiedo come sia possibile che gli altri non notino degli errori che a me fanno stare male? Ofelia
Ma ormai ho dovuto farci il "callo": nelle redazioni dei vari giornali si comportano più o meno quasi tutti allo stesso modo.
Quando ci incontravamo, soprattutto di sera, tra noi disegnatori, De Luca partecipava molto raramente e quando lo faceva, era quasi sempre critico sul nostro comportamento "goliardico": lui pretendeva che si desse un "tema" alla serata. A volte lo ascoltavamo, ma poi, specialemente quando era presente Jacovitti... tutto finiva in pazze risate. De Luca si arrabbiava e criticava il nostro comportamento e di conseguenza le volte dopo si rifiutava di partecipare.
Ma, nonostante questo sua carattere un po' particolare, noi tutti lo ammiravamo e lo stimavamo.
Per diversi anni accanto alla testata del "Vittorioso" c'era un suo disegno di un ragazzo sorridente che doveva dare l'idea del lettore-tipo. Inoltre, in quel periodo era scritto uno "slogan" sotto la testata: "Lieto, leale, forte, coraggioso" e quella faccia disegnata da De Luca illustrava molto bene quella frase.
Gianni De Luca era nato il 25 gennaio 1927 a Gagliato, in provincia di Catanzaro. Aveva abbandonato gli studi di architettura per dedicarsi ai fumetti, debuttando nel 1947 sulle pagine del "Vittorioso". AmletoNegli anni Cinquanta ha iniziato a collaborare anche al "Giornalino", sul quale poi, nel 1970 diede vita al "Commissario Spada" (su testi di Gian Luigi Gonano), il suo personaggio più famoso. Ma nel decennio successivo aveva abbandonato quasi completamente i fumetti per dedicarsi all'illustrazione e alla pittura. È tornato al fumetto nel 1969 disegnando Bob Jason, un western molto raffinato. Tra i suoi lavori successivi, a livello grafico autentiche pietre miliari del fumetto mondiale, merita di essere segnalata la cosiddetta Trilogia Shakesperiana ("La tempesta", "Amleto" e "Giulietta e Romeo")
su testi di Raoul Traverso (che usava lo pseudonimo di "Roudolph" uno dei maggiori sceneggiatori italiani), con una tecnica narrativa assolutamente rivoluzionaria.
De Luca si è anche occupato di un problema che ha toccato praticamente tutti i collaboratori del Vittorioso: la restituzione delle tavole originali. Il Vittorioso aveva accumulato così tanti debiti che (sembra) per pagare in qualche modo gli stampatori ai quali dovevano dare molti soldi, diedero in cambio tutte le tavole originali dei vari disegnatori collaboratori del Vittorioso! In questo modo tutti noi rimanemmo a bocca asciutta... Io non ho mai ricevuto indietro le "mie" tavole originali. E pensare che, per legge, gli Editori sono "obbligati" a ridare indietro i disegni originali usati per le stampe; ma questa legge in alcuni casi è poco conosciuta ed in altri... molti Editori se ne fregano. Amleto
Così Gianni De Luca aveva fatto causa al Vittorioso e mi sembra che ce l'abbia fatta a riavere i suoi disegni originali; non so se li abbia riavuti tutti o in parte, so solo che ha avuto anni di arrabbiature e notevoli spese con gli avvocati. Spesso mi telefonava chiedendomi di unirmi a lui per la causa contro "il Vittorioso", ma io non me l'ero sentita: occorreva spendere delle cifre notevoli con gli avvocati, soldi che non avevo. Lui si arrabbiava per il mio rifiuto, ma gli spiegai che il rifiuto non consisteva nella mancanza di voglia di giustizia da parte mia, ma per motivi economici; inoltre non me la sentivo di prendermi anche io delle arrabbiature.
Per quanto mi riguarda, mi sono trovato senza i miei disegni originali, ma non basta: qualche Editore ha addirittura ripubblicato molti miei fumetti di "Gervasio" senza chiedere il mio permesso e poi cambiando addirittura il nome al personaggio: da "Gervasio" lo avevano fatto diventare "Professor Urka"! Non voglio nemmeno scrivere qui il nome di quell'Editore: non intendo nemmeno fargli della pubblicità gratuita!...
In quel periodo mi ero rivolto ad un Avvocato milanese, specializzato nel settore dato che lui, oltre a fare l'Avvocato, era stato anche sceneggiator di fumetti. Ma, dopo vari incontri, mi accorsi che era il caso di lasciar perdere: le cifre che mi chiedeva in continuazione erano superiori alle mie possibilità.
Ogni tanto qualche amico "collezionista" mi regala degli originali delle "mie" storie (eseguite negli anni '50); ovviamente questi miei amici hanno "acquistato" da alcuni mercanti quelle tavole. Ma, quando chiedevano loro da dove venivano quei disegni, rispondevano sempre in maniera vaga... Io ho "ripagato" questi amici collezionisti con l'omaggio di alcune mie tavole originali attuali (dato che ebbi modo di farmi prima delle fotocopie).
Qualche volta mi è capitato di vedere addirittura dei miei disegni originali esposti in alcune mostre!
Commissario Spada - FantasmiDa notare che, contrariamente ad alcuni altri disegnatori, De Luca non ha avuto dei "discepoli" o "imitatori" e di conseguenza la sua arte è terminata con lui. Del resto, aveva creato uno stile talmente particolare che non era possibile imitarlo (come è successo con Jacovitti che, a tutt'oggi, seguita ad imitarlo Perogatt visto da Luca Salvagno con lo stile di JacovittiLuca Salvagno - con il permesso della figlia di Jacovitti).
Ora vorrei accennare che, per un certo periodo, ho realizzato, per "il Giornalino", un fumetto con un personaggio chiamato "Spugna" con i testi di Laura De Luca, la figlia di Gianni De Luca. Purtroppo non era molto facile questa collaborazione dato che i testi che scriveva la figlia di De Luca non piacevano molto al direttore del Giornalino e di conseguenza ogni tanto aveva chiesto a me di scrivere dei testi. La cosa però non piacque a Laura De Luca e dopo un po' di tempo quella serie venne interrotta.
Io non ci rimasi molto male, anzi: quel personaggio in fondo non mi piaceva tanto. Mi era solo dispiaciuto che l'esperimento di realizzare un fumetto con i testi scritti dalla la figlia di un grande artista come Gianni De Luca era fallito...
SpugnaQuando incontrai De Luca gli chiesi scusa di questo fatto, ma lui si mise a ridere: del resto quel personaggio non aveva convinto nemmeno a lui. Aveva solo sperato che la figlia potesse intraprendere la strada dei fumetti, invece...
Gianni De Luca è scomparso il 6 giugno 1991.

