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A cura di Dino Aloi

 

 

Guido Giordano è un artista poliedrico, capace di passare dal segno ineccepibile dell'architetto (quale è) alla scultura, da raffinati grafismi sparpagliati su mattonelle, vetri, gioielli e quadri ad illustrazioni figurative. In questo contesto artistico vanno lette le vignette che ha voluto dedicare al tema del libro, rivisitandolo con arguti calembour e iperbolici paradossi linguistici, coinvolgendo i vocaboli che riguardano il tema/oggetto rappresentato. Abbiamo così le varie parole come libro, volume, lettura, cultura ed altre spaziate mentalmente e talvolta distorte linguisticamente, il tutto ai nobili fini dell'umorismo. Ma l'artista non si è semplicemente voluto soffermare su questo aspetto. Questi suoi disegni nascono anche, oltre che dalla sua innata voglia di giocare sia con le parole che con le immagini, da letture assimilate nel corso della sua vita. Ha così voluto renderci anche tutto ciò che circonda il libro, dalla figura del critico a quella del distributore di libri, dallo scrittore all'editore, creando ancora percorsi intellettuali leggibili a tutti sia pure con stratificazioni differenti. Ma tutto ciò non bastava ancora alla sua indagine. Chi lo conosce di persona si accorge subito di avere di fronte una persona estremamente disponibile ma nello stesso tempo sorniona e precisa, pignola e quasi maniacale alla continua ricerca di nuove forme di espressione che esprimono un suo bisogno interiore di non soffermarsi mai sul già fatto, ma di guardare immediatamente "oltre" con slancio e vigore ogni giorno rinnovati. Lo si percepiva già nelle tavole a fumetti realizzate per la rivista "Alter Alter" negli anni settanta. Lo si ha ancora di più oggi sotto gli occhi scorrendo una parte dei suoi lavori capo-lavori (ogni disegno per lui è un ricominciare da capo), nel senso che si percepisce la ricerca sempre diversa tesa a soddisfare l'occhio sino ad un appagamento completo. Colpisce nelle sue opere la straordinaria freschezza di segno legata ad un'abilità manuale del disegno assolutamente non comuni a tutti. Le sue tavole, perlomeno quelle di questa mostra, non sempre fanno sganasciare, ma spesso colpiscono il lettore per il giro pindarico, talvolta assurdo, a cui è saputo arrivare, così per potercelo mostrare come un segreto svelato, laggiù dove noi non saremmo mai andati a pensare. Sorrisi stupiti, folgorazioni istantanee, barlumi di sapere e sete di cultura sono alccune delle emozioni che ho provato, essendo stato forse tra i primi ad avere il piacere di vedere la nascita di queste tavole. Certi suoi accostamenti rasentano, lambiscono e toccano la genialità e contemporaneamente la follia, manifestazioni dello spirito che lui vuole far emergere per darcele in pasto. L'autore non è quindi un umorista "puro", un vignettista conclamato, un felice "pupazzettaro" come si diceva il secolo scorso. La vignetta per lui è parte di un cammino di origini diverse e con finalità ancora sconosciute; ha saputo però avvicinarsi al mondo dell'umorismo con infinita semplicità fornendo, a mio giudizio, un ottimo allegato alla già ricchissima storia del disegno umoristico. Questo, evidentemente, perchè Guido ama da sempre la vignetta ed i suoi autori e si sente più attratto da loro che non dagli artisti, da quelli che vorrebbero avere la A maiuscola, ma spesso hanno meno verve e voglia di sperimentare dei tanto bistrattati vignettisti, che perlomeno fanno riflettere, sorridere o emozionare, a differenza di certi artisti di cui sopra che lasciano stupiti solo per il tremendo senso di vuoto con il nulla intorno che circonda certe loro opere.

Dino Aloi