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Peroni Capo Comparsa?...
Era
verso la fine della seconda guerra mondiale, io mi trovavo nelle Marche
e le truppe americane avevano occupato le città e stavano avanzando
verso il nord. Era un periodo piuttosto strano, particolare: da una
parte c'era l'euforia per la "provvisoria" calma dalla guerra, dall'altra c'era la paura di non sapere che cosa sarebbe successo nel prossimo futuro.
I
soldati americani (tranne - per fortuna - rare eccezioni) si
comportavano molto bene ed erano molto gentili con noi. Io stavo
cercando di imparare il più velocemente possibile la lingua inglese per
poter comunicare con loro, tanto che poi a volte mi chiamavano per fare
da "interprete". A dire la verità, io conoscevo piuttosto male
l'inglese, ma almeno riuscivo a farmi capire... Comunque avevo
conosciuto alcuni soldati che erano delle persone molto affabili. Uno di questi, Steve,
avendo saputo che mi piaceva molto disegnare e che mi interessavo molto
di fumetti, mi faceva avere una specie di giornale a fumetti (a colori)
in formato ridottissimo: mi disse che era una versione ridotta,
stampata appositamente per i militari all'estero, dai maggiori
quotidiani americani che alla domenica erano soliti mettere anche un
giornale a fumetti, nello stesso formato del quotidiano. Come formato
all'incirca era poco più grande di un quaderno.
Così ebbi modo di conoscere, per la prima volta, dei personaggi che negli Stati Uniti erano conosciutissimi, ma in Italia era la prima volta che si vedevano. Così scoprii Li'l Abner (un disegno umoristico particolare, veramente affascinante ed originale), Terry (disegnato veramente bene!) e molti altri personaggi che poi, in futuro furono conosciuti anche in Italia, alcuni per merito della rivista "Linus".
Così riuscii a leggere molte storie (in inglese) di questi per me "nuovi" personaggi.
Gli
americani erano anche amanti della nostra musica ed organizzarono degli
spettacoli lirici dove partecipavano tutti i soldati americani; alcune
persone del posto a volte riuscivano ad "intrufolarsi", come del resto feci anch'io. Dato che mio padre e mia madre erano tutti e due appassionati di musica lirica, mi avevano "contagiato", così riuscii ad assistere a diverse opere realizzate dalla prestigiosa "Compagnia Rossini"..
Ma
non mi bastava, cercai di intrufolarmi anche tra le quinte per
conoscere di persona molti cantanti famosi, come ad esempio il soprano
(allora famosissimo) Lina Pagliughi. Mi piaceva riuscire a capire quale fosse il mondo della lirica visto dal di dentro.
Una volta mi avvicinò il regista e mi chiese se avessi mai recitato; alla mia risposta affermativa, mi nominò subito "Capo Comparsa della Compagnia Rossini".
Io accettai con entusiasmo: così potevo recitare (anche se non cantavo:
le comparse recitano soltanto) nelle opere liriche, e poi mi pagavano
anche molto bene: mi affidavano di volta in volta una cifra che io
dovevo gestire per poi pagare anche le varie persone che avrei dovuto
chiamare per fare da comparse per ogni rappresentazione. Il mio compito
consisteva innanzitutto nel riuscire a rintracciare (in brevissimo
tempo) le persone adatte a varie parti a seconda dell'opera che si
rappresentava. Prima
mi accordavo con il regista ed io praticamente ero il regista delle
comparse, cioè dovevo spiegare loro esattamente che cosa dovevano fare
ed in quali momenti entrare sul palcoscenico; inoltre controllare che i
costumi indossati fossero quelli giusti (in alcuni casi, se i costumi a
disposizione non erano esattamente della misura esatta delle comparse
che li indossavano, intervenivano velocemente le sarte che "adattavano"
in qualche modo i costumi, almeno per il tempo necessario. Ovviamente
nelle opere recitavo sempre anch'io: beh, almeno un po' di divertimento
ci voleva, no?... Praticamente ho partecipato (ovviamente non cantando
ma recitando e seguitando a fare il Capo Comparsa) a molte opere
liriche, come ad esempio Il Barbiere di Siviglia (dove
io facevo il notaio, una parte piuttosto importante perché dovevo
riuscire anche a far ridere almeno un po' dato che quella è un'opera buffa), il Rigoletto
(almeno mi sembra di ricordare che l'opera sia questa) dove, assieme ad
un amico dovevamo attraversare la scena - di notte - raggiungere un
muretto ed aprire un cancelletto, entrare e prendere la protagonista
(che era la cantante Lina Pagliughi: a quell'epoca molto famosa, ma era piuttosto grassottella...), "rapirla"
e trasportarla dalla parte opposta fino ad uscire di scena il tutto -
ovviamente - restando muti; però io prima mi ero messo d'accordo con il
regista che, essendo la cantante molto pesante, occorreva sostituirla -
per quella scena - con una un po' più magra, ma... non so che cosa è
successo, la "sostituta" non era arrivata ed io ed il mio amico,
quando siamo arrivati nel punto stabilito, abbiamo dovuto prendere la
cantante (quella grassa) uno per le braccia e l'altro per i piedi e "tentare"
di portarla fuori, ma... dato che pesava molto, ad un tratto non ce la
facevamo più e lo dicemmo a bassa voce; la cantante si raccomandava con
noi di farcela assolutamente sia perché lei rischiava di cadere e sia
perché avremmo rovinato la scena. Insomma, con moltissima fatica, alla
fine ce l'abbiamo fatta, ma eravamo stravolti...
In altre opere, come ad esempio La Cavalleria Rusticana,
dovetti fare molta fatica perché gli americani avevano cambiato
all'improvviso la programmazione ed avevano voluto proprio quell'opera
dove occorreva molta gente per fare da "comparsa", solo che... lo
spettacolo si svolgeva di domenica ed io ho dovuto faticare moltissimo
per rintracciare tutte quelle persone, all'ultimo minuto e promettendo
una cifra superiore a quella abituale; insomma, riuscii nell'impresa,
ma... quella volta io non ci guadagnai niente e fui completamente
trafelato per le corse che avevo dovuto fare... Nell'opera Madama Butterfly
(dove io facevo il cuoco ed un mio amico il servitore, ovviamente tutti
e due truccati da giapponesi...), ebbi anche una disavventura: proprio
nel mezzo dell'esecuzione dell'opera, improvvisamente andò via la luce e
ci ritrovammo (tutti quelli che eravamo sul palco) a non sapere che
cosa fare; il regista ci raccomandava di rimanere immobili esattamente
dove ci trovavamo, nel frattempo qualcuno aveva avvertito (in inglese)
che speravano che la corrente elettrica sarebbe tornata presto e di
rimanere ai propri posti. Nel frattempo qualcuno correva alla centrale
elettrica per capire che cosa fosse successo. Ma la cosa si stava
prolungando e noi eravamo stanchi e cominciavamo a lamentarci un po'
tutti, ma da dietro le quinte giungeva sempre l'ordine di rimanere
immobili. Ad un tratto finalmente tornò la luce e si sentì una grossa
risata da parte del pubblico. Scoprii che il mio amico, nel frattempo,
si era sdraiato sul palcoscenico e... si era addormentato! Dopo averlo
svegliato bruscamente, l'opera poté proseguire. Però quel mio amico non
lo chiamai più per fare la comparsa...
Qualche
tempo dopo ci fu un avvicendamento: gli americani dovevano trasferirsi
in un'altra cottà ed essere sostituiti dai soldati inglesi.
I
soldati americani, con i quali avevo fatto amicizia, non erano molto
contenti di quel trasferimento perchè dicevano che lì con noi si
trovavano bene, ma dovevano obbedire. Il mio amico Steve, prima di partire mi regalò tutta la sua raccolta di giornali a "fumetti in miniatura", cioè quelli dei quali ho parlato all'inizio.
(NOTA:
purtroppo io avevo lasciato tutti quei giornali in cantina dai miei
genitori che abitavano in riva ad un fiume, ma qualche tempo dopo arrivò
un'alluvione che distrusse tutto, compresi quei giornali, per me così
preziosi! Da adulto ho cercato di rifarmi acquistando - in un'edicola
specializzata di Roma - i quotidiani domenicali contenenti l'inserto a
fumetti. Erano tutti belli, ma non avevano quel "sapore" di quelli in
formato piccolo: quelli per me avevano molti ricordi che questi
ovviamente non potevano avere...)