So che ultimamente
sono state pubblicate delle ristampe di alcuni fumetti di Gianni De Luca, ma mi hanno detto che è stato fatto un clamoroso errore: De Luca era un tipo molto raffinato con i sui fumetti ed in alcuni casi aveva fatto in modo che gli sfondi delle vignette risultassero in solo nero mentre i personaggi erano a colori (colori scelti con moltissima cura da Gianni). Ora, mi dicono, quelle tavole sono state "ricolorate", ma senza tener conto dei gusti di De Luca: le vignette sono colorate completamente e con una scelta di colori che non hanno nulla a che vedere con quelli usati da Gianni De Luca. Non so chi abbia deciso una cosa del genere, ma - ripeto: io non ho visto ancora quelle ristampe - se le cose stanno proprio in questo modo (e non ho dubbi per crederlo), si tratta di un vero e proprio "delitto"!

NOTA:
In questa puntata ho preferito inserire delle illustrazioni in solo bianco/nero perche' ritengo che sia molto utile osservare attentamente i disegni che si notano meglio senza essere "distratti" dai colori".


(37 - segue)

Postato da: Perogatt a gennaio 19, 2006 00:33 | link | commenti (16)

domenica, 15 gennaio 2006
ANEDDOTERIA PEROFUMETTOSA (36)

Fine di un mito

Alcuni collaboratori del Vittorioso visti da Festino. In alto da sinistra: Nevio Zeccara, Carlo Peroni, Renato Polese, Gino D'Antonio, Lino Landolfi, Lina Buffolente, Gianni De Luca; in basso: Benito Jacovitti, Ruggero Giovannini, Sebastiano Craveri, Franco CaprioliNegli anni '50 "Il Vittorioso" era praticamente il maggior settimanale per ragazzi esistente in Itallia. La concorrenza maggiore era dovuta al "Corriere Dei Piccoli", ma in quegli anni "Il Vittorioso" era senz'altro il più conosiuto ed il più diffuso.
Il motivo era dovuto a vari fattori. In quel periodo sul Vittorioso erano presenti i migliori Autori che disegnavano con molto entusiasmo dovuto un po' dai rapporti che esistevano fra la direzione (Domenico Volpi era il Redattore Capo - da noi chiamato "Red Cap" - ma aveva funzioni da Direttore) ed i collaboratori: l'atmosfera era molto "calda" ed anche le discussioni (che ovviamente esistevano, ma finivano sempre con una bella stretta di mano) portavano comunque ad un miglioramento del giornale.
Ci si riuniva spesso per discutere che cosa si poteva fare per "migliorare" sempre di più questo settimanale: era comunque bello, ma doveva essere il "sempre più bello" (questo era il motto di quei tempi). Ognuno diceva la sua e molto spesso veniva ascoltato o al minimo si cercava una soluzione ad ogni proposta. Insomma, ogni Autore veniva considerato ed ascoltato.
Ma non basta, esisteva - quasi nascostamente - una specie di "gara" fra i vari collaboratori su chi avesse realizzato la storia più bella! Copertina realizzata da Festino: imitando volutamente Caesar ed immaginando come l'avrebbe realizzata negli anni 2000I vincitori erano praticamente tutti: ognuno aveva dato il meglio di sè ed il risultato si vedeva: il giornale era fatto molto bene e la qualità dei testi e dei disegni era sempre molto alta.
Ed i lettori percepivano quell'atmosfera e partecipavano attivamente. Ogni lettore si sentiva impegnato a convincere altri suoi amici a far acquistare Il Vittorioso e molto spesso ci riusciva. Le vendite salivano e tutti erano "felici e contenti".
Una volta l'anno, poi, eravamo tutti invitati ad una grande cena generale con tutti i redattori e tutti i collaboratori con le loro mogli o fidanzate. Queste cene erano diventate una vera e propria festa. Si stava in buona compagnia e con molta allegria. Una volta mi ricordo che Jacovitti si travestì in qualche modo da "Napoleone" e Zeccara lo seguiva con una risata che non riusciva a dominare.
Una cena del Vittorioso: in piedi Domenico Volpi; alla sua sinistra: sua moglie;
alla sua destra: Carlo Peroni (allora con i capelli...) e sua moglie; dietro: Ruggero
Giovannini e sua moglie; nello sfondo: alcuni redattori del VittoriosoInsomma, chi più o chi meno, avevamo bevuto un po' di vinello romano in più, ma il motivo "vero" di quell'allegria non era dovuto tanto al vino, quanto alla gioia di stare in buona, buonissima compagnia!
Dopo la cena, poi, si era soliti fare una passeggiata in giro per le strade notturne di Roma. Ovviamente l'allegria continuava anche fuori dal ristorante con canti e grida. Alcune volte arrivò addirittura una pattuglia della Polizia che ci fermava accusandoci di "schiamazzi notturni", ma poi si riusciva a far capire il motivo della nostra ilarità e, promettendo di ridere un po' più piano..., ci lasciavano andare.
A queste mitiche cene a volte erano presenti anche personaggi della TV, dello spettacolo, della radio o del cinema. Questi subito si univano a noi nella nostra allegria che diventava contagiosa.
Il risultato di questa allegria si notava poi anche sulle pagine del giornale che stava diventando veramente "sempre più bello": ogni numero conteneva dei capolavori, delle sorprese.
Ma, come tutte le più belle favole, ad un certo punto quella specie di "incantesimo" cominciò a crollare...
Innanzitutto la direzione (non tanto Domenico Volpi, quanto la direzione amministrativa) fece un grosso errore. Il Vittorioso era stampato molto bene e tutti erano contenti dei risultati: il tipo di carta era ottimo, le tavole venivano stampate in maniera egregia ed anche le piccole sfumature di colore venivano addolcite e gli autori erano più che soddisfatti. La stampa avveniva presso gli stabilimenti della Mondadori a Verona. La cosa era un po' difficile da seguire, poichè occorreva uno che controllasse il tutto direttamente da Verona per evitare ed eventualmente sistemare eventuali errori. Costui si chiamava Fulvio Goina e viveva praticamente a Verona, noi lo vedevamo di rado dato che era impegnatissimo nel suo incarico, però quando ci si incontrava gli facevamo i nostri complimenti per il lavoro ben svolto.
Ma, come stavo per dire, la direzione amministrativa decise (senza interpellare nessuno!) di spostare la stampa da Verona a Roma. A prima vista sembrerebbe che la decisione fosse stata abbastanza logica, ma la tipografia romana (chiamata "Apollon") non era attrezzata per stampare un giornale del tipo del Vittorioso, cioè lì erano abituati a stampare dei "rotocalchi" di grossa tiratura con molte foto, ma senza disegni e colori ed inoltre, come tipo di stampa, piuttosto scadente. Inoltre la carta era pessima, quindi il risultato era calato enormemente.
Noi tutti tentammo di protestare, ma nessuno ci ascoltò. Gianni De Luca era stato uno dei promotori per un ritorno alla stampa di Verona, ma la sua voce, come quella di tutti gli altri - tutti grossi nomi - venne ignorata.
Così Il Vittorioso continuava a peggiorare come stampa ma anche come disegni: gli autori, sapendo in anticipo che tanto i loro sforzi sarebbero stati inutili, non ci mettevano più l'entusiasmo ed il risultato era visibile: quello non sembrava più nemmeno lo stesso giornale di prima.
Come se questo non bastasse una buona parte degli incassi delle vendite del Vittorioso andavano a a finanziare il "CSI" (Centro Sportivo Italiano) e di conseguenza cominciarono a ritardare con i pagamenti.
I collaboratori cominciavano a lamentarsi ed alcuni se ne andarono.