Così
arrivarono gli inglesi che, saputo dell'esistenza degli spettacoli di
opere liriche, decisero che tutto doveva continuare come prima. Ma...
ben presto ho scoperto che il carattere degli inglesi era molto diverso
da quello degli americani...
Gli inglesi erano molto più esigenti e poi non amavano scherzare, come facevamo spesso con i soldati americani.
Inoltre...
mentre con gli americani ci si riusciva a capire con la lingua, gli
inglesi "si rifiutavano" di capire che cosa dicevamo... Ovviamente il
nostro "inglese" non era perfetto, ma loro non facevano nemmeno un
minimo sforzo per capirci.
Insomma, c'era sempre un'aria di
freddezza che, in teatro, si avvertiva anche dietro le quinte; i
cantanti non si trovavano a loro agio.
Non ho nulla contro gli
inglesi, però devo dire che gli americani avevano un carattere migliore
di quello degli inglesi (almeno per noi), di conseguenza dopo un po' di
tempo, visto che gli inglesi erano sempre scontenti ed avevano da
criticare su tutto, io preferii lasciare il lavoro di Capo
Comparsa ed anche i miei amici non vollero più fare le "comparse" ed
ognuno se ne andò per conto suo.
So solo che pochissimo tempo dopo
smisero di far fare quelle rappresentazioni di opere liriche, anche
perché i titoli delle opere che loro pretendevano non erano nel
repertorio della Compagnia Rossini. Quindi tutto finì lì.
A questo punto penso sia utile mettere qualche piccola nota su Rossini.
Gioacchino
Rossini nasce a Pesaro, nello Stato Pontificio, il 29 Febbraio del 1792
da padre (Giuseppe Antonio Rossini) musicista e madre (Anna Guidarini)
modista ma con buone doti canore. Il Giovane Rossini iniziò sin da
bambino a dedicarsi alla musica ricevendo lezioni di canto, spinetta e
corno (dal padre), prediligendo le composizioni di Mozart e Haydin tanto
da essere soprannominato "Tedeschino". Iniziò anche a comporre alcune
musiche sacre e già a 13 anni ottenne il primo premio al liceo con la
cantata "Pianto d'Armonia per la morte di Orfeo". Nel 1806 la compagnia
di Bologna Mombelli commissionò al quattordicenne Rossini l'opera
"Demetrio e Polibio" che non venne però mai rappresentata fino al 1812.
Il suo esordio lo ebbe a Venezia, a soli 18 anni, quando venne
rappresentata al Teatro S. Moisè "La cambiale di Matrimonio" con un
discreto successo. Nei due anni successivi l'attività compositiva di
Rossini fu intensissima e scrisse ben sette opere con risultati alterni
sino a debuttare il 26 Settembre del 1812 alla Scala di Milano con "La
Pietra del Paragone" che meritò ben 53 repliche.
Si sa che Gioacchino Rossini era anche un tipo molto allegro ed amava
anche fare degli scherzi agli amici; anche per questo le sue opere
migliori furono quelle di carattere allegro.
(30 - segue)
Guarda chi si rivede!
Intorno
all'inizio degli anni '50, d'estate andavo a dirigere (in compagnia di
altri miei tre o quattro amici) una Colonia montana e per qualche anno
fui a Monte Petrano (che i ragazzi avevano subito chiamato "Monte Panettone"
per la sua forma che sembrava un po' una specie di
panettone...), nei pressi della citta' di Cagli, nelle Marche.
Monte Petrano era abbastanza vicino
al Massiccio del Monte Nerone e il Gruppo del Monte Catria. (Per un
anno la colonia montana era a Rocca Sinibalda: vedi la puntata 21 di
questa ANEDDOTERIA PEROFUMETTOSA).
La
colonia di Monte Petrano era situata proprio in cima, su
un pianoro di questo monte (altezza circa 1000 metri) in una
grande costruzione che era stata adibita a colonia, ma non ricordo a
cosa era servita prima.
Ogni
anno arrivavano moltissimi ragazzi - tutti molto vispi - e non era
molto facile riuscire a tenerli a bada. Allora avevamo pensato di
tenerli occupati in vari modi: intanto molta attività fisica,
quindi molte passeggiate, poi molti giochi, canti (specialmente alla
sera, davanti ad un grande fuoco.
Inoltre io avevo creato una specie di giornale quotidiano che avevo chiamato "GIORNALETTO" e mi facevo aiutare da un gruppo di ragazzi
che avevano vari compiti: inviati speciali, previsioni del tempo,
pettegolezzi, programmi per la giornata e per quelle successive,
interviste... Insomma, una vera e propria redazione, anche se chiunque
poteva collaborare.
Questo
giornale era fatto su un grande cartoncino che poi veniva appeso
ad una parete e, ovviamente, cambiato ogni giorno. Alcuni articoli e
disegni erano preparati dai ragazzi ma la maggior parte del testo
scritto a mano ed i disegni erano compito mio...
Quel GIORNALETTO
era molto letto dai ragazzi perchè era anche una specie di diario
quotidiano dove si raccontavano anche alcune cose buffe successe durante
la giornata precedente, spesso con le caricature dei protagonisti...
Mi
ricordo che un ragazzo in particolare era sempre lì che mi stava a
guardare appassionatissimo dei miei disegni. Io pensavo che gli piacesse
disegnare e che voleva imparare e magari un giorno avrebbe potuto anche
diventare un bravo fumettista, ma poi un giorno si prese coraggio e mi chiese: "Ma tu sei... Perogatt?"
Alla mia risposta affermativa, lui si illuminò in volto: era un mio fan
ed aveva letto tutti i miei fumetti, quindi aveva riconociuto la mia
maniera di disegnare. Si chiamava Sandro ed abitava a Città di Castello, in Umbria. Spesso mi dava una mano anche a preparare il GIORNALETTO, ma soprattutto era molto curioso e mi riempiva di domande sul mondo dei fumetti.
Un altro ragazzo che avevo conosciuto a Monte Petrano era un certo "Baldino" (a quel tempo, in colonia, era anche mio "assistente - collaboratore");
dopo tanti anni mi ha scritto una e-mail proprio pochi giorni fa
inviandomi anche la copia di un mio disegno che gli avevo regalato a suo
tempo e che io, ovviamente, non ricordavo nemmeno più...
Ho anche saputo da Baldino che ora, al contrario di Sandro, lui disegna fumetti!
Mi ha anche inviato un paio di copertine di libri illustrati da lui.
Ovviamente la cosa mi ha fatto molto piacere; magari, ho pensato, osservandomi disegnare, avrà imparato qualcosa?...
Ma ho saputo anche un'altra cosa interessante: sia Sandro che Baldino abitano tutti e due a Città di Castello e non si incontravano molto spesso, ora, anche grazie a questa puntata del "PeroBlog", i due si incontrano molto piu' spesso.
Beh, vuol dire che il PeroBlog e' servito anche a questo: far riavvicinare due amici, anzi tre... compreso me!
Un
giorno, con tutti i ragazzi della colonia, facemmo una passeggiata un
po' più lunga delle altre: quando avevamo programmato quella passeggiata
avevamo sbagliato i calcoli sul chilometraggio... ed i ragazzi erano
stanchi, stanchissimi. Noi pure... Arrivammo di sera, mangiammo e,
contrariamente al solito che ci riunivamo davanti al fuoco a cantare,
quella sera andammo tutti a dormire presto.
Il giorno dopo io avrei dovuto preparare il GIORNALETTO,
ma ero troppo stanco, ed i ragazzi pure: la maggior parte non si era
ancorano svegliati. Allora presi il cartoncino per preparare ugualmente
un numero un po' speciale... del Giornaletto di quel giorno e scrissi un
po' in piccolo: dopo la lunga passeggiata di ieri, siamo tutti stanchi
ed invece di fare il solito GIORNALETTO, oggi esce un (poi, molto più in grande) "GIORN A LETTO..." - cioè: passiamo tutto il giorno a letto per riprenderci dalla fatica. Domani tornerà il solito Giornaletto...