Gianni De Luca
fu uno dei primi: iniziò a collaborare per "Il Giornalino" dove il tipo di stampa era ancora a buoni livelli e soprattutto erano puntuali nei pagamenti.
Cocco BillSubito dopo se ne andò Jacovitti: iniziò a collaborare al "Giorno dei Ragazzi" (un inserto del quotidiano milanese "Il Giorno") creando anche il famosissimo Cocco Bill.
Successivamente anche Nevio Zeccara iniziò a collaborare per "Il Giorno".
Altri Autori passarono ad altri Editori (più o meno conosciuti), alcuni misero in piedi addirittura qualche Editrice che diventava un po' una concorrenza al Vittorioso.
Io
mi misi a collaborare per il periodico Il Pioniere - Sand e Zeos di Peroni"Il Pioniere" che aveva il pregio di pagare puntualmente ed anche un po' meglio; ed inoltre la stampa era di buona qualità. Ricominciai anche a collaborare con Il Giornalino (le mie prime collaborazioni a questo settimanale risalgono addirittura al 1948! Ma di questo penso di parlarne in un'altra puntata).
Ad un certo punto decisi di
tornare a Milano perchè a Roma avevo cominciato a fare una grossa "collezione" di cambiali non pagate ed assegni "a vuoto"... e mi misi a realizzare disegni animati (moltissimi personaggi per il famoso-mitico "Carosello" furono opera mia), continuai da Milano la mia collaborazione al Pioniere ed al Giornalino. Collaborai anche con grosse Agenzie pubblicitarie per grandi campagne di Notissime Ditte. Collaborai a periodici noti come "Cucciolo", "Tiramolla", "Horror", "Psyco", "Mini Comics", ecc. Insomma, a Milano non c'era la stessa atmosfera allegra che c'era a Roma, ma in compenso si riusciva a vivere ed anche abbastanza bene, ma soprattutto i pagamenti erano "veri"...
Nel frattempo, a Roma, qualcuno poi pensò di ridurre il formato del Vittorioso ed addirittura di cambiargli nome: da "Il Vittorioso" diventò "Vitt". Per quel settimanale seguitarono a collaborare pochi grandi nomi, come ad esempio Lino Landolfi (che seguitava a telefonarmi lamentandosi del fatto che lo avevo "abbandonato" a Roma in un ambiente pessimo), ma la maggior parte dei collaboratori era formata da giovani inesperti che ovviamente "costavano meno" e - soprattutto - non brontolavano...
Risultato: poco tempo dopo il "Vitt" chiuse i battenti.

Vitt e Dintorni

Sono passati molti anni dalla chiusura del Vittorioso prima e del Vitt poi ma a tutt'oggi esiste una associazione di ex lettori del Vittorioso: "AF - Associazione Amici de Il Vittorioso" che tra l'altro pubblicano un bellissimo periodico (prima chiamato "NostalVitt", poi "InformaVitt", quindi "Vitt e& Dintorni") per i soci di quella Associazione dove vengono pubblicate interviste a nomi famosi, articoli di noti critici, appunti e curiosità sui grandi nomi che fecero diventare grande Il Vittorioso.

Per informazioni sull'Associazione Amici de Il Vittorioso: gallinoni@libero.it

Ed il "Corriere Dei Piccoli"? Beh, la storia della fine di quest'altro grande giornale la racconterò in un'altra puntata...
Ed oggi? Diciamo che la situazione non è proprio rosea. Ma parleremo anche di questo prossimamente.


(36 - segue)

Postato da: Perogatt a gennaio 15, 2006 22:20 | link | commenti (8)

domenica, 08 gennaio 2006
ANEDDOTERIA PEROFUMETTOSA (35)


"Mediterraneo" o quasi...

Avevo già scritto questa puntata e mi accorgo ora che la sto mettendo in rete proprio adesso che sono finite da poco le feste di Natale ed Anno nuovo: l'argomento non è certo fra i più divertenti, ma la vita è fatta anche così, no? Beh, metto ugualmente la puntata. Vuol dire che la prossima volta... ehm... magari mi farò perdonare :-)
Oppure no?...


Erano gli anni '40, in piena seconda guerra mondiale. Io ero un ragazzo per cui non feci il militare (anche se a scuola mi obbligavano ad indossare la divisa, imparare ad usare le armi, a smontare e rimontare fucili e mitragliatori e poi eseguire dei "percorsi di guerra", ma non "finti": il reticolato era vero e così pure i pezzi di vetro che avevano sistemato nei muri che dovevamo superare), ma mio fratello, di sette anni più grande di me, ci "cascò" in pieno!