Un giorno feci un ritratto a Sandro e gli scrissi sotto una dedica e lui mi ringraziò molto.
Dopo la colonia, a volte Sandro veniva a trovarmi a casa a Roma. Una volta gli feci un bel regalo: lo portai a fargli conoscere Jacovitti e Landolfi, dato che abitavano poco lontano da casa mia. Sandro fu felicissimo di aver conosciuto i suoi disegnatori preferiti!
Non immaginavo che Sandro
avesse gradito così tanto il ritratto che gli avevo fatto nel 1952,
perchè un giorno - pochi anni fa, quando io, dopo Roma ed aver abitato
per diversi anni a Milano, mi ero poi trasferito in provincia di Como,
mi telefonò un "tizio" che si presentò come "Sandro" e mi chiese
se mi ricordavo di lui. Sinceramente in quel momento non riuscivo
proprio a ricordarmene e mi dispiaceva. Sandro allora mi disse che ci
eravamo conosciuti molti anni prima a Monte Petrano e mi ricordò
che allora era un ragazzo e che era anche venuto a trovarmi a casa a
Roma. Mi ritornò subito in mente questo fatto, ma sinceramente non
riuscivo a ricordarmi il suo volto.
Sandro abitava ancora a Città Di Castello e mi chiese se un giorno poteva
venirmi a trovare. Gli risposi ovviamente di sì e pochi giorni dopo si
presentò a casa mia: erano passati molti anni, ma il suo viso mi
ricordava "qualcuno" e lui aprì la sua borsa e ne estrasse
un quadretto dove aveva incorniciato il ritratto che gli avevo fatto
molti anni prima. In quel momento tutto mi tornò perfettamente alla
memoria: praticamente era rimasto "quasi" lo stesso,
osservando il ritratto che gli avevo fatto da ragazzo gli somigliava
moltissimo. Mi disse che ora faceva il medico a Città di Castello. E
pensare che io avevo creduto che sarebbe diventato un fumettista!...
Comunque,
ci mettemmo a parlare e ricordare diversi particolari degli anni
trascorsi alla colonia di Monte Petrano e vidi che lui si ricordava di
tante cose delle quali io invece mi ero dimenticato, mi ricordò dei nomi
che lui aveva in mente come se fosse passata solo qualche ora invece di
tanti anni! Mi disse anche che una volta, da adulto, era andato a
rivedere i posti dove eravamo stati in colonia a Monte Petrano, ma
rimase deluso perchè la costruzione dove eravamo stati alloggiati negli
anni '50, ormai era quasi completamente distrutta... Ma almeno i ricordi
erano rimasti tutti intatti!
Poi ci siamo sentiti anche per telefono: a volte
mi chiama lui, altre volte lo chiamo io. Quando ha saputo che dovevo
essere operato si è subito preoccupato e mi ha dato per telefono molti
consigli "medici" sia prima che dopo l'operazione. Insomma, mi "cura" spesso anche se da lontano. Siamo diventati veramente cari amici!
So che Sandro
non va molto d'accordo con il computer... quindi spero proprio che
stavolta faccia una eccezione e legga quanto ho scritto in questa
puntata del PeroBlog, anche per fargli capire che mi ha fatto veramente molto piacere incontrare di nuovo un amico che pensavo di aver perduto!
(29 - segue)
GRAZIE!
Ieri mi sono svegliato che nevicava e mi sono detto: "Ma che bella giornata!"
Oggi mi sono svegliato che non nevicava e c'era il sole, ma faceva molto freddo e mi sono detto: "Ma che bella giornata!"
Che differenza c'è fra la giornata di ieri e quella di oggi? Beh, oggi c'è anche il fatto che è il mio compleanno...
Non ci sarebbe niente di male se non fosse che ad ogni compleanno ci si rende conto che si ha anche un anno di più :)
Ma
a rendere migliore la giornata ci sono stati i numerosi amici che hanno
pensato a tenermi su di morale inviandomi dei graditissimi auguri di
buon compleanno!
Molti hanno rintracciato la data del mio compleanno dal PeroBlog, altri da qualche mia biografia (messa distrattamente in giro per vari siti...) e si sono affrettati a spedirmi una e-mail con gli auguri. Uno fra tutti, poi (Remo), è stato anche più veloce degli altri e mi ha inviato gli auguri addirittura in anticipo: ieri sera!
Ringrazio tutti gli amici che, con le loro e-mail, hanno contribuito a rendermi la giornata meno "nera".
Quindi dico a tutti: GRAZIE! GRAZIE!! GRAZIE!!!
A presto (non fra un anno... ma fra qualche giorno con un altro post).
Perogatt
C'era una volta SLURP!
Solitamente ogni giornale che si rispetti ha un suo "target", cioè una fascia di età ben precisa di lettori, "Slurp!" invece era una rivista completamente anomala: non aveva un "target"
preciso, cioè i lettori andavanno dai 6 anni fino ai 40 ed oltre!
Questo era risultato da numerose indagini ed anche dalle
numerosissime lettere che ricevevamo.
A proposito di queste
lettere c'era una lettrice che a volte mandava quattro o cinque lettere
tra un numero e l'altro, un vero record, tanto è vero che tra di noi
parlavamo spesso di lei, "Wally" (così si era firmata) ed in seguito scoprimmo che non era una ragazzina, ma una signora con due figli che si era "innamorata" del personaggio "Slurp"!
Ovviamente cercammo di risponderle sempre e, visto che lei aveva messo
il suo indirizzo di casa, molte lettere le inviavamo direttamente a casa
sua e queste lettere erano firmate proprio da Slurp. Una volta
invitammo Wally a telefonare in redazione per riuscire a conoscere
Slurp. Pensavamo che tutto finisse lì, invece un giorno Wally telefonò
ed il direttore che aveva ricevuto quella telefonata si spacciò per
Slurp. Lei quasi sveniva all'idea di poter finalmente parlare con Slurp!
Non si era accorta che quel buffo personaggio non poteva essere al
telefono dato che era solo un "personaggio disegnato", ma lei era
contentissima di poter parlare finalmente con lui! Solo notò che non
immaginava che Slurp avesse una voce così...
I lettori avevano notato una "strana" somiglianza tra il nome del Direttore responsabile ed il mio: lui Carlo Peirano ed io Carlo Peroni. Molti credevano che anche quello fosse uno scherzo "slurposo" e faticammo non poco a tentare di far capire che si trattava di due persone distinte, ma i lettori seguitavano a "far finta" di stare al gioco. Ad un certo punto dovemmo rassegnarci: a volte, per scherzo, io chiamavo il Direttore Carlo Peroni e lui chiamava me Carlo Peirano...
Uno
dei divertimenti maggiori per noi fu quando potemmo mettere (mei primi
numeri di "Slurp!") i fotomontaggi. Era una lavoro piuttosto complicato:
a quell'epoca non esistevano ancora i computer... quindi dovevamo fare
tutto a mano con carta, forbici, pennarelli e colla. Ma riuscimmo a
creare dei racconti veramente incredibili: "JAMES TOND - OPERAZIONE SOTTOTESTE", "L'AEROPORTO PIU' PAZZO DEL MONDO!" (in una foto si vedeva proprio il Direttore Carlo Peirano, di spalle, mentre osserva una specie di radar slurposo... In altre foto c'era il fratello di Peirano ed anche altri suoi parenti, ma noi non lo sapevamo...), "GUARDA CHI SI RIVEDE: L'UOMO INVISIBILE!", "TORNA A CASA ADOLF!"... Le foto ce le aveva consegnate Carlo Peirano:
erano foto sue personali e lui non credeva che noi le avremmo tagliate
ed incollate... Quindi ad un certo punto Peirano ci disse basta: se
volevamo fare dei fotomontaggi, le foto avremmo dovuto procuracele da
noi. Quindi dovemmo abbandonare l'idea, anche se con molto
dispiacere.
In un periodo che in Italia c'erano le elezioni,
il Direttore mi chiese di parlare anche un po' di politica; a me l'idea
non piaceva tanto ma poi pensai di trattare l'argomento della politica,
ma in maniera un po' diversa, cioè "slurposa"...
Allora pensai di fondare - ovviamente per scherzo - il "Partito Slurpista"
invitando i lettori ad iscriversi ed anche a votare per il suo partito.
Ricevemmo molte iscrizioni e non riuscivamo a capire se i lettori
stavano facendo uno scherzo proprio a noi... Moltissimi ci scrissero
dicendo che avevano votato proprio per il "Partito Slurpista"! Così su un numero di Slurp pubblicammo dei "finti risultati" delle elezioni dove risultava che, davanti a tutti gli altri partiti (veri) aveva vinto il Partito Slurpista!. Ovviamente era tutto uno scherzo, ma moltissimi lettori erano convinti che la cosa fosse vera ed ora volevano che Slurp diventasse addirittura Presidente del Consiglio!...
Il fenomeno "Slurp!" durò 14 numeri. Ad un certo punto, purtroppo, la proprietaria dell'Editrice fece chiudere questa rivista perchè non dava una "immagine seria" alla sua Casa Editrice...
(28 b - segue con un altro argomento...)
Noi tutti ci rimanemmo male, ma ci demmo da fare per ritirare fuori i microinserti di "Slurp!" che mettemmo all'interno di Maxi Più" (dove, tra l'altro, era pubblicato anche il fumetto "Mister Magus" con la nipotina "Tippy" - che ultimamente si era vista anche sul Giornalino...).
Anche qui un notevole successo di lettori e di lettere che scrivevano, però moltissimi rimpiangevano il mensile "Slurp!"
di grande formato... Le nostre spiegazioni servivano a poco, era
difficile far capire qual era la situazione. Già, facendo quel microinserto, noi rischiavamo...
Infatti, dopo qualche numero, la proprietaria dell'Editrice si accorse della "slurpata"... e fece chiudere tutto!
Preparammo un numero speciale di chiusura salutando i lettori e promettendo che un giorno Slurp sarebbe tornato.
Però... dopo non fu più possibile trovare un Editore "coraggioso" che si prendesse la briga di farmi fare di nuovo "Slurp!"
Cioè, si fecero avanti diversi piccoli Editori che però non mi davano
molte garanzie di diffusione e di vendita. Uno (non faccio il nome per
riguardo) sembrava proprio quello giusto e mi aveva contattato dicendo
che mi avrebbe fatto fare lui "Slurp!" quasi come quello
precedente, cioè avrebbe dovuto avere il formato leggermente inferiore.
Comunque ci mettemmo d'accordo ed io aspettavo una sua visita nel mio
studio per metterci d'accordo su tutti i particolari. Ma quell'individuo
non arrivò mai... Non riuscii nemmeno a rintracciarlo per telefono e
nemmeno per posta e via e-mail. Alcuni mi hanno detto che aveva cambiato
città. Resta il fatto che non si è più fatto vivo. Avrà avuto i suoi
buoni motivi ma avrebbe potuto almeno dirmi che non se ne faceva più
niente, invece il silenzio più assoluto!
Nel frattempo io mi sono sfogato a creare il sito di Slurp (Nel frattempo io mi sono sfogato a creare il sito di (Nel frattempo io mi sono sfogato a creare il sito di ( www.perogatt.com/slurp!
) che è sempre visitatissimo dai vecchi lettori ma anche da moltissimi
nuovi che non conoscevano Slurp e che collaborano assiduamente al sito
(che è tuttora in continuo aggiornamento e completamento). Moltissimi si
iscrivono ancora allo "Slurp Fans Club" e scrivono moltissime e-mail.
Ovviamente tutti sperano che Slurp esca di nuovo in edicola, io pure: seguito a cercare l'Editore giusto ma giusto davvero... Magari da qualche parte esiste un Editore così, no? :)
Qualche tempo fa ho messo in rete la copertina di un fantomatico Numero 15:
sono arrivate migliaia di e-mail: tutti chiedevano dove si poteva
trovare quel numero, però... io ho dovuto rispondere - con rimpianto -
che quello era solo uno "scherzetto slurposo"... quel numero non esiste, almeno non esiste ancora.
Ma io seguito a sperare di poter slurpare slurposissimamente ancora...
C'era una volta SLURP!
Premetto
che io sono un pessimo storico: ho sempre poca memoria per le date...
di conseguenza se qualcuno volesse soffermarsi su alcune date che indico
in questi aneddoti, sappia che non tutte sono affidabili: diciamo "anno
più, anno meno"... Ok?
Eravamo intorno agli anni '80 ed un giorno mi venne in mente di recarmi presso la direzione del settimanale "Più" (dell'Editoriale Domus).
La
direzione di Più si trovava in una zona della periferia milanese,
presso un gruppo di costruzioni - piuttosto eleganti - dove c'erano le
varie testate dell'Editoriale Domus. In una palazzina c'era anche un piccolo museo dell'automobile.
Mentre stavo cercando la palazzina dove era situata la redazione di Più,
riuscivo a dare anche un'occhiata ad altre redazioni: tutte molto
lussuose ed importanti. Quindi ero un po' emozionato e temevo di non
aver indossato un vestito sufficientemente elegante per quell'incontro.
Alla
fine riuscii a trovare la palazzina giusta: un grande cartello
disegnato e molto colorato indicava che lì si trovava appunto la
redazione di Più.
Cercai una segretaria per comunicare che avevo un appuntamento con il Dott. Carlo Peirano, il Direttore responsabile del settimanale "Più",
ma non trovai nessuna segretaria. Allora, in un corridoio, cercai una
porta per scoprire quale fosse quella che conduceva nell'anticamera del
Direttore; ad un certo punto sentii delle voci provenire da una porta e
pensai di andare a chiedere informazioni lì. Aprii la porta e mi trovai
in mezzo al caos: enormi tavole a colori con gigantografie di copertine
di Più, i vari personaggi disegnati a colori in grande formato, montagne
di tavole messe alla rinfusa un po' dovunque, cestini e scatoloni
stracolmi di gadget...
Ad
un certo punto mi rivolsi ad un tipo piccoletto che se ne stava
sdraiato in terra a raccogliere dei testi evidentemente caduti poco
prima.
Dissi che stavo cercando il Dottor Peirano
perchè avevo un appuntamento con lui. L'ometto si alzò in piedi
(quell'ometto mi arrivava all'incirca al di sotto della mia spalla) e mi
disse che Peirano era lui.
Mi
fece sedere su una poltroncina, dopo averla liberata dai numerosi
giornali e tavole di fumetti e mi disse subito di darci del "tu".
La cosa ovviamente mi fece piacere ma mi trovai anche un po' in
difficoltà poiché la scena sti stava svolgendo in maniera completamente
diversa da come me l'ero immaginata...
Comunque
Peirano riuscì subito a farmi sentire a mio agio ed approfittò per
presentarmi il personale della redazione: una signora (o signorina?
della quale purtroppo non ricordo il nome) che fungeva un po' da
segretaria ed un po' da aiutante ed anche addetta a correggere le bozze,
ma soprattutto a leggere la numerosa corrispondenza dei lettori: faceva
dei mucchi dove metteva le lettere appena lette: venivano divise in
modo che su un mucchio c'erano le lettere contenenti domande, su un
altro quelle con le foto o i disegni dei lettori, su un altro mucchio
(più piccolo) quelle degli aspiranti collaboratori. Poi c'era il
disegnatore: Giancarlo Gatti
(un bravissimo disegnatore che aveva lavorato anche per la Disney) che
era impegnato ad impaginare, disegnare, colorare, incollare... Insomma,
non aveva nemmeno il tempo per parlarmi e si limitò a dirmi solo
"Ciao...".
Carlo
Peirano, vedendo che mi ero portato dietro una cartella, mi chiese se
avevo portato dei disegni da mostrare. Infatti avevo con me delle idee
schizzate per un nuovo personaggio che pensavo di chiamare "Gipsy", una ragazzina amante dei computer. Tener presente che a quell'epoca non era ancora esplosa l'era dei computer:
se ne parlava in qualche articolo, ma non si sapeva quasi nemmeno come
fossero fatti. Beh, io immaginai che questo personaggio, Gipsy, aveva un
padre elettrotecnico (che viveva da solo con la bambina dato che - si
immaginava - la mamma se n'era andata...), per far felice la figlia,
aveva costruito (lavorandoci di notte) un "computer portatile" parlante: si chiamava "Dido". Ricordarsi che in quel periodo i computer portatili erano solo "fantascienza"!