Quando io e i miei genitori andammo alla stazione a salutarlo, lui pensava di tornare poco tempo dopo per la licenza, ma... lo rivedemmo solo dopo cinque anni!
Dopo diverse vicissitudini, mio fratello fu mandato in Grecia.
Ma la Grecia non era quella raccontata nel bellissimo film "Mediterraneo" di Gariele Salvatores, dove si trovava mio fratello la vita era molto più dura, gli abitanti del posto non avevano accettato la presenza dei soldati italiani.
Locandina del film MediterraneoMio fratello ci scriveva spesso e ci raccontava molti particolari, anche se con l'andare del tempo, le sue lettere erano sempre più piene di grosse righe nere: la "censura militare" era intervenuta per non farci leggere tutte le frasi scritte da mio fratello. Però riuscivamo ugualmente a capire che non faceva per niente una vita tranquilla.
Mia madre, avendo saputo che la madre di un suo ufficiale abitava proprio a pochi chilometri da noi, si recò da lei perchè intercedesse presso il figlio perchè desse un incarico migliore a mio fratello. Quella donna disse di sì, ma ci disse anche che non poteva farlo "gratis". I miei genitori non avevano molto denaro, ma quella donna ci disse chiaramente che a quell'epoca c'erano delle cose che valevano molto di più dei soldi: come ad esempio l'olio. Mia madre fece enormi sacrifici ed alla fine riuscì ad acquistare (con una grossa cifra) un paio di fiaschi d'olio. In quel periodo era difficilissimo riuscire a trovare delle materie prime, come ad esempio appunto l'olio, ma anche il sale. Così io accompagnai mia madre da quella signora e le portò i due fiaschi d'olio. Le portò anche un pacco destinato a mio fratello: in quel periodo era diventato impossibile riuscire a far avere dei pacchi ai soldati, quindi quella era una occasione da non perdere. Mia madre aveva messo nel pacco alcuni indumenti. Io ero riuscito ad infilarci un mio "Giornaletto".
Seppi che successivamente "stranamente"... mio fratello ebbe un incarico da ufficio. Non si può dire che le cose andassero poi molto meglio, ma se non altro aveva il "rancio" leggermente migliore...
Devo dire a questo punto che, in quel periodo, io preparavo un "Giornaletto" completamente scritto e disegnato da me e fatto con la "carta carbone" (magari qualcuno che legge queste righe non ha mai visto o sentito parlare della carta carbone: erano dei fogli di un materiale nero e, calcando un po' si otteneva il segno sul foglio sottostante; ma si potevano mettere anche più fogli di quella carta carbone in modo da ottenere più copie, ma il numero di copie era limitato...), così ottenevo diverse copie che poi, dopo aver colorato a mano alcune pagine, vendevo ad alcuni miei "affezionati lettori": miei amici; che quel Giornaletto lo vendevo a pochi centesimi e con il ricavato di alcuni numeri riuscivo a comprare il Corriere dei Piccoli (che usciva il giovedì).
Il Giornaletto lo preparavo con la consulenza di mio padre che era barbiere-giornalista - nel senso che faceva il barbiere "per forza" dato che, essendo il figlio primogenito e mio nonno era titolare di un negozio importante di barbiere, mio padre era stato "obbligato" a fare quel mestiere, anche se lui preferiva scrivere e disegnare...
Il mio Giornaletto aveva solitamente 4 o 8 pagine e dentro c'erano delle storie a fumetti, racconti, barzellette ed anche... la pubblicità! Ovviamente la pubblicità la facevo gratis: mi serviva solo per dare l'impronta di un vero giornale... Ma non basta, in una pagina scrivevo anche Direttore responsabile Carlo Peroni... Il formato era abbastanza piccolo, poco più grande di un foglio da quaderno e la carta me la regalava un amico che lavorava da un tipografo e mi dava gli "scarti". Riuscivo a vendere tutte le copie e la "tiratura" aumentava sempre di più perchè si era sparsa la voce presso altri ragazzi.
Così mi organizzai e trovai un altro modo per fare più copie: al posto della carta carbone, un amico mi aveva fornito uno strano materiale che sinceramente non saprei definire, solo che, usando uno speciale inchiostro, ci si potevano fare parecchie copie.
Così, come dicevo, mandai a mio fratello un paio di numeri di quel mio Giornaletto.
Qualche tempo dopo mio fratello scrisse e disse che lo aveva fatto leggere a tutti i soldati ed anche agli ufficiali. Mi diceva che aveva avuto molto successo.
Così mi ci misi sotto con maggiore entusiasmo e preparai diversi numeri di quel Giornaletto. Così, ogni volta che si riusciva a spedire un pacchetto a mio fratello (dietro pagamento di... olio), io ci infilavo sempre diversi numeri del mio "Giornaletto".
Ma una volta il pacco ci tornò indietro e ci ritrovai dentro le copie del Giornaletto che avevo spedito. Era evidente che mio fratello non aveva potuto ricevere il pacco. Io pensavo che sicuramente era stato trasferito, ma mia madre si preoccupava molto. Vienna
Era passata da poco l'euforia del famoso "8 settembre" ed in quel periodo i tedeschi, che prima erano alleati, diventarono immediatamente nemici degli italiani e di conseguenza chi ci rimise di più furono proprio i soldati che si trovavano all'estero. Mio fratello (lo seppi poi, al suo ritorno anche grazie ad un preziosissimo diario che lui scrisse quasi ogni giorno) era stato portato in Austria come "prigioniero" e ci rimase fino al termine della guerra.
In quel periodo era sopravvenuto il caos: mio fratello, per poter riuscire a tornare a casa fu costretto ad andare a piedi da Vienna a Buda-Pest, per poi andare a Belgrado e da lì verso la frontiera italiana ed a casa.
Quel viaggio fu molto lungo e difficile, anche perchè mio fratello ed alcuni suoi amici, non avevano denaro per comprare da mangiare e fortunatamente, lungo il tragitto, molta gente si affacciava alle finestre e, vedendoli conciati in quel modo, gettava loro qualcosa da mangiare, soprattutto del pane. Quando arrivarono a Buda Pest, mio fratello si mise, in una via del centro a vendere i suoi vestiti che si era portato dietro. Così riuscì ad incassare del denaro che gli permise di comprarsi un altro paio di scarpe dato che quelle che aveva usato si erano praticamente del tutto consumate.