Feci
vedere a Peirano le idee base per una eventuale storia con questo
personaggio e lui mi disse che gli piaceva e mi chiese se avevo già
pronte le tavole; io gli dissi di no: la mia era solo una proposta...
Allora Peirano mi disse di darmi da fare subito perchè voleva la prima
storia della nuova serie di Gipsy
per la settimana dopo. Tentai di fargli capire che ci voleva del tempo
per iniziare una serie, ma lui non mi stava nemmeno a sentire: voleva la
prima storia entro pochi giorni.
Così,
tornato a casa, mi misi immediatamente a terminare gli studi del
personaggio ed anche dei personaggi secondari. Poi (come mia abitudine
da sempre quando studio una nuova serie di fumetti) mi misi anche a
studiare la planimetria della casa di Gipsy ed anche quella della cittadina dove viveva (Collefiorito);
ma non basta: studiai anche dove erano sistemati i vari palazzi
principali: la sua casa, la Scuola, il Municipio, la Farmacia, ecc. E
poi le strade che conducevano ad un vicino laghetto ed anche una strada
che portava ad un altro paese vicino... Insomma, in quel modo avevo le
idee più chiare per poter iniziare la serie e mi misi a lavorare giorno e
notte, fin quando alla data fissata portai le tavole della prima storia
di Gipsy.
Peirano diede appena un'occhiata alla storia e mi chiese di "raccontargliela".
Ma.. avrebbe potuto leggerla... Lui mi disse che così faceva prima. Io
non ero abituato a lavorare in quel modo, ma mi misi a racconragli la
storia mentre gli mostravo le tavole. In poco tempo lui mi disse che
andava tutto bene e mi ordinò subito le altre storie: una ogni
settimana. Ma... non bastava: gli servivano anche alcune copertine,
delle illustrazioni con il personaggio ed anche il disegno per un
poster. Tentai, ma inutilmente, di fargli capire che per fare tutte
quelle cose ci voleva del tempo. Peirano era fatto così: bisognava fare
il lavoro presto e bene! Non ammetteva i "ma" e i "se": le cose andavano
fatte e le date le stabiliva lui ed erano sempre strettissime...
All'inizio
mi trovai piuttosto male, ma poi ci feci l'abitudine: in fondo quei
ritmi serrati mi davano la carica e riuscivo ad essere sempre più
veloce.
Qualche tempo dopo, quando arrivai in redazione per consegnare altre tavole, vidi il numero di Più dove era pubblicata la prima storia di Gipsy.
Io non ne fui molto convinto: avrei voluto curare molto di più quelle
tavole, ma Peirano era soddisfatto: a lui piacevano. C'era solo un
guaio: andavo un po' troppo lento... "Ma..." Tentai appena l'inizio di una frase, ma lui mi interruppe subito: il suo motto rimaneva quello: "presto e bene!"
Così, in breve tempo, mi ritrovai ad avere un certo vantaggio con la consegna delle storie di Gipsy. Non mi sembrava vero potermi riposare un po'. Invece Peirano mi disse di studiare qualche idea supplementare da inserire su Più. Ad ogni numero era legato un gadget (di solito dei giochi strani e curiosi), ma lui voleva che i lettori trovassero all'interno del giornale anche delle "sorprese" supplementari.
Io proposi a Peirano l'idea di mettere in "allegato"
un piccolo albo omaggio. Ma lui mi disse che l'inserto sarebbe costato
troppo, occorreva trovare il modo per fare in modo che quell'inserto se
lo "costruissero" i lettori. Così, come al solito, mi diede pochi giorni di tempo per preparare quell'inserto.
Visto che, una volta tagliato e piegato, ne veniva fuori un piccolo albetto, ebbi l'idea di chiamarlo "microinserto".
A lui piacque questo termine e cominciò subito a pensare al lancio
pubblicitario. Ovviamente bisognava studiare "cosa" mettere in quel "microinserto"...
Pochi giorni prima avevo studiato - per puro divertimento mio - uno strano personaggio che avevo chiamato "provvisoriamente" Slurp,
così schizzai subito questo personaggio: tondo, con cinque capelli in
testa, braccia e gambe strette e lunghe e soprattutto una lingua lunga,
lunghissima. A Peirano piacque molto questo strano personaggio e mi
accompagnò verso la porta: "Allora ti conviene andare a preparare subito quel "microinserto".
E poi... dovevo tener presente che ne serviva uno per ogni numero,
quindi uno ogni settimana! Ovviamente sempre anche con le storie di Gipsy e tutto il resto...
Nel frattempo io avevo anche iniziato una rubrica settimanale chiamata "Il Paciugone" (avevo anche creato appositamente un personaggino chiamato appunto "Il Paciugone") dove c'era un po' di tutto: notiziole, curiosità, barzellette, aneddoti, ecc.
La
preparazione del "microinserto" fu più difficile di quanto immaginassi:
dopo aver preparato una bozza (già piegata e tagliata) dovevo disegnare
le varie pagine su fogli separati per poi fotocopiarli ed incollarli in
uno schema che avevo preparato appositamente, in modo che, una volta
piegate e tagliate, le pagine del "microinserto"
fossero esattamente successive. Purtroppo, come già detto, a
quell'epoca non c'erano ancora i computer, altrimenti tutto quel lavoro
sarebbe stato molto semplificato. E non potevo neanche usare il computer
portatile di Gipsy :-)
Comunque,
così strapieno di lavoro, non avevo più un minuto di tempo libero.
Dimenticavo di dire che - ovviamente - io non facevo solo il lavoro per
Più, ma avevo anche tutto il lavoro per "Il Giornalino"...
Il microinserto "SLURP!"
ebbe un enorme successo: i lettori scrivevano numerosissimi che non
bastava loro "solo" quel microinserto, volevano ancora più Slurp!...
A
Peirano allora venne in mente un'idea... Un giorno mi telefonò e mi
disse che doveva parlarmi d'urgenza e mi disse che sarebbe venuto a
trovarmi in studio subito. Aveva già anticipato che quell'incontro ci
avrebbe tenuti occupati per quasi tutta la giornata, quindi mia moglie
si diede subito da fare per preparare un pranzo speciale ed aveva
apparecchiato, con una tovaglia bella, in sala da pranzo; ma Peirano
rifiutò; disse che a lui mangiare in sala da pranzo faceva passare
l'appetito: preferiva mangiare in cucina! Così, dato che la nostra
cucina è piuttosto ampia, il pranzo si svolse lì e completamente senza
"cerimonie": lui amava il clima "casereccio" e di conseguenza il tutto
con molta semplicità. Mia moglie gli chiese se gradiva qualche fettina
di salame: Peirano, alla parola "salame" si alzò e si mise subito a
tagliarlo lui stesso. Non sapevo che il suo piatto preferito era proprio
il salame!
A
pranzo c'era ovviamente anche mio figlio che è molto alto e Peirano lo
guardò un po' storto: lui non voleva ammetterlo, ma aveva un po' il
complesso dell'altezza... e disse a mio figlio che se un giorno fosse
diventato capo del governo avrebbe emesso una legge per cui a chiunque
fosse più alto di lui avrebbe fatto tagliare le gambe fino a ridurlo
alla sua altezza! Ovviamente scherzava, ma... si vedeva nel suo sguardo
che in fondo era una cosa che lui sognava veramente...
Terminato il pranzo mi disse che aveva pensato di fare un nuovo mensile (di grande formato) tutto basato su "SLURP!", più o meno come avevo realizzato il miscorinserto,
ma con qualche rubrica in più. Non mi chiese nemmeno se ero d'accordo:
fissò subito le date di consegna e poi dovevo iniziare subito a pensare
anche alla pubblicità da mettere sulle varie riviste dell'Editoriale
Domus.
Occorre dire che l'Editoriale Domus era diretta da una signora che era orgoliosa delle sue riviste principali come ad esempio "Quattroruote", "Domus" ed altre sull'arredamento, il volo, la nautica, ecc. Insomma fece capire che l'idea di questo nuovo mensile chiamato "Slurp!" non la convinceva molto. Lei voleva delle cose "eleganti" di classe... e temeva che "Slurp!" non fosse all'altezza delle altre testate. Peirano la tranquillizzò: avremmo fatto una rivista molto elegante!...
Invece... Peirano mi diede la massima libertà nel "folleggiare" e realizzare una rivista completamente pazza.
Comunque fare una rivista come quella di Slurp non era una cosa molto facile... In quel periodo avevo aperto la ditta CPPC e nel mio studio, per aiutarmi a realizzare le "follie" di Slurp, c'erano di solito quattro persone: un ragazzo, Orby (oggi e' anche il vignettista ufficiale del quotidiano "La Provincia" di Como) che era un tuttofare: idee, collaborazione ai testi, disegni a matita, folleggiatore; poi c'erano tre ragazze (Diana, Monica, Patrizia):
una curava la grafica, un'altra la colorazione ed una che aiutava un
po' tutti . Una di queste, Patrizia, una volta fece un viaggio
turistico in Russia e decise di spedire una cartolina al
mio studio da Mosca, ma sbaglio' a scrivere l'indirizzo: invece di
studio CPPC scrisse CCCP. A quell'epoca c'era ancora l'Unione Sovietica e la sigla CCCP era appunto quella dell'Unione Sovietica, quindi il KGB... censuro' quella cartolina: evidentemente pensarono che SLURP fosse una spia di "Slurponia" :)
C'erano, oltre ai fumetti con Slurp, molte rubriche (alcune già sperimentate sul microinserto) e poi i cartoni centrali da ritagliare per realizzare delle idee ancora più pazze, la "Slurpnovela" a puntate (era il periodo che in TV andavano molto di moda le telenovelas) e molte altre... pazzie "slurpose"! Ecco, con Slurp avevo anche inventato una maniera nuova di parlare: "slurposo", "slurpacchiotti", "slurposissimo", ecc.
I
lettori impararono subito quella maniera di parlare e, scrivendo alla
redazione, usavano anche loro quelle parole, anzi ne inventavano anche
altre!
Il
successo fu subito strepitoso, i lettori partecipavano in maniera
incredibile! Occorre sapere che solitamente i giornali, specialmente
quelli per ragazzi, ricevono come media all'incirca una decina di
lettere per ogni numero.
Alla redazione di "Slurp!" (che poi era la stessa di Più...) arrivavano duemila - tremila lettere per ogni numero! Una cosa mai vista in Italia! E
poi io avevo adottato un sistema particolare: tutta la rivista era
realizzata interamente a mano, anche le diciture obbligatorie per
legge... Così potevo sbizzarrirmi inserendo, anche all'ultimo minuto, i
saluti o le rispostine a tutti i lettori utilizzando degli spazi liberi
su alcune vignette e soprattutto nei bordi attorno alle varie pagine. In una di queste avevo risposto anche ad una lettera che aveva inviato un lettore, un... certo Stefano Bonfanti, quello che in un futuro è poi diventato uno dei due Dentiblù (l'altro, o meglio l'altra Dentiblù è Barbara Barbieri) dei quali ho parlato a lungo in una puntata di questo PeroBlog, parlando anche del loro personaggio di successo chiamato "Zannablù", e poi ne ho parlato quando si sono sposati - dopo moltissimi anni di fidanzamento. La risposta era pubbliata in una pagina che si può vedere qui accanto.
Solo ad alcuni lettori rispondevamo per lettera.
Inoltre
ogni mese arrivava una montagna di lettere contenenti le foto dei
lettori che desideravano apparire sul giornale. Così pensai di preparare
delle pagine fatte apposta con dei fotomontaggi con le foto dei lettori
(scelte fra quelle più spiritose), altre foto invece venivano usate per
la raccolta delle figurine dei "Mostrinmostra": anche qui con dei fotomontaggi.
Ma il massimo lo raggiungemmo quando una volta uscì un numero della rivista "Slurp!" dove lo stampatore aveva - per errore - invertito le pellicole dei colori per cui il personaggio Slurp che ha il corpo verde e la lingua rossa, era diventato rosso con la lingua verde!
Quando
ci accorgemmo dell'errore, all'inizio io mi arrabbiai molto, ma subito
dopo ebbi un'idea: disegnai Slurp (con i suoi colori giusti, pregando lo
stampatore di stare molto più attento quella volta) che si rivolgeva ai
lettori con l'aspetto arrabbiato: incolpava il Direttore Carlo Peirano
di aver voluto lui che Slurp cambiasse i suoi colori e diventasse rosso
col la lingua verde. Di conseguenza invitava ai lettori di protestare
con il Direttore perchè loro volevano che Slurp rimanesse con i suoi
colori originali! La cosa piacque a Peirano che mi diede il permesso di
pubblicare questa strana "protesta": in questo modo si era evitato di "chiedere scusa dell'errore",
ma farla diventare come una cosa voluta... Quando uscì quel numero,
subito dopo arrivò una montagna di lettere: i lettori protestavano
energicamente con Carlo Peirano perchè non volevano che lui cambiasse i
colori di Slurp! Ricevette anche delle lettere con minacce da parte dei
lettori arrabbiatissimi: "guai a chi tocca Slurp!" Quella volta il postino dovette fare diversi viaggi per riuscire a portare tutta quella posta. Una cosa mai vista!
Una
piccola annotazione: in giro per le vignette dei fumetti che si
trovavano all'interno di questa pazza rivista, ogni tanto si vedevano in
giro dei biglietti; alcuni erano con i saluti a vari lettori, ma uno in
particolare si notava un po' più degli altri perchè c'era scritto solo
un nome: "MARIO". Erano in molti i lettori che si chiamavano appunto Mario
che scrivevano ringraziando perchè pensavano che quei biglietti si
rivolgessero a loro, invece quello era un nome "gratuito", cioè era
messo lì in terra dovunque solo per un motivo: per riempire degli spazi
vuoti... (un po' quasi come faceva Jacovitti con i suoi salami).
Pensvamo che la cosa finisse lì, invece... non avevamo pensato che negli
uffici dell'Editrice c'era uno chiamato proprio Mario
ed era convintissimo che ce l'avessimo con lui! Tutte le spiegazioni
che gli davamo furono inutili perchè tanto lui ormai era convinto che
quella fosse una maniera per farlo notare. Comunque, dopo qualche
numero, cominciò a divertirsi anche lui e, se per caso in qualche numero
mi ero dimenticato di scrivere almeno un bigliettino con scritto "MARIO",
veniva a chiedere il perchè. Preferimmo lasciargli credere che quei
biglietti erano dedicati a lui... Ah, da notare che in questo PeroBlog (e anche nell'altro mio PeroBlog ospitato da MrWebmaster) ci sono spesso dei commenti di un fedele amico che si firma "Mario(Non quello dei bigliettini!)": è molto evidente che anche lui era stato "vittima" dei numerosi biglietti lasciati in giro per la rivista con sopra scritto appunto "MARIO"...
(28 a - segue)
Caprioli: "quello dei puntini"...
Avevo scoperto Franco Caprioli osservando (di nascosto...) un suo fumetto sul giornale "il Vittorioso" numero 1 (uscito nel 1937) che aveva acquistato mio fratello, di sette anni più grande di me: leggeva abitualmente "L'avventuroso" e "Topolino" e, quando era uscito quel nuovo giornale chiamato "Il Vittorioso", dopo il primo numero acquistò anche tutti i seguenti, tralasciando a volte di acquistare "L'avventuroso" e poi anche "Topolino".
In quel numero io feci diverse scoperte, come ad esempio i fumetti di Sebastiano Craveri (lo ritroveremo in una prossima puntata del "PeroBlog"...)
con i suoi animali antropomorfi: in quel periodo andava di moda
Topolino e Craveri aveva disegnato dei personaggi-animali che però non
avevano nulla a che vedere con quelli Disneyani: era uno stile
di disegno del tutto italiano, anche come ambienti..