Nel 1945 la vita stava ricominciando nelle città.

Buda-PestIo, mia madre e mio padre avevamo saputo che, dopo quell'8 settembre del 1943, molti soldati italiani erano stati uccisi dai tedeschi, quindi le speranze di rivedere mio fratello erano poche, ma seguitavamo a sperare.

Ma poi finalmente un giorno mio fratello è tornato e si presentò a casa dei miei zii; questio mi avvertirono ed io corsi incontro a mio fratello: era talmente dimagrito che quasi non lo riconoscevo più. Ora si poneva un problema: non sapevamo come farlo sapere a mia madre dato che a volte la troppa gioia avrebbe potuto essere pericolosa. Quindi ci mettemmo d'accordo tutti i parenti sul "come" comunicarle quella bella notizia e finalmente trovammo la maniera giusta.

Tralascio la commozione di tutti noi nel rivederlo dopo cinque lunghissimi anni, dico solo che mio fratello ci raccontò che tutto sommato era stato fortunato perchè era stato tutto quel periodo, assieme ai suoi amici, in una cascina dove loro, i "prigionieri" dovevano lavorare. Il mangiare era scarso, ma abbastanza sufficiente.
Nel diario di mio fratello lessi i particolari: in pratica, il suo "carceriere" risultava una brava persona che era stato "costretto" ad eseguire quell'incarico.
Io dissi più volte a mio fratello che valeva la pena di far stampare un libro con il suo diario, ma lui non voleva saperne più di quel periodo ed il diario rimase in fondo ad un cassetto, fino all'anno scorso: finalmente ero riuscito a convincere mio fratello a pubblicarlo. Non sono state distribuite molte copie, ma l'importante, secondo me, è che quei racconti devono essere divulgati perchè moltissima gente la guerra la conosce solo attraverso dei film nei quali la realtà lascia quasi sempre molto a desiderare.
Belgrado
Mio fratello, dopo diverse lotte e problemi che sembravano insormontabili, riuscì a riavere il posto di lavoro che aveva prima di partire per il militare: l'impiegato in banca. Qui poi fece carriera: diventò direttore di banca.
Un giorno, nella banca dove lavorava mio fratello, si era presentato un tale, e un impiegato disse a mio fratello che non riuscivano a capire che cosa diceva perchè parlava in tedesco. Dato che mio fratello, durante la "prigionia", aveva imparato il tedesco piuttosto bene, ogni volta che arrivavano dei clienti turisti che venivano dalla Germania, lui facave anche da interprete. Quella volta, quando mio fratello lesse il nome di quel tale lo fissò intensamente e lo riconobbe: era proprio il suo ex carceriere austriaco! I due si sono fissati per un attimo, poi si sono abbracciati come due vecchi amici.
So che mio fratello ha poi mantenuto i contatti epistolari con quel tale, fin quando non giunsero più lettere: seppe poi che molto probabilmente era morto. Sembra strano a dirsi, ma mio fratello si mise a piangere: quell'uomo, austriaco che odiava il nazismo, durante la guerra non era stato un carceriere, ma un amico!


(Nota: purtroppo non sono riuscito a trovare nemmeno una copia di quel mio piccolo "Giornaletto"; se per caso riuscissi a trovarne almeno uno, lo inserirò qui in seguito)


(35 - segue)

Postato da: Perogatt a gennaio 08, 2006 22:28 | link | commenti (10)

domenica, 01 gennaio 2006
AUGURI MOSTRUOSI!

Beh, finalmente è arrivato il 2006 e dovrei fare qui i miei Auguri, ma... non mi va di fare i soliti Auguri, con l'aiuto di "SLURP", voglio farvi gli

AUGURI MOSTRUOSI PER UN BUON 2006!



 

 

 

 
Firmato:

Perogatt
(e Slurp!...)



EHI!
la nuova puntata (35) dell'ANEDDOTERIA PEROFUMETTOSA è in arrivo...

Postato da: Perogatt a gennaio 01, 2006 23:16 | link | commenti (11)