In quel primo numero i disegni di Franco Caprioli
erano ancora un po' incerti ma si notava subito che aveva uno stile del
tutto particolare e ne fui subito colpito. Il fumetto che vi era
pubblicato era intitolato "Gino e Piero" ed ovviamente... si svolgeva in mare.
Infatti,
seppi successivamente che Caprioli amava moltissimo il mare in
tutte le sue forme: mare calmo o con onde gigantesche. Io
personalmente ritengo che Caprioli raggiungeva il massimo proprio con le
scene del mare in tempesta.
Ma Caprioli amava anche la giungla
che acquistava un fascino del tutto particolare con i
suoi disegni . Devo dire però che - secondo me
- solitamente erano un po' più belle le scene dove c'era il
paesaggio e spesso un po' meno quelle basate solo con i personaggi.
Comunque era riuscito a creare uno stile tutto suo: aveva adottato
una tecnica particolarmente difficile ma efficace, cioè eseguiva le
ombreggiature dei personaggi, specialmente sui visi, con una serie
incredibile di puntini. Quei puntini erano un po' il "marchio di fabbrica" di Caprioli e spesso, per indicare Caprioli, si sentiva dire "quello dei puntini".
Caprioli
non era un tipo di tante parole e lo si incontrava molto di rado;
non partecipava quasi mai ai nostri incontri, preferiva starsene da
solo.
Ma a volte frequentava Lino Landolfi (un altro noto disegnatore del Vittorioso che era diventato famoso soprattutto per il suo personaggio di maggior successo: "Procopio"
- vedere alcune puntate precedenti dove si parla ampiamente di lui).
Così qualche volta mi era capitato di trovarmi a parlare con Caprioli
quando si incontrava con Landolfi. Solitamente era piuttosto restio a
parlare di sè e soprattutto del suo lavoro, quindi quando vedeva che il
discorso andava a finire magari su un suo fumetto, trovava il modo di
cambiare discorso; non ho mai capito il perchè: non mi sembrava un tipo
timido ed oltre tutto sapevo che amava moltissimo disegnare. Però il suo
viso si illuminava quando il discorso finiva sul mare: descriveva le
ore che amava trascorrere ad osservare il mare. Si capiva che lo amava
proprio molto. Ed osservando le molteplici scene di ambiente marino, si capiva che il mare disegnato da Caprioli era "vivo",
nulla era dovuto al caso, le onde erano lì come se si potessero
toccare; insomma, i suoi disegni marini rendevano molto di più le
atmosfere marine molto di più di tante belle foto!
Qualcuno mi aveva
detto anche che abitava su una vecchia barca ormeggiata su un fiume
laziale, ma non ho mai potuto controllare se la notizia fosse vera,
comunque mi piace pensare che sia così: cosa c'è di meglio che disegnare
osservando l'acqua che scorre?
Caprioli era nato a Mompeo (in
provincia di Rieti) il 5 aprile 1912 ed era discendente di un'antica
famiglia patrizia romana. A volte ce ne parlava, ma non si vantava
molto: si capiva però che ne andava fiero.
Quando
una sera io e Landolfi gli chiedemmo come gli era venuta l'idea di
mettere tutti quei puntini per fare le sfumature, ci rispose che in
effetti, tempo addietro aveva frequentato un corso di pittura dove aveva
preso confidenza con varie "scuole di pensiero" come il "divisionismo" e il "puntinismo", cioè dei quadri realizzati esclusivamente da una serie di puntini colorati. Di
conseguenza, quando iniziò a cimentarsi con i fumetti, pensò che, per
creare degli effetti di ombre sulle persone, poteva utilizzare appunto
una specie di "puntinismo", realizzandolo però con dei soli puntini neri.
Non era soddisfatto degli ultimi lavori che aveva fatto per "il Vittorioso" perchè gli avevano affidato delle sceneggiature che si svolgevano in luoghi che lui "non sentiva" e di conseguenza quelle storie non gli erano riuscite molto bene.
Nel 1964 iniziò a collaborare al "Giornalino" dove potè realizzare (nuovamente e finalmente) delle grandi storie ambientate in mare.
Una
volta che io e Landolfi incontrammo Caprioli, questi era scuro in
volto, diceva che non ce la faceva più a disegnare dei fumetti con testi
secondo lui "scadenti" e di conseguenza stava cercando una
maniera per riuscire a consegnare le tavole con un po' meno fatica. Lo
incontrammo qualche sera dopo e ci disse che aveva trovato la soluzione:
aveva deciso di farla finita con i puntini ed era anche contento di essersene finalmente liberato.
Noi
rimanemmo perplessi: sapevamo che faceva molta fatica con quei puntini,
però era un vero peccato toglierli, ma lui ormai aveva deciso.
Così, qualche tempo dopo portò al "Vittorioso"
la prima storia senza i puntini. Tutti ci affrettammo per andare a
vedere il risultato; praticamente il disegno era quasi lo stesso,
solo che al posto dei puntini aveva fatto un tratteggio molto fitto.Noi
fummo convinti che con quel sistema, lui impiegava più tempo, però lui
diceva che così si sentiva più "libero".
Quando, qualche sera dopo, io e Landolfi incontrammo ancora Caprioli, ci chiese cosa ne pensavamo del suo nuovo stile "senza i puntini" e noi non avemmo il coraggio di dirgli che ci piacevano molto di più i disegni di prima: in fondo per lui quei "puntini" erano diventati una vera schiavitù,
e lo lasciammo credere che aveva fatto bene; comunque resta il fatto
che anche i fumetti che aveva fatto successivamente, anche senza i
famosi "puntini" erano disegnati sempre in maniera magistrale.
(27 - segue)
Sfonda in Giappone la "Linea Peroni"
Erano gli anni '70 ed io collaboravo con il "Corriere dei Piccoli" soprattutto con il personaggio "Gianconiglio" (Testi di Triberti)
che ha avuto un enorme successo di pubblico e di critica. Ma questo
personaggio non era sfuggito agli Editori stranieri oltre che ad alcune
Agenzie straniere, così un giorno si presentò nel mio studio di Milano
un giapponese - piuttosto alto - il cui nome era "Goro". Era un tipo molto simpatico e parlava abbastanza bene l'italiano.
Mio figlio, che allora era molto piccolo, si meravigliò del nome "Goro" e gli chiese come mai avesse quello "strano" nome. Goro spiegò che il suo nome in giapponese significa "quattro" e lui aveva quattro fratelli ed essendo nato per quarto, i genitori gli misero appunto il nome di "quattro": "Goro". Quindi chiacchierammo un po' affabilmente e chiesi a Goro se era possibile scrivere la mia firma "Peroni"
in giapponese e lui si accorse che sul tavolo dello studio avevo anche
dei pennelli giapponesi (me li aveva regalati mia figlia in occasione di
uno dei suoi tanti viaggi di lavoro ed io li avevo messi lì per
bellezza), quindi ne scelse uno piuttosto grosso, mi chiese un foglio di
carta ed una boccetta di inchiostro di china e scrisse per due volte in
maniera diversa. Mi spiegò poi che aveva scritto "Peroni" in due maniere di giapponese, quello "ufficiale" e quello "popolare".
Nota: nei disegni che metto qui ci sono le due versioni, ma
sinceramente non ricordo quale delle due sia quella ufficiale e quale
popolare... Inoltre... non ricordo nemmeno se il verso sia giusto: sarà
così oppure andranno capovolti? Se per caso tra chi legge queste righe
c'è qualcuno che capisce almeno un po' di giapponese e mi spiega
qualcosa in merito, lo ringrazio anticipatamente.
Goro mi disse che
il mio personaggio Gianconiglio era molto conosciuto in Giappone dato
che il Corriere dei Piccoli aveva ceduto ad un Editore giapponese i
diritti di stampa per il Giappone (io avevo firmato un accordo dove
incaricavo l'Editrice del Corriere della Sera a trattare - per per mio
conto - la cessione dei diritti delle storie di Gianconiglio ad editori
stranieri) ed era stampato da vari periodici. Mi disse anche che anche
la mia firma ("C. Peroni") era molto nota.
Uno dei poster con Gianconiglio.
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Uno degli schizzi-base di "Dull".
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Il logo di "Dull" con i "credits".
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Un disegno, cioè... uno "schizzo" di Dull per il diario.
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Un altro disegno (o meglio... schizzo) di Dull per il diario.
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Un blocchetto per scrivere gli indirizzi ed i numeri di telefono.
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Copertina di un quaderno. La frase "WHEN IS A DOG NOT A DOG?" è ripetuta su quasi tutti i prodotti della serie "Dull".
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Il retrocopertina del quaderno. Da notare che il testo in alto spiega praticamente tutto, no? :)
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(Cliccare sulle immagini con il link per poterle visualizzare ingrandite)
Goro poi mi chiese di realizzare appositamente per il Giappone una serie di poster con il personaggio "Gianconiglio",
visto che non ne avevo fatti per il Corriere dei Piccoli ed alcuni suoi
clienti avevano appunto chiesto dei grandi poster. Ci mettemmo subito
d'accordo e qualche tempo dopo io spedii a Goro i disegni a colori
(tempera, inchiostri "Ecoline" ed acrilici) dei poster: delle scene
comiche con i personaggi della serie "Gianconiglio".
Tornato
in Giappone, Goro mi scrisse che al suo cliente erano piaciuti molto e
qualche tempo dopo tornò in Italia e venne a trovarmi di nuovo nel mio
studio. Ma questa volta non era solo, assieme a lui c'era anche un
grosso industriale giapponese che era venuto appositamente perché
desiderava acquistare i diritti di un mio personaggio. Non Gianconiglio
dato che ormai era stato ceduto ad un altra ditta, quindi mi chiese di
mostrargli qualche altro mio personaggio. Subito dopo porsi a questo
industriale delle cartelle contenenti i disegni di miei vari personaggi
(alcuni editi e pubblicati anche all'estero, altri ancora inediti), ma
nessuno di questi gli piaceva. Gli mostrai allora altre cartelle, ma con
lo stesso risultato. A questo punto pensavo che il discorso era
terminato e che il tizio se ne sarebbe tornato senza personaggio. Ma ad
un tratto quel tizio mi indicò una cartella che non gli avevo ancora
mostrato e gli spiegai che in quella cartella tenevo solo degli schizzi,
degli studi, degli scarabocchi. Lui mi chiese di poter vedere anche
quei "disegni" e ad un tratto prese un foglio di carta dove avevo scarabocchiato un cagnolino con una coccinella. Voleva quello! Ma io cercai di spiegargli che quello non era un vero personaggio, ma solo uno "scherzetto"
che avevo fatto mentre ero al telefono con degli amici (spesso, mentre
sono al telefono con degli amici o colleghi, ho l'abitudine di
scarabocchiare su dei fogli di carta A4 che tengo sempre a portata di
mano e quello scarabocchio che il tizio aveva scelto era proprio uno di
quelli!). Non c'è stato nulla da fare, ormai il personaggio scelto era
quello.
Allora,
dato che quel cagnolino non era un vero personaggio, non gi avevo dato
un nome, quindi discutemmo su quale nome poteva avere quel personaggio
ed io prospettai alcune possibilità, fra le quali "Barbera"; il
motivo era che nel disegno/scarabocchio il cagnolino era accanto ad un
fiasco di vino rovesciato ed era uscito del vino in terra.
Si capiva anche che quel cane doveva aver assaggiato un po' di quel vino, quindi pensai al vino "barbera"...
L'industriale mi disse che gli piaceva quel nome e ci accordammo subito
sui particolari. Io avevo messo per scontato che avrei fatto solo il
cagnolino senza la coccinella che avevo scarabocchiato lì per caso, ma
lui si impuntò: o tutti e due o niente! A questo punto "finsi" di aver
capito... Quell'industriale mi disse che aveva in mente di creare in
Giappone la "Linea Peroni" e di conseguenza tutta la campagna
pubblicitaria avrei dovuto interpretarla io. Mi commissionò poi una
serie di disegni con il personaggio scelto che io realizzai in breve
tempo e spedii.
Qualche tempo dopo mi arrivò una lettera del mio
Agente Goro che mi diceva che quei disegni erano stati bocciati perchè
non corrispondevano al "disegno originale" che avevo consegnato, cioè quella specie di "scarabocchio". Insomma, avrei dovuto rifare tutti i disegni ma "schizzati" esattamente come quello schizzo iniziale. Mi scrisse anche che il nome "Barbera" non andava bene perchè temevano che qualcuno potesse associarlo ad Hanna-Barbera, quindi avevano scelto il nome di "Dull".
Mi chiesero il permesso di usare quel nome ed io, non avendo altre idee
e soprattutto non riuscendo ancora a capire i gusti dei giapponesi,
dissi di sì, mi andava bene "Dull". Non riuscivo proprio a capire
il motivo per cui i miei disegni non andavano bene e scrissi a Goro che
forse avevo capito male, ma ricevetti un'altra lettera dove mi
confermava che l'industriale desiderava proprio un tipo di disegno
realizzato in quel modo: "scarabocchiato"!
A questo punto mi rimboccai le maniche e "schizzai" la nuova serie di disegni. Mi sembrava un lavoro "disonesto": come potevo farmi pagare degli "schizzi"? Ma se loro volevano così non avevo scelta; così spedii i nuovi disegni e ricevetti una risposta di approvazione.
Qualche
tempo tornò in Italia Goro con un campionario di quanto era stato
realizzato. C'era praticamente di tutto: dai quaderni alle scarpe, dai
pettini ai fazzoletti (questi senza il personaggio "Dull" ma solo con la
mia firma "C. Peroni" scritta come se fosse una
"decorazione"...), dai sacchi di carta ai blocchetti per appunti...
Insomma, la gamma era vastissima. Ovviamente in ogni pezzo c'erano i
miei disegni con il personaggio "Dull" realizzato in vari colori, alcuni, però, scelti da loro, secondo il gusto giapponese...
Ora
però io dovevo realizzare la campagna pubblicitaria e stavolta Goro era
arrivato in compagnia di un fotografo specializzato. Mi fotografarono
in vari luoghi: in casa, sul terrazzo, in un giardino. Ed in ogni foto
io dovevo far finta di usare qualcuno dei prodotti. Ad esempio, in una
foto dovevo usare i fazzoletti "C. Peroni", in un'altra
usavo i blocchetti per scrivere gli indirizzi (vedi foto), e così via.
Peccato, però, che quello che aveva portato era solo un "campionario" e
mi lasciò solo alcuni pezzi: gli altri mi sarebbero arrivati in seguito
per posta, ma quel pacchetto non mi è mai arrivato (sembra perso dalle
Poste Italiane). Fatto sta che, di tutta quella produzione, ho una
documentazione piuttosto limitata.
Qualche tempo dopo tornò in Italia
Goro con alcune foto nelle quali si vedevano dei grossi palazzi di
Tokyo con dei cartelloni alti molti piani nei quali c'ero io... che
usavo i fazzoletti, ecc. In ciascuna c'erano delle scritte; Goro mi
spiegò che c'era scritto più o meno "Anche Peroni usa i fazzoletti C. Peroni",
e così via. Insomma, mi vergognai a morte: non immaginavo che facessero
una campagna in grande stile come quella! E poi, io ero diventato una
specie di "Fiorucci": molti capi d'abbigliamento e di cartoleria erano "firmati"
proprio da me... Ma, quando gli chiesi di lasciarmi quelle foto, mi
disse che quelle erano copie uniche: me ne avrebbe spedite altre:
nemmeno queste mi sono mai arrivate...
Quando, dopo diversi mesi,
ricevetti il resoconto degli incassi ebbi la spiacevole sorpresa di
riscontrare che, tolte le varie (e numerose) spese d'agenzia,
spedizioni, ecc, per me rimaneva pochissimo... E pensare che avevo già
progettato di andare a Tokyo in un viaggio turistico con i soldi
dell'incasso :(
Così, quando mi arrivò la cifra, chiamai un
gruppo di amici e li invitai a cena, spendendo così, allegramente, tutta
la cifra guadagnata. Forse, tutto sommato, è stato più divertente di un
viaggio a Tokyo...
(26 - segue